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È solo uno dei contrasti di una regione che l’anno scorso ha superato nei suoi hotel sulle coste del Baltico i 30 milioni di pernottamenti (sorpassando la gettonatissima Baviera). Una regione di boschi, scogliere e tramonti incantati che non a caso ha dato i natali a Caspar David Friedrich, il genio della deutsche Romantik.
È qui, nella Pomerania anteriore, che bisogna entrare per capire la personalità, la carriera e anche il futuro di Angela Merkel. È nel quindicesimo distretto di Stralsund-Rügen e Greifswald infatti che la Kanzlerin ha il suo collegio elettorale. Nel 1990, alle prime politiche dopo la riunificazione delle Germanie l’allora trentaseienne Merkel - nata ad Amburgo, cresciuta nel Brandeburgo e laureata a Lipsia, in Sassonia - vi raccolse il 48,5 per cento delle “erste Stimmen”, il “primo voto” che consente al deputato di entrare direttamente al Bundestag di Berlino. Nel 2013, per la settima volta, il suo distretto ha rieletto con il 56,2 per cento dei voti la deputata Merkel che, dal 2000, è presidente della Cdu e, dal novembre 2005, la sempre più potente Cancelliera federale.
A cosa si deve l’ostinata simpatia di cui la Kanzlerin gode non solo tra i 250 mila elettori del suo collegio, ma in tutto il Vorpommern? E cosa rappresenta questo piccolo, grande Land, che in termini economici fa l’1,3 per cento del Pil nazionale, per la donna più potente del mondo? «Merkel qui è la Cdu e il suo partito è orgoglioso di avere una Kanzlerin come deputata», spiega il politologo Hubertus Buchstein. Convinto che sia «il carattere così posato della Merkel che qui al Nord convince la gente. Insieme alla sua sottile ironia». La Kanzlerin che venne dall’Est è di un’altra pasta rispetto al renano Kohl, il cancelliere dell’unità che aveva promesso «fiorenti pianure» ai 19 milioni dell’ex-Rdt.
La Merkel non si perde in vaghe promesse. «Per questo i più importanti progetti nella regione», spiega il politologo Jochen Müller, «vengono associati al suo nome». Il ponte che collega Stralsund all’isola di Rügen – opera da 200 milioni – fu la Merkel ad inaugurarlo nel 2006.

Così come i due centri di ricerca scientifica: il Friedrich Löffler Institut, aperto nel 2008 sull’isola di Riems con investimenti per 300 milioni, e soprattutto il Max-Planck Institut a Greifswald. «La nostra è una struttura da un miliardo di investimenti», dice il direttore Thomas Klingerma. Anche i cantieri navali risorti a Stralsund dopo il crac dei vecchi impianti dell’ex-Rdt, «come tutto l’indotto del turismo», riassume Bruchstein, «sono merito della mano protettiva della Kanzlerin su una regione che per lei è ormai una “Heimat”», patria elettiva più che collegio elettorale. I milioni di tedeschi che d’estate vengono a sdraiarsi sulle spiagge del Baltico non sono irrilevanti per capire la popolarità della Merkel qui e in tutta la Germania. «Il turista», spiega Müller, «associa ferie e bellezza della Pomerania alla stabilità politica ed economica che da anni la Merkel assicura al Paese».
Stabilità che si riflette tutta nelle proiezioni elettorali. I dati dell’istituto Ifo di Monaco spiegano perché Schulz, il presidente e rivale della Spd, abbia così poche carte contro la Kanzlerin: l’Ifo Klimax-Index, che segnala l’umore delle maggiori imprese tedesche, a luglio è salito al record di 116 punti. «È dal 1990», sintetizza il rapporto Ifo, «che le imprese non giudicavano così positivamente la situazione economica». Anche le esportazioni made in Germany segnano nuovi record e i disoccupati sono scesi a 2,5 milioni. «Per il 2017», conclude il rapporto Ifo, «si prevede una crescita del Pil dell’1,8, e del 2 per cento nel 2018».
Ovvio che nelle cinque regioni dell’Est Merkel approfitti della vigorosa ripresa; specie in Meclemburgo-Pomerania, un Land che sino a qualche anno fa registrava il 20 per cento di disoccupati: ma lo scorso giugno nella regione di Schwerin la disoccupazione era sotto al 9 per cento, il livello più basso dal 1990.
«L’economia qui nel Meclemburgo», ha riassunto soddisfatta la Merkel il 17 luglio al vertice della Confindustria a Stralsund, «va più che bene, e per il 2025 raggiungeremo la piena occupazione». Quel giorno la Kanzlerin ha compiuto 63 anni e non è un caso se, a due mesi dalle elezioni politiche del 24 settembre, abbia voluto festeggiarli nel suo collegio. Anche Stefan Fassbinder, sindaco dei 57 mila cittadini di Greifswald, è soddisfatto. «Siamo una città giovane, con età media di 42 anni e che cresce ogni anno di 300 cittadini», dice lui, che ne ha 50 e da due è il sindaco dei Verdi a Greifswald. La clinica universitaria, con i suoi 4.500 dipendenti, ha creato nella cittadina una filiera di tre cliniche private e aziende farmaceutiche (solo la Cheplafarm dà lavoro a 400 dipendenti ed è un investimento da 350 milioni).
Il milione di profughi che, dal settembre 2015, Merkel ha lasciato entrare in Germania non è più un problema né per Greifswald né per la Kanzlerin. «In città abbiamo 1.100 rifugiati», spiega Fassbinder, «solo per un mese per accoglierli abbiamo usato una palestra e non abbiamo subito attentati d’estrema destra».
Pegida, il movimento xenofobo e anti-Islam, ha portato in piazza a Greifswald solo 200 estremisti: gli studenti che protestavano contro il corteo di destra, ricorda il sindaco, erano più del doppio. Certo, le elezioni regionali sono state un disastro per la Cdu che, nel settembre 2016, è crollata nel Meclemburgo-Vorpommern al 19 per cento, dietro ai radicali di Alternative für Deutschland, volati nella regione oltre il 20 per cento. «Ma le politiche di settembre», prevede il sindaco verde, «saranno le ultime per AfD; mentre Merkel spunterà il quarto mandato, perché incarna il bisogno di sicurezza dei tedeschi».
Nessuno meglio di Egbert Liskow, esperto di finanze della Cdu al parlamento di Schwerin, conosce questo bisogno dei tedeschi, e la simbiosi, la chiama lui, che negli ultimi 27 anni si è creata tra Merkel e la Pomerania. «Siamo una regione conservatrice; il Meclemburgo ha tradizioni socialdemocratiche, ma la Pomerania, con i suoi junker latifondisti, no». Persino nel ’98, quando i tedeschi stanchi dei 16 anni di Kohl, votarono la Spd di Gerhard Schröder, la Pomerania rimase in mano alla Cdu:«siamo la roccaforte della Merkel al Nord», dice Liskow, «come la Baviera lo è della Csu al Sud». Una tradizione conservatrice che in Vorpommern ha a che fare con i 40 anni dell’ex-Rdt: quattro decenni in cui il regime comunista vietò persino il nome Pomerania, sostituendolo con “Ost-Mecklenburg”, Meclemburgo dell’est. Anche per questa repressione ai tempi del Muro, «la Merkel», continua Liskow, «si comporta da deputata regionale, facendo di tutto per portare qui i potenti della Terra». Leggendarie le sue foto con Bush junior sulla piazza di Stralsund. O, sull’isola di Rügen, la passeggiata con Hollande. Famoso poi non solo, nel 2007, il G-8 ad Heiligendamm. Ma anche il summit dei Paesi Baltici che Merkel, nel 2012, volle a tutti i costi nell’Ozeaneum, il grande acquario di Stralsund, altro investimento da 60 milioni che la Kanzlerin ha inaugurato nel 2008 e in cui ha adottato Alexandra, un pinguino di Humboldt.
«È stata la cancelliera a darle il nome, in onore allo scienziato Alexander von Humboldt», rivela Harald Benke, direttore dell’Ozeaneum. Questa del pinguino non è una bazzecola. Johanna Weber, rettrice dell’università di Greifswald, conferma questo tratto della Kanzlerin. Visita l’ateneo due volte l’anno, conferma lei, ed è sempre informatissima sui nostri problemi. È per questo interesse per le scienze che la rettrice non fa misteri sul suo voto del 24 settembre: il primo voto, dice, lo darò alla Merkel. Anche Buchstein confessa che voterà Merkel. «Per tre ragioni», argomenta: «primo perché ha accolto i rifugiati senza concessioni agli xenofobi. Poi perché il programma di Schulz non mi convince. Infine perché ha fatto tanto per questa regione e ora qui l’economia tira».
Il municipio di Stralsund, con la sua meravigliosa facciata gotica del 1360, è uno dei più belli dell’intera Germania. E Stralsund una delle cittadine più effervescenti del Baltico. Almeno oggi. «Per capire quello che Merkel ha significato per noi», spiega Alexander Badrow, sindaco dei 60 mila cittadini, «guardate su YouTube come erano ridotte queste città sino al 1989». A pezzi. Al centro di Greifswald degli edifici restava, al massimo, la facciata. Mentre oggi non solo turismo e servizi, ma anche l’edilizia va che è una bellezza. «La Kanzlerin ci ha dato tanto», riassume lui, «ma anche noi in Pomerania alla Merkel abbiamo dato tanta geborgenheit». È quel sentimento, decisivo per l’anima tedesca, di sentirsi accolti in un luogo in cui metter radici.
Della magia locale sa qualcosa Uwe Schröder, direttore del Museo della Pomerania, a Greifswald. «Questa è la città di Friedrich», spiega, «è in questi porti, chiostri e paesaggi che Friedrich ha creato l’immagine romantica della Germania. La migliore pubblicità, come ho detto più volte alla Merkel, in campagna elettorale». La Kanzlerin, lo sa benissimo: il 31 agosto terrà un comizio a Greifswald; l’8 settembre a Strasburg e Wolgast; e la sera del 23 settembre, prima del fatale voto del 24, a Stralsund. In Pomerania è difficile trovare voci critiche su una Kanzlerin quasi mitologizzata. Una è quella di Stephan Esser, coordinatore regionale dei Verdi a Stralsund: «Per me», dice, «la politica ecologica della Merkel è una catastrofe». Un tema serio, ma che non convince fino in fondo gli elettori tedeschi: nei sondaggi ai Grünen va l’8 per cento delle simpatie. Troppo poche per costruire a settembre, con la Spd di Martin Schulz, un’alternativa allo strapotere della Merkel.