L’estrema destra ellenica guarda al modello italiano. E così il partito si definisce “sovranista” e fa campagna contro l’immigrazione
In
Grecia c’è chi fa il tifo per il governo italiano, anzi per il ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Non siamo razzisti e nemmeno fascisti. Siamo nazionalisti e vogliamo come Salvini mettere gli interessi della Grecia al primo posto».
Il trentottenne Ilias Kasidiaris, uno degli esponenti più noti di Lega Popolare, nota come
Alba Dorata, nonché deputato, ci tiene a dichiararsi «un fan di Salvini» e spera di ottenere quanto prima lo stesso successo elettorale. Si tratta per la prima volta di una possibilità concreta: alle prossime elezioni legislative la formazione xenofoba, antisemita, cristiano ortodossa e filo Putin, potrebbe aggiudicarsi il terzo posto arrivando all’8 per cento dei voti nei sondaggi ufficiali.
La percentuale si alza
fino al 10 per cento nelle rilevazioni non ufficiali per il fatto che molte persone quando vengono intervistati in forma anonima non hanno pudore nel rivelare le proprie reale intenzioni. «Diventeremo di sicuro il primo partito nelle isole dell’Egeo dove gli abitanti ci chiedono aiuto da tempo. Sono stufi di tenersi i rifugiati che il resto dell’Europa non vuole accollarsi. Lesbo, per esempio, era un’isola comunista e adesso voterà per noi», alza la voce il deputato con i bicipiti palestrati che spuntano sotto la camicia nera.
I membri di Alba Dorata, da quando il partito è entrato in Parlamento nel 2012, stanno tentando di
rifarsi il look spacciandosi per “semplici” sovranisti di estrema destra e, archiviato il saluto a braccio teso, dichiarano di non avere nulla contro coloro che fuggono in Europa dalle guerre, ma di voler fermare in ogni modo il flusso dei migranti, specialmente islamici. «Mi domando per quale motivo i musulmani non vadano in Arabia Saudita o in altri paesi dove tutti credono in Allah. Noi di Alba Dorata vogliamo dare la priorità ai richiedenti asilo cristiani. E comunque la Grecia non può continuare ad accogliere tutti. Se mai andassimo al potere metteremo in carcere i migranti economici invece di ospitarli negli hotspot come fa Syriza», promette Kasidiaris, aggiungendo che «se ne fregheranno» del diritto internazionale e di ciò che pensa il resto d’Europa.
«Gli unici non ipocriti sono i paesi di Visegrad», prosegue dopo essersi illuminato pronunciando il nome del capofila: il primo ministro ungherese
Orbán. La retorica contro l’immigrazione non è l’unico cavallo di battaglia di Alba Dorata, i cui esponenti di spicco sono finiti in galera, Kasidiaris incluso, 4 anni fa, nell’ambito dell’omicidio del rapper Pavlos Fyssas. Rilasciati in attesa di processo sono tornati in Parlamento dopo le elezioni del 2015. Nonostante penda sulla testa del partito l’ipotesi di una condanna per criminalità organizzata, i suoi sostenitori sono in ascesa, anche a causa dell’imminente implementazione delle nuove misure di austerity.
Un altro motivo che potrebbe spingere ?gli elettori conservatori e nazionalisti a cambiare partito a favore di Alba Dorata è stata la remissività dei “vecchi” politici, al governo e all’opposizione, a proposito del recente accordo stipulato dal primo ministro greco con la controparte della
Fyrom (cioè la Macedonia ex jugoslava)
sul cambiamento del nome di quest’ultima in “Macedonia del nord”. Questa disputa dura da 26 anni: i nazionalisti greci non volevano cedere a Skopje la parola “Macedonia”, rivendicandone la grecità. Il mese scorso i due paesi trovato finalmente l’accordo, che ora dovrà tuttavia passare al vaglio dei Parlamenti di entrambi i paesi.
«Molti greci, non solo quelli che abitano al nord lungo il confine, impediranno
la svendita di Alessandro Magno agli slavi e ci daranno il loro voto. Più ci saranno i deputati di Alba Dorata in Aula, meno sarà possibile che questo accordo venga ratificato. Tsipras ha umiliato la nostra identità per non contrariare la Nato e lo ha fatto tra l’altro ai danni dei russi nonostante il rapporto speciale che lega Atene a Mosca», dice infervorandosi Kasidiaris.
In realtà anche Nea Demokratia si è opposta all’accordo, ma quando era ancora al governo, 4 anni fa, aveva dato il proprio consenso all’ipotesi di un nome composto che includesse il termine “Macedonia”.
Ora il partito ?di centrodestra, guidato da Kyriakos Mitsotakis, lo rifiuta e definisce un tradimento dare ai vicini slavi la patente di “macedoni”. «Nea Demokratia usa l’accordo per cercare di sottrarre voti ?a noi, ma avverrà il contrario quando andremo alle urne. In più avremo anche i voti degli elettori religiosi più ortodossi», chiosa Kasidiaris. Già: anche la Chiesa di Grecia e le organizzazioni cristiane hanno criticato aspramente la decisione di Tsipras. Non è un caso se è appena nato una sorta di “Tea Party” fondato ?da un vecchio membro di Nea Demokratia e da un parlamentare dei Greci Indipendenti di Panos Kammenos. Quest’ultimo, attuale ministro della Difesa, ortodosso di ferro e grande ammiratore di Putin, vuole portare ?i greci al referendum e ha minacciato ?di far cadere il governo qualora ?il Parlamento dovesse approvare l’accordo di Atene con Skopje.
?A quel punto gli elettori più ortodossi ?e nazionalisti probabilmente preferiranno votare per chi ha sventolato fin dalla prima ora, nel 1991, la bandiera dell’integralismo religioso, ossia Alba Dorata.