Smriti Irani ha sconfitto un erede della famiglia del Mahatma nella circoscrizione elettorale di Amethi dopo 40 anni di dominio. E ora è ministro del welfare e dell'infanzia

Smriti Irani
«L’India è cambiata. E credo che la mia vittoria ad Amethi sia un segno lampante di quel cambiamento. Un segno del fatto che per un politico, per un rappresentante del popolo, non è più sufficiente visitare la propria circoscrizione elettorale una volta l’anno: sorridere, agitare la mano in segno benedicente e andare via. Se rappresenti il popolo, devi essere al suo servizio ogni giorno per ventiquattro ore al giorno e, soprattutto, devi essere disponibile e accessibile. Essere disponibili, aperti alle richieste della gente è indispensabile. Bisogna essere presenti e lavorare in ogni villaggio, in ogni città. Per ogni comunità, per ogni credo e per ogni genere. Credo sia questa la ragione del risultato che ho ottenuto».

A parlare è Smriti Irani, la “sterminatrice di re”, colei che ha rifilato una sonora sconfitta a Rahul Gandhi nella circoscrizione elettorale di Amethi: facendogli perdere in un colpo solo il seggio di famiglia dopo quaranta anni, e la faccia. Ex modella, ex-attrice televisiva pluripremiata ed ex-autore e produttore di programmi tv, Irani è stata appena nominata ministro del Welfare dell’Infanzia e transitoriamente detiene anche il ministero del settore Tessile.

È stata aiutata dal fatto di essere stata una stella dei serial televisivi?
«No, essere un volto noto non mi aiutato. Anzi, se sei stata un’attrice la gente pensa immediatamente che tu sia stupida. Ho avuto una carriera di attrice e una carriera nei media, ma sono sempre stata impegnata nel sociale. Sono entrata in politica perché mi sono accorta che se volevo davvero cambiare le cose dovevo stare all’interno, essere dove si fanno le politiche sociali ed economiche. Ho abbandonato la mia carriera nei media quando ero all’apice del successo, ma non me ne sono mai pentita. Quando sono arrivata ad Amethi alla fine non contava chi ero stata, attrice o produttore, ma le relazioni che sono stata capace di stringere sul campo. Ha contato il fatto che io fossi disponibile per la gente, disposta ad ascoltare i loro problemi e a cercare di risolverli».

Esiste un grosso divario ideologico tra il suo partito, soprattutto le frange più estremiste, e l’opposizione liberale e laica.
«L’unica ideologia che davvero conta è quella costruita attorno ai bisogni delle persone: se prendi in considerazione questi, non c’è più differenza, non c’è più distanza tra te e la gente, non c’è più divario ideologico. E partendo da questo, dai bisogni delle persone, riesci a costruire anche una nazione. Il mio partito crede nel concetto di “servizio” e ci credo anche io. Sei al servizio della gente, e devi raggiungere anche l’ultimo della fila».

Eppure il governo Modi è accusato di voler cancellare le minoranze, soprattutto quella musulmana.
«Di cognome faccio Irani e appartengo per matrimonio a una minoranza, quella Parsi: forse la minoranza più piccola del mondo. La questione delle minoranze, del rispetto delle minoranze, così come viene posta dall’opposizione, è mal posta e posta in mala fede. Il mio governo ha abolito la vergogna del triplo talaq, il divorzio istantaneo applicato dalle leggi matrimoniali che governano la comunità musulmana. Legge che per anni è stata mantenuta in nome di un malinteso senso di protezione delle minoranze. La nostra è una società inclusiva: io ho studiato in una scuola cattolica, molti indiani lo fanno, e, come ho già detto, sono sposata a un Parsi. Questo fa di me che cosa? La gente, in una nazione, deve essere giudicata soltanto sulla base del contributo dato alla società, non per le sue convinzioni religiose. Al tempo stesso, deve essere garantita a tutti libertà di praticare il proprio credo. Ma l’India è uno Stato laico, e la Costituzione non discrimina o distingue i propri cittadini su base religiosa o etnica. Un cittadino indiano ha il diritto di non essere considerato “minoranza” nel proprio paese, come cerca di fare l’opposizione con la scusa della protezione delle minoranze: ha il diritto di essere considerato cittadino a tutti gli effetti e giudicato e rispettato soltanto per il contributo dato alla società».