Il Partito dmeocratico ritarda nel comunicare i rsultati dei primi caucus. E iniziano subito le liti tra candidati e i sospetti di broglio. Bernie Sanders si dichiara in vantaggio, ma il partito appare già lacerato

Sono quasi le undici di sera, in Iowa. E di dati non parla nessuno. Ma tutti parlano dei risultati che non ci sono.  "Problemi tecnici dovuti a un controllo di qualità" dicono dal quartier generale del Partito Democratico. 

E magari è pure vero. Ma i social non sono d’accordo e sono un fiorire di teorie del complotto e di congiure. L’ipotesi che circola più veloce, anche se evidentemente priva del benché minimo fondamento, è che poiché Sanders stava andando bene, i vertici del partito stiano facendo il possibile per ‘aggiustare’ il risultato. 

Con ogni probabilità non è vero, è ammesso pure che lo sia, è quasi impossibile che lo si possa dimostrare. Quindi, alla prova dei fatti, non si tratta di altro che di voci. Ma voci che danno l’idea tangibile di quanto lacerato, diviso è intriso di reciproche diffidenze e veti incrociati sia, ora, il Partito Democratico americano.

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Le primarie non sono praticamente nemmeno iniziate e Bernie e i suoi accusano il partito di brogli. E il Partito (non) risponde facendo spallucce e dicendogli di piantarla di straparlare. Così, questa prima notte di primarie, anche se sembra ben lungi dal consegnarci un vincitore, ci lascia, almeno per ora, tre grandi lezioni. Non tutte piacevoli.
 
La prima è che il partito democratico, alla vigilia di un’elezione considerata vitale per gli USA e per mezzo mondo, appare del tutto impreparato a trovare l’unità necessaria per sfidare Donald Trump (e possibilmente batterlo).

La seconda lezione, corollario della prima, è che Bernie Sanders, è mal sopportato dal Partito Democratico che lui, a sua volta, mal sopporta.

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La terza lezione è che, comunque vada, questo non è tempo di Joe Biden. E può dispiacere, perché è una brava persona con una storia personale triste e a cui è impossibile non voler bene. Ma queste primarie non sono le sue. E difficilmente, a meno di miracoli, lo diventeranno. 

La sua è una candidatura fatta di calma tranquilla e di buon senso. E questo non sono tempi per calme tranquille e buonsensi. Oggigiorno, sarà lo spirito del tempo, sarà la crisi, sarà Trump alla Casa Bianca, ma per il centro à la Biden, non sembra proprio esserci posto.