«Trovate riparo! Nascondetevi! Non è il caso di stare in giro! Dobbiamo proteggere anche i giornalisti» intimano all'unisono militari e poliziotti in assetto antisommossa. Il racconto in diretta di una notte da incubo

Una voce sul tram "E", quello che dal parlamento europeo porta al centro cittadino, annuncia che la direzione è cambiata. Scendete tutti!

Sono poco dopo le otto. Scendiamo senza sapere perché e andiamo alla ricerca di un bicchiere di vin brule verso il centro, verso il mercato di Natale. Fa freddo. Le luci sono incantate: a fiocchi sugli alberi, intermittenti lungo le sponde dell'Ill, un affluente del Reno. Il Natale è sceso su Strasburgo. «Gli altri anni ce n'erano tanti ovunque di mercatini. Luci di ogni forma e colore», mi aveva detto la sera prima un tassista mentre gioivo guardando le bancarelle stracolme e i babbi di natali fatti di luce che pendevano dai tetti delle case: «I mercati di Natale a Strasburgo sono una tradizione centenaria. Ma quest'anno hanno paura di attentati terroristici».

Sono con due colleghi. Attraversiamo il ponte e due uomini col gilet giallo ci intimano di tornare indietro per la nostra sicurezza. Tiriamo fuori il tesserino di giornalisti. Che succede? Hanno sparato in piazza Kleber. È pericoloso.
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Corriamo sulla strada principale, verso la piazza. In giro volti rilassati si alternano a volti attoniti. Alcuni sanno. Altri no. Ragazzi al cellulare. Ragazzi chiusi nelle birrerie con la testa fuori dalle finestre. «Mi scusi, ma c'è stato un attentato?», chiedo ad un cameriere in pausa, la sigaretta tra le labbra, il telefono in mano. «Non so». «Ma si, si», grida un suo collega dalla porta. Le prime chiamate telefoniche: ci sono morti, feriti. Un attentato al mercato di Natale.

Il paesaggio è surreale. Non sono ancora le nove di sera e c'è poca gente in giro.

Non si sentono urla, nessun rumore. Arrivati in piazza un silenzio tombale. La polizia sta sigillando le viuzze circostanti con il nastro giallo. Da lontano, a pochi passi dal gigantesco albero di Natale, si vedono ambulanze, mezzi dei pompieri e una barella con un uomo svestito sdraiato sopra. Accanto due persone che piangono. In un angolo una ragazza piange sommessamente ma scappa via appena ci avviciniamo.
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I poliziotti urlano. Intimano di andare via. Ma poi arrivano passanti ignari, ciclisti sorridenti. Sono allontanati. Nessun resistenza. Ad un tratto un poliziotto tira fuori la pistola, incrocia le mani verso il basso e corre lungo la strada deserta. Sembra una scena tratta da un film poliziesco. Pochi poliziotti e militari ma tutti in assetto da guerra. L'assassino o gli assassini sono ancora a piede libero. Nei vicoli intorno alla piazza i militari spianano i mitra.

«Trovate riparo! Nascondetevi! Non è il caso di stare in giro! Dobbiamo proteggere anche i giornalisti» intimano all'unisono militari e poliziotti in assetto antisommossa.

Qualcuno si nasconde. Alcuni turisti rientrano in albergo. Un poliziotto ci obbliga ad entrare nell'albergo Maison Rouge e poi fa bloccare le porte a vetro. Il presidente del parlamento Antonio Tajani parla di assassini a piede libero nelle chat istituzionali. Di 5 morti. Il silenzio però è assordante. Una città sotto coprifuoco. In piazza rimangono i banchi dei mercatini di Natale, stracolmi di scatole e libri, lasciati di corsa dai venditori in fuga.

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Al telefono dicono che il parlamento è chiuso. Nessuno può uscire. Alcuni parlamentari sono chiusi nei negozi. Salumerie. Formaggerie. Ristoranti. Tutti trasformati in ricoveri di fortuna. Il parlamentare Brando Benifei annuncia su Twitter che un giornalista italiano radiofonico suo amico è tra i feriti lievi ma non ne vuole rivelare il nome.

Intanto le sirene dell'ambulanza sono cessate. In strada adesso non c'è davvero più nessuno. I morti sembrano essere tre. Sette i feriti. Poi le notizie cambiano ancora, forse due. Notizie frammentarie. Non è chiaro. Siamo ancora tutti dentro i rifugi di fortuna.
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Si schiudono le porte scorrevoli dell'hotel per far entrare un uomo. Esco di corsa. “Bonne chance madame”, gridano dietro. Poco dopo rientro a scrivere. Nell'hotel offrono acqua e frutta a chi vi ha trovato riparo. Tutti in attesa che il killer sia preso.

Fuori dall'albergo verso al mezzanotte a piccoli gruppi sparsi le persone rimaste intrappolate in negozi e ristoranti cominciano ad uscire e fare ritorno a piedi verso le proprie abitazioni. La polizia ha chiuso tutti gli accessi al centro storico e i mezzi pubblici sono stati fermati. Nemmeno i taxi sono più in circolazione.

Il ministro degli Interni Christophe Castaner chiarisce che i morti sono tre ma che sei dei dodici feriti sono in una situazione critica. Spiega che il killer 29enne Chekatt Cherif, nativo di Strasburgo, ha aperto il fuoco verso le 20 in tre punti diversi del centro storico, seminando morte e panico. «Tra le 20:20 e le 21:00 ha invece avuto luogo uno scambio di colpi di fuoco tra Cherif e le forze di polizia» ma i killer è riuscito a fuggire. Al momento, nel cuore della notte, in 350 tra uomini e donne lo stanno cercando. Castaner ha sottolineato che Cherif è ricercato sia in Francia che in Germania per rapina e altri reati.

Le scuole rimarranno aperte ma le frontiere francesi chiuse. Sotto stretto controllo saranno i mercatini di Natale di tutto il Paese mentre ogni manifestazione nella giornata di mercoledì vietata per permettere alle forze dell'ordine di concentrarsi sulla cattura del latitante. Strasburgo si accinge a dormire in un clima di incertezza e paura.
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ORE 08:41

Il traffico è stato ripristinato. In strada la gente confabula a gruppetti e poi si dirige sul posto di lavoro. Le scuole però rimarranno chiuse tranne che l'accoglienza per quei bambini che non hanno nessuno con cui stare. Il sindaco Roland Ries in televisione spiega che la caccia all'uomo è ancora in corso. Non si è conclusa. Il mercato di Natale, simbolo di Strasburgo e da ieri macchiato di sangue, resterà chiuso almeno per la giornata odierna. Intanto trapelano notizie che nessun bambino è rimasto ucciso. Che le vittime sono uomini, freddate con un colpo alla testa. La prima a Rue des Orfèvres, accanto al grande albero di natale, poi lungo la banchina dell'Ill e ancora in piazza Gutenberg, dove c'è un grande parcheggio e da ieri notte è stato allestito un centro di consulenza psicologica al trauma.

Ieri notte alle 03:00, subito dopo il termine della conferenza del primo degli interni la città era stata riaperta. Tutti i blocchi tolti, le uniche strade chiuse quelle che hanno visto le vittime. In un clima surreale militari col mitra camminavano nel buio accanto a uomini con il cane al guinzaglio.

Rimane l'ansia stamattina ma anche una forte incertezza. E c'è già chi accusa il governo di avere complottato per distogliere l'attenzione dalla rivolta dei gilet gialli che lo stava mettendo in ginocchio. Adesso la Francia è costretta a trovare unità, ancora una volta, per fare fronte al terrore.

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