A perderci sarebbero proprio gli inglesi a favore dell’uscita. Che però per i bookmaker non ci sarà.  E per noi europei cosa succede?  Lo abbiamo chiesto a quattro esperti

A credere ai bookmaker, nonostante i sondaggi foschi, la Gran Bretagna non lascerà l’Europa. Ma sicuramente in questi ultimi giorni prima del voto sono tanti in Europa a mettere insieme piani per prepararsi ad un’Europa senza la sua isola di riferimento, uno dei suoi partner più influenti ma anche, e fin troppo spesso, il più riottoso a fare squadra. Il bello è che, a stare al consenso unanime degli economisti, a perderci più di chiunque altro per la Brexit sarebbe proprio la Gran Bretagna e, ironia della sorte, soprattutto quei cittadini che più la desiderano.

Lo sottolinea nel suo ultimo studio il Centre for European Reform che parla di “spararsi nei piedi” con riferimento alla Brexit. Sono infatti le regioni costiere e le zone rurali del sudest a essere le più euroscettiche: le stesse regioni che non solo hanno un’economia fortemente dipendente dall’Europa - dall’agricoltura al fossile - ma che hanno anche maggiormente bisogno di immigrati per tutta una serie di lavori faticosi che gli inglesi natii non vogliono più svolgere. Nemmeno chi ha guadagnato molto dall’Europa sembra volere riconoscere la bontà dell’appartenenza alla Ue. Tra il 2007 e il 2013 la Cornovaglia, una delle regioni più romantiche (e povere) del Paese, ha ricevuto 654 milioni di euro in sussidi, e altri 604 dovrebbero arrivare nei prossimi quattro anni. Con quei soldi sono sorte startup tecnologiche e poli di ricerca.
Brexit
Brexit vista da Londra. L'opinione di Ben Page
22/6/2016

È stata messa a punto una connessione internet da far invidia alla Germania. Eppure anche da queste parti, complice una stampa sensazionalistica, permane la convinzione che a trarre vantaggio dall’Europa siano soltanto i miliardari della City, a cui nulla importa delle vicende di chi vive nel resto del Paese. E invece “Little England” potrebbe entrare in una recessione che durerebbe almeno un anno, perdere circa tre punti percentuali di Pil e oltre 80 mila posti di lavoro.
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Se da una parte il resto d’Europa guarda con un misto di sorpresa e astio ad una Gran Bretagna pronta a commettere suicidio pur di allontanarsi dai suoi cugini, dall’altra ascolta con interesse la Francia quando dichiara che la Brexit non sarà gratuita. Fonti diplomatiche francesi hanno fatto sapere che Parigi spingerà affinché l’uscita della Gran Bretagna avvenga rapidamente: che siano eliminati subito tutti i sussidi, riconsiderate le relazioni commerciali settore per settore, che venga negata ai britannici la partecipazione agli organi di supervisione in aree come quella dei servizi finanziari e siano immediatamente introdotte nuove regole immigratorie. «Sarebbe un messaggio pericoloso per tutti gli altri se la Gran Bretagna potesse uscire dall’Unione e mantenere lo stesso accesso al mercato unico, con tutti i vantaggi, senza essere legata dal vincolo della solidarietà», ha riferito una fonte diplomatica al quotidiano europeo “Politico”.
Intervista
Brexit vista da Parigi: Jean-Paul Fitoussi
22/6/2016

Eppure i sostenitori della Brexit indicano il “modello Norvegia” sostenendo che la Gran Bretagna potrebbe prendere quella direzione. Non si rendono conto però del prezzo che Oslo paga ogni anno per avere accesso, da esterna, al mercato unico: non soltanto il contributo al fondo di coesione che serve per diminuire le disparità tra le varie regioni dell’Unione ma anche tutta una serie di contributi per i vari programmi europei. Un totale di 850 milioni l’anno. A occhio e croce - considerando i sussidi che la Gran Bretagna attualmente riceve - quasi lo stesso ammontare pro capite di Londra. Senza però avere un posto al tavolo dove sono prese tutte le decisioni che è tenuta comunque a rispettare.
Intervista
Brexit vista da Berlino: Marcel Fratzscher
22/6/2016

La grande vera incognita resta però cosa succederà a chi rimane. Le grandi e piccole economie europee quanto e come soffriranno per un’eventuale dipartita inglese? E l’Europa come unione di Stati sarà in grado di sopportare questo schiaffo a mano tesa? Saprà avere la giusta reazione?
Intervista
"Con la Brexit risparmiamo miliardi e finalmente torniamo a governarci da soli"
21/6/2016

Lo abbiamo chiesto ad alcuni esperti dei maggiori paesi dell’Unione. Nessuno di loro ha offerto risposte definitive perché gli scenari non sono affatto chiari e le variabili troppe per poter delineare una risposta univoca e verosimile. Ma su un punto sono tutti d’accordo: economicamente l’Europa sopravviverà. Nonostante le difficoltà tedesche. Il nodo vero rimane invece quello politico. Con Londra esclusa dalla stanza dei bottoni verrebbe a mancare un ingrediente importante dell’attuale equilibrio europeo: quello spirito irrimediabilmente democratico e liberista inglese che, in politica (economica e non) controbilancia efficacemente sia le tendenze socialiste francesi che la tentazione autoritaria tedesca quanto l’apatia e il conservatorismo mediterranei. Rendendo più solida l’Unione.