
La rivoluzione tecnologica ha messo in crisi il nostro ordine civile. Sul piano economico ha creato un mercato globale, crescenti diseguaglianze e nuove esigenze sociali di protezione che non hanno ancora trovato risposta. Sul piano politico c’è un sistema mondiale in cui contano solo gli Stati di dimensione continentale (Usa e Bric): gli Stati nazionali europei sono troppo piccoli. Sul piano culturale siamo in mezzo al guado tra la vecchia cultura nazionale nata nell’800 e una nuova cultura cosmopolita in grado di affrontare le sfide globali del cambiamento climatico, della proliferazione nucleare, del terrorismo, dei flussi migratori. Le democrazie nazionali non sono più veicoli idonei per la civiltà moderna fondata su libertà, eguaglianza e solidarietà.
La crisi del 2008, come quella del 1929, sta favorendo l’ascesa dei fascismi in Europa. Nata negli Usa colpisce principalmente l’Ue che non ha un governo federale, stretta nella contraddizione tra un mercato e una moneta unici e politiche economiche e fiscali nazionali. L’Ue ha il miglior sistema di istruzione di base, la seconda economia, centro di risparmio e spesa militare al mondo. Unita sarebbe una potenza mondiale, divisa è in balia degli eventi: come l’ascesa di Cina e India e il conseguente spostamento del focus strategico americano verso il Pacifico, che ha reso possibile la politica aggressiva della Russia, la destabilizzazione del Medio Oriente e dell’Africa e i flussi di migranti e rifugiati verso l’Europa. Il nazionalismo cavalca le paure frutto del senso di impotenza su questi temi.
Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica, dal Quirinale scrisse: «gli Stati nazionali sono ormai polvere senza sostanza». L’integrazione europea ha ibernato gli Stati nazionali europei, fornendo il quadro per lo sviluppo economico, mentre gli Usa ne garantivano la sicurezza. Ora non più: il cadavere ha iniziato a putrefarsi, distruggendo pezzi essenziali della democrazia liberale con la quale avevamo imprigionato i demoni dell’autoritarismo, della xenofobia, dell’antisemitismo, che ora tornano sotto le spoglie del nazionalismo in salsa populista, apripista del fascismo del XXI secolo. Così abbiamo davanti la scelta razionale di creare a livello europeo gli strumenti di governo necessari alle mutate condizioni, o quella psicologica-identitaria del ritorno al passato, della risposta nazionalista di Orbán, Kaczy?ski, Le Pen, Salvini - e a giorni alterni il M5S che vuole un referendum (incostituzionale) sull’euro senza dire come voterebbe.
Secondo Altiero Spinelli l’alternativa tra federalismo europeo e nazionalismo riguarda la salvezza della civiltà europea moderna e delle sue conquiste più preziose in termini di diritti civili, politici e sociali. Le proposte di nazionalizzare il sistema bancario, di uscire dall’euro o dall’Ue, il rifiuto di un temperato ius soli, o l’indifferenza per i diritti umani di migranti e rifugiati, segnano il ritorno di un nazionalismo anti-europeo. Il fascismo è la forma estrema che riunisce queste istanze, di cui con varie modalità sono portatori diversi attori sociali e politici.
Nel 1918 Einaudi propose la Federazione Europea, così come Briand nel 1929 o Carlo Rosselli nel 1935, che scrisse: «Non esiste per la sinistra europea altra politica estera. Stati Uniti d’Europa, Assemblea Europea. Il resto è flatus vocis. Il resto è la catastrofe». Il resto furono il nazionalismo e la Seconda Guerra Mondiale, in cui gli europei persero l’indipendenza e finirono spartiti tra Usa e Urss. L’Unità Europea, il giornale del Movimento federalista europeo fondato da Spinelli lanciò il primo appello alla Resistenza armata al nazi-fascismo: la Resistenza è nata europeista. Il Manifesto di Ventotene ammoniva: «Se [con il mancato superamento della divisione dell’Europa in Stati nazionali sovrani] la lotta politica restasse domani ristretta nel tradizionale campo nazionale, sarebbe difficile sfuggire alle vecchie aporie».
La federazione ancora non c’è e le vecchie aporie prendono il potere nelle democrazie più fragili e recenti - Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca - e iniziano a demolirle. Il fascismo oggi vive delle contraddizioni di un’Ue che non sa farsi federazione, di una governance che non diventa governo democratico per poter affrontare la questione sociale, la gestione dei flussi migratori, le sfide geopolitiche e della sicurezza.
In questo quadro il Consiglio europeo ha finalmente attivato la Cooperazione strutturata permanente sulla Difesa, che non crea una vera difesa europea, ma è un primo passo concreto in quella direzione. La Commissione Juncker ha fatto proposte per il completamento dell’Unione economica e monetaria che mirano a realizzare il possibile a Trattati invariati (un’analisi più dettagliata è sul sito nel Blog Noi Europei).
La trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo che funga da garanzia di ultima istanza per l’unione bancaria. L’inserimento del Fiscal compact nella legislazione europea, ma temperato dalla flessibilità introdotta dalla Commissione nel 2015. Un bilancio dell’eurozona fatto da vari fondi specifici nel quadro del bilancio dell’Unione. Uno per finanziare le riforme strutturali in ciascun Paese considerate prioritarie dalla Commissione nel quadro del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche. Uno per la stabilizzazione, che in caso di crisi economica assicuri il mantenimento dei livelli di investimento nei Paesi colpiti - quello che è mancato allo scoppio della crisi del 2008, quando gli investimenti in Europa sono crollati, specialmente in Paesi con un alto debito pubblico come l’Italia o la Grecia, impedendo una rapida ripresa - e finanzi alcuni stabilizzatori automatici europei, come ad esempio un sostegno europeo ai disoccupati. Uno per sostenere i processi di convergenza ed adesione all’euro da parte dei Paesi Ue ancora fuori dall’Eurozona. Inoltre, prevede la possibilità di creare dei titoli di debito europei, sebbene non formuli proposte dettagliate al riguardo.
Sono puntelli all’edificio europeo, importanti ma insufficienti. Così la Francia di Macron - che ha combattuto il fascismo di Marine Le Pen - ha proposto di rifondare l’Unione, con una condivisione di sovranità su economia, difesa e migranti. Cioè di trasformare l’eurozona in una federazione: sovrana, unita, democratica, per affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Altrimenti la strada sarà aperta all’opzione fascista. Per la sua storia la Germania non può chiudere gli occhi di fronte a questo pericolo. Schulz e la Spd l’hanno capito e hanno fatto degli Stati uniti d’Europa il punto centrale nei negoziati con la Merkel per il governo tedesco.
L’Italia è il prossimo Paese in bilico. È fragile per il suo debito pubblico, la crisi sociale, la posizione geografica, la poca memoria della sua storia. Forza Italia è ambigua tra il richiamo al Partito Popolare Europeo e l’alleanza con i nazionalisti Salvini e Meloni. Il M5S forse oscilla sull’Europa, ma al Parlamento europeo sta con Farage nel gruppo più anti-europeo. Il centrosinistra si divide, preda di biechi personalismi, senza capire la sfida in corso in Italia, in Europa e nel mondo. Dimentica Rosselli e Spinelli e facilita i nazionalisti: una responsabilità indelebile su questa classe dirigente.