Un commando è entrato in azione ieri sera alle 21 circa nello scalo Ataturk, uno dei più importanti del mondo, con armi e cinture esplosive nell'area delle partenze internazionali. L'ipotesi investigativa più accreditata è che l'attacco sia responsabilità dell'Is, ma non è ancora stato rivendicato

Attacco terroristico all'aeroporto Ataturk di Istanbul alle 22 locali (le 21 ora italiana) di martedì sera. Il bilancio delle vittime è 41 morti e oltre 230 feriti, come è stato riferito nella notte dal primo ministro turco Binali Yildirim che si è recato sul posto.

Secondo le ricostruzioni della dinamica dell'attentato, tre kamikaze si sono fatti esplodere all’ingresso del terminal dei voli internazionali. Per questo tra le vittime dovrebbero esserci anche alcuni stranieri.
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LA DINAMICA
Secondo quanto appreso finora, due poliziotti avrebbero chiesto di identificarsi a due uomini dall'aria sospetta. A quel punto gli attentatori hanno aperto il fuoco sulla folla e uno degli uomini della sicurezza ha iniziato un corpo a corpo con uno dei kamikaze che ha azionato una cintura esplosiva. I terroristi erano armati di kalashnikov ma anche di giubbotti. Le tre deflagrazioni sono avvenute nella zona del controllo documenti e appena dentro la hall del terminal dei voli internazionali.

Molte delle vittime si trovavano vicino alla coda dei taxi, altre nell'area vicina ai controlli di sicurezza. Il premier Yildirim ha immediatamente convocato l’unità di crisi per una riunione d’emergenza. Secondo quanto riferito da fonti di polizia anonime, citate dai media locali, ad entrare in azione sarebbe stato un commando composto da sette persone. Oltre ai tre kamikaze che sono morti nel corso dell'attacco ci sarebbero altri tre terroristi in fuga. Il settimo componente del commando sarebbe stato arrestato. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di una donna. I media turchi hanno diffuso la notizia che i tre kamikaze morti non sarebbero di nazionalità turche.

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NESSUNA RIVENDICAZIONE

Nessuna rivendicazione è ancora arrivata. Gli investigatori sono cauti sulla natura dell’attacco terroristico ma circola l’ipotesi che dietro l’attentato possa esserci l’Is. I media turchi parlano di sospetti della polizia turca. l premier turco, ha puntato l’indice contro l’Is: «Gli indizi puntano sul Daesh», ha detto usando l’acronimo in arabo del gruppo terroristico. Numerose le ambulanze arrivate sul posto.

«Ora lotta comune al terrorismo». Ferma condanna dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che in una nota scritta ha parlato di un attacco terroristico con il chiaro intento di destabilizzare la Turchia, colpendo vite innocenti. Erdogan ha chiesto una «lotta comune: le bombe esplose a Istanbul sarebbero potute esplodere in ogni aeroporto in ogni città del mondo. Spero fortemente che l’attacco all’aeroporto Ataturk sia un punto di svolta contro le organizzazioni terroristiche».

LE PISTE

Emerge con forza la pista investigativa che conduce al jihadismo. Questa si compone di un ulteriore indizio: proprio ieri mattina infatti il procuratore di Ankara aveva chiesto il rinvio a giudizio e la condanna a più di 100 ergastoli per 27 miliziani, accusati di aver pianificato le stragi di Suruc e di Ankara, nelle quali lo scorso 20 luglio e 10 ottobre scorso persero la vita rispettivamente 31 e 103 persone. Tra gli accusati solo dieci si trovano in carcere.

L’altro movente potrebbe avere a che fare con le relazioni di Ankara con Mosca e Israele, entrambe avviate verso la normalizzazione tra domenica e lunedì scorso. La strage ha accelerato il riavvicinamento tra Erdogan e Vladiminir Putin: i due si sono sentiti telefonicamente e hanno programmato di vedersi di persona. Il Cremlino ha, intanto, deciso la rimozione delle sanzioni contro Ankara, a partire da quelle nel settore turistico. Lunedì scorso il capo di Stato turco aveva fatto le proprie scuse per l’abbattimento di un caccia russo al confine con la Siria.

I SOCCORSI

Le prime immagini diffuse dal network Cnn mostrano l’ingente numero di soccorsi in campo e la frenesia e la paura dei viaggiatori che fuggivano all’esterno dello scalo, mentre gli agenti di polizia correvano per entrare all’interno dell’aeroporto e ‘bonificare’ l’area. I testimoni oculari dell’attacco hanno riferito di persone ferite a terra all’interno e all’esterno del terminal colpito. Le autorità turche hanno vietato di mostrare foto della scena dell'attacco terroristico: una misura che in Turchia è di routine in situazioni di emergenza.

Intanto dei 239 feriti, 109 sono stati dimessi. Lo ha riferito in un comunicato la Prefettura di Istanbul, aggiungendo che gli altri 130 ricoverati continuano a ricevere trattamenti medici presso le strutture ospedaliere della città.
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RIAPERTO L'AEROPORTO

Dopo la chiusura notturna l’aeroporto Ataturk, il quinto scalo con maggior traffico in Europa, è stato parzialmente riaperto. Le attività risultano tuttavia fortemente ridotte e si segnalano numerosi ritardi: almeno un terzo dei voli, secondo quanto riportano media locali, risulta al momento cancellato, mentre altre decine sono segnalati con forti ritardi. Subito dopo l’attentato gli ingressi e le uscite erano stati chiusi e molti voli sono stati dirottati su altri aeroporti. Avviata anche la conta dei danni nella parte dello scalo finita sotto attacco, in particolare la zona degli arrivi del terminal internazionale, dove anche alcuni pannelli di copertura appaiono danneggiati.

The attack on Ataturk airport has killed 36 people and injured more than 140 https://t.co/sYajvBrWDr https://t.co/oz8zn7L0yK

I CONNAZIONALI SUL POSTO

A circa 12 ore dall'attacco all'aeroporto non risultano italiani tra le persone colpite, anche se la Farnesina continua a monitorare la situazione. Le autorità italiane in Turchia in queste ore stanno fornendo assistenza alle decine di connazionali bloccate a Istanbul. Ieri sera nella metropoli turca sono giunti gli aerei che erano già in viaggio al momento dell'attacco. Nella città turca sono atterrati, tra l'altro, voli provenienti da Pisa, Milano, Catania e Venezia. Annullato invece il volo Alitalia che sarebbe dovuto partire in serata da Roma Fiumicino.

Decine di passeggeri italiani in transito si trovano in alberghi della città in attesa dei loro voli. Altri hanno deciso di provare a partire dall'altro aeroporto di Istanbul, Sabiha Gokcen, che si trova sulla sponda asiatica della metropoli.
 
BLOCCO DEI SOCIAL

I social network funzionano a singhiozzo. Sia Facebook che Twitter risultano fortemente rallentati per gli utenti turchi, al punto da essere di fatto inaccessibili. Rallentamenti analoghi sul web sono avvenuti più volte anche in passato in occasioni di altre azioni terroristiche. L’obiettivo delle autorità di Ankara, tra l’altro, è quello di limitare la circolazioni di immagini e informazioni sull’attentato.

Facebook ha attivato, come in occasione di altri importanti attacchi terroristici - come Parigi e Bruxelles - la sua pagina il "Facebook Safety Check": chi vive nella metropoli turca o che era di passaggio all'aeroporto ha potuto far sapere ai propri cari che stava bene.

DOLORE E RABBIA SUI GIORNALI TURCHI

Dolore e rabbia campeggiano stamani sulle prime pagine dei giornali turchi. «Condanniamo», è la parola scelta da Hurriyet, e ripresa da diversi quotidiani, accanto a un bilancio ancora provvisorio dell' attentato. «È stato un inferno», scrive Vatan. Un'espressione ripresa anche da Posta, un altro tra i giornali più diffusi. «Traditori», titola invece Milliyet, tra le testate storicche del Paese. «Terrore multinazionale», scrive Yeni Safak, vicino al presidente Erdogan, di cui sottolinea «l'appello a una lotta comune» con i Paesi occidentali contro il terrorismo. Cumhuriyet, tra i principali quotidiani di opposizione, sceglie invece di titolare «Il terminal della morte».
LE CONDOGLIANZE DI RENZI  
«Volevo esprimere un sentimento di vicinanza profondo al governo e al popolo turco per ciò che è appena avvenuto ad Istanbul. Siamo stati raggiunti dalla notizia durante il vertice europeo, eventi di questo tipo a maggior ragione confermano la necessità di una risposta forte e coesa tutti insieme contro la minaccia del terrorismo», così il premier Matteo Renzi ieri sera al termine del vertice Ue sulla Brexit. «Il nostro cuore condivide il dolore del popolo turco per le notizie tragiche che arrivano da Istanbul Contro il terrorismo, ovunque. #Ue» aveva poi scritto dal suo account Twitter.