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Mondo
marzo, 2019

È finita la storia d'amore tra i democratici americani e la Silicon Valley

Elizabeth Warren propone di "fare a pezzi" i big della tecnologia, Sanders e Ocasio-Cortez protestano contro Amazon. Sembra passato un secolo da quando Obama andava a braccetto con Google e company

«Unitevi a me e cambiamo il mondo insieme». Era il 4 novembre del 2007 e con queste parole l’allora senatore di Chicago Barack Obama, due mesi prima dell’inizio delle primarie democratiche, concludeva il suo discorso presso gli uffici di Google in California. Un intervento applauditissimo dai dipendenti e dai vertici del motore di ricerca e seguito da una sessione di domande con l’allora amministratore delegato Eric Schmidt, intervallato da stacchetti comici preparati per l’occasione. La fotografia di un idillio tra il futuro presidente degli Stati Uniti e l’azienda simbolo della Silicon Valley: l’immagine plastica del crescente potere, economico e politico, che le “Big tech” iniziavano ad accumulare.

Dodici anni più tardi una nuova candidata alle primarie dem, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, scrive sul suo blog che è arrivato il momento di «Break Up», fare a pezzi, Google, Amazon, Facebook e Apple, i cosiddetti “Gafa”, i padroni della West Coast e dell’economia digitale. «Le grandi aziende tecnologiche oggi hanno troppo potere: troppo potere sulla nostra economia, sulla nostra società e sulla nostra democrazia», spiega Warren, «hanno bandito la concorrenza, usato le nostre informazioni private per profitto e, nel farlo, hanno danneggiato le piccole imprese e soffocato l’innovazione». La proposta di Warren è quella di frazionare i colossi digitali con un valore superiore ai 25 miliardi di dollari, scindendo ad esempio il motore di ricerca Google dalla sua piattaforma di pubblicità online, e impedendo fusioni che limitano la concorrenza come l’acquisto da parte di Facebook del social network Instagram o della app di messaggistica WhatsApp.

Stati Uniti
Bernie Sanders e gli altri: la carica dei dem di sinistra che puntano alla Casa Bianca
21/3/2019
Una proposta rivoluzionaria per gli Stati Uniti, soprattutto ora che la supremazia nel digitale è messa in discussione dai nuovi colossi cinesi, e ancora di più per l’area democratica. Durante la presidenza di Obama, secondo un’inchiesta di The Intercept, i lobbisti di Google sono stati infatti di gran lunga quelli più presenti alla Casa Bianca, con 427 incontri in sette anni: più di uno a settimana. Di più: tra l’amministrazione federale e il motore di ricerca ci sono stati 252 “scambi”, persone che sono passate cioè a lavorare da un posto all’altro, senza contare il fiume di denaro donato da queste aziende e dai loro dipendenti ai candidati democratici nelle varie elezioni.

Il “Break up” lanciato da Warren è la proposta più rumorosa lanciata fino a ora dai candidati alle primarie, ma non è una voce nel deserto: la battaglia dell’altro candidato Bernie Sanders contro i salari troppo bassi dei dipendenti di Amazon, l’opposizione della deputata di New York Alexandria Ocasio-Cortez all’apertura della sede della stessa Amazon nella sua città, la partecipazione alle primarie della senatrice Amy Klobuchar, impegnata in battaglie per la privacy e la trasparenza dei colossi digitali, sono tutti segnali che guardano nella stessa direzione. Il partito Democratico ha “tolto il like” ai big della Silicon Valley.

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