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Mondo
settembre, 2017

Germania, la Merkel vince ma l'equilibrio non sta più nel mezzo

Come largamente previsto, l'indomita e longeva cancelliera tedesca ha conquistato il suo quarto mandato. Ma la grande coalizione moderata ha lasciato ampio margine all'estrema destra dell'AFD

Come largamente previsto Angela Merkel, l'indomita e longeva cancelliera tedesca, ha vinto il suo quarto mandato e rimarrà alla testa della Germania per altri quattro anni. Ma questa volta non ci sarà più una Grande coalizione con il centro sinistra a sostenerla nel governo. LA SPD di Martin Schulz, in calo rispetto a quattro anni fa, è stata costretta a prendere atto che lavorare con il centro destra non ha pagato. Al contrario, lo ha penalizzato. Ha finito per prendere tutte le colpe delle decisioni poco popolari e a non vedersi riconosciuto nessuno dei meriti. E del resto già nel 2009 e nel 2013 non è che avesse ottenuto risultati soddisfacenti.
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La grande coalizione moderata, che negli anni ha tolto aria vitale a qualsiasi altro partito non estremista, sposandone i provvedimenti simbolo, ha lasciato invece ampio margine all'estrema destra dell'AFD (Alternativa per la Germania), partito xenofobo e anti europeista. Questo, a quattro anni dalla nascita, ha fatto il suo ingresso in parlamento con un risultato (il 12,6 per cento) più roseo delle attese, non solo superando in scioltezza l'ostacolo del 5 per cento dei voti per entrare nel Bundestag (la prima volta per un partito di estrema destra dal 1933 con i nazionalsocialisti di Adolf Hitler) ma attestandosi addirittura come il terzo partito tedesco.

Anche se – va ricordato – a differenza di quanto accaduto negli Stati Uniti con Donald Trump o in Gran Bretagna con la Brexit, l'AFD ha sedotto solo una piccola parte della popolazione che ha invece votato in massa per i partiti tradizionali. Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale l'estrema destra tedesca ottiene spazio e fondi nazionali per fare sentire la propria voce, spaventando la Germania e l'Europa intera.
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E lo fa togliendo un milione di voti alla CDU di Merkel e poco meno di mezzo milione ai socialisti. A penalizzarla, come prevedibile, è stata soprattutto la coraggiosa scelta di fare entrare in Germania un milione di profughi. Gli elettori più a destra non l'hanno accettata e hanno scelto di votare per un partito che non solo rifiuta gli immigrati ma che ha cominciato a mettere in discussione la bontà della scelta nazionale di ammettere pubblicamente l'errore del nazismo, non ultimo con l'apertura di musei come quello di Berlino sul genocidio degli ebrei. Ma se non è scontato che questo exploit dell'estrema destra rappresenti il colpo di coda del populismo mondiale - le grandi coalizioni protratte nel tempo finiscono per allontanare gli elettori stufi dell'eterno compromesso - è invece chiaro che il modesto risultato della SPD marca una profonda crisi del partito socialdemocratico tedesco, in linea con la crisi più generale della sinistra nel del mondo occidentale.
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Negli anni post Grande crisi, a forza di allontanarsi dal difendere il modello di stato sociale creato nel secolo passato e insistendo, in nome della crisi economica, con l'allinearsi sulle posizioni economiche tradizionali del centro destra, qui come altrove, la sinistra ha perso rilevanza agli occhi dei suoi elettori tradizionali. Che l'hanno abbandonata o votando a favore dei Verdi e della sinistra pura della Linke o rifugiandosi nell'astensionismo.

«Difficile vedere la differenza tra centro destra e centro sinistra, in Germania i due partiti sono oramai indistinguibili», ha sottolineato a caldo Simon Tilford, vice direttore del Centre for European Reform di Londra: «Come del resto in altri grandi Paesi europei». A proposito d'Europa: nessuno più del presidente francese Emmanuel Macron avrà sofferto nel vedere i risultati delle elezioni tedesche. Il suo grande piano di riforma dell'Unione europea si basa innanzitutto su una profonda e sincera alleanza tra la sua Francia e una Germania libera dall'incubo elezioni, di nuovo saldamente in mano alla Cancelliera.
Alice Weidel, uno dei leader del partito di destra Afd

E invece. Invece se già prima il progetto di un unico budget europeo e di un unico ministro delle Finanze dell'Eurozona appariva un tantino ambizioso per lo stato della politica europea, adesso assume i contorni del sogno. Con buona pace della Francia, dell'Italia e, soprattutto, di Bruxelles. Merkel già nel primo discorso post voto ha spostato chiaramente il suo programma a destra, sottolineando l'importanza di combattere l'immigrazione illegale e annunciando di voler comprendere meglio le ansie e le insoddisfazioni degli elettori che hanno votato AFD per poterli riconquistare. Le sue parole devono essere sembrate musica per le orecchie ai liberali della FDP, il partito di destra che avrebbe voluto essere particolarmente duro con la Grecia durante il default e che ora potrebbe entrare a fare parte del governo insieme ai Verdi.

L'hanno definita la “coalizione giamaicana” (dai colori della bandiera della Giamaica, nero, giallo e verde) questa possibile soluzione politica tedesca: un insolito triumvirato dalle posizioni spesso divergenti la cui viabilità è stata finora testata solo a livello locale. Verdi e liberali hanno posizioni molto diverse in fatto di Europa e di leggi di mercato. Eppure, vista l'esperienza politica consolidata che le è stata ampiamente riconosciuta dall'elettorato, proprio una faticosa ma sapiente gestione di forze opposte potrebbe permettere a “Mutti” Merkel di tenere dritto il timone della Germania e dell'Europa per evitare di fare affondare la nave sotto il peso delle bordate degli estremismi della politica.

Anche se, va detto, per l'Italia e i paesi del Sud Europa significherebbe anche la fine dell'illusione di un possibile cambio di passo delle politiche rigoriste che da anni regolano l'andatura dell'Unione e un duro colpo alla speranza di potere modificare nel breve periodo il trattato di Dublino e le sue datate regole sulla gestione di profughi e immigrati. A meno che, nei suoi ultimi anni di governo, Merkel non azzardi una mossa non pragmatica, per una volta. Abbandoni al sua flemma e l'arte del compromesso e riesca a prendere decisioni storiche non solo e non tanto per la Germania ma - coraggiosamente - per l'intera Europa. Da vera nuova leader dell'Occidente come è ormai da tutti considerata.

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