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Mondo
febbraio, 2021

India, contadini in rivolta. E Rihanna dà voce ai Sikh

Migliaia di contadini contro le nuove leggi agrarie volute dal presidente. Mentre un tweet della popstar ha scatenato le proteste dei nazionalisti hindu

Le convocazioni si susseguono: simpatizzanti di tutto il mondo sono invitati a organizzare sit-in di fronte alle ambasciate dell’India. Gli organizzatori sperano di ampliare così il consenso internazionale alla rivolta, in corso da novembre, di migliaia di contadini indiani contro le nuove leggi agrarie volute dal presidente Narendra Modi. Le riforme, approvate a settembre dalla maggioranza nazionalista hindu, riguardano aspetti essenziali del sistema che dà occupazione a metà della forza lavoro indiana, seppur in condizioni durissime.

Una delle novità è la fine delle garanzie di Stato sul prezzo minimo d’acquisto per alcuni tipi di grano: una forma di controllo-sostegno pubblico che permetteva agli agricoltori di avere certezze sui prezzi dei raccolti. Ora Modi vorrebbe liberalizzare il mercato, dando ai contadini la possibilità di vendere direttamente i prodotti agli acquirenti. Per Modi il cambiamento porterà a condizioni migliori, grazie alla concorrenza. Per decine di sigle sindacali del mondo agricolo, riunite nel comitato “Sanyukt Kisan Morcha” (“Fronte unito dei contadini”), si tratta invece di una soluzione per favorire poche compagnie private, affamando così ancora di più gli agricoltori.

 

I contadini hanno sfilato con trattori e a piedi, bloccando le strade intorno alla capitale per chiedere la revoca delle leggi. Bersaglio della mobilitazione anche le proprietà di due tycoon vicini a Modi, i miliardari Mukesh Ambani e Gutam Adani. Le torrette wireless del magnate delle telecomunicazioni Ambani sono state vandalizzate, i negozi boicottati e chiusi. Gli agricoltori-attivisti si sono accampati per settimane intorno a Delhi mentre il governo alzava barriere e chiudeva gli accessi alle aree dei manifestanti.

 

Nonostante le modifiche alle leggi e la sospensione della validità decisa dalla Corte suprema, le manifestazioni si sono susseguite per chiederne il ritiro definitivo. Si è trattato di manifestazioni pacifiche fino alla “contro marcia della Repubblica” del 26 gennaio, quando un corteo di agricoltori ha assaltato il “Forte rosso”, monumento nazionale, innescando scontri con la polizia.

Protesta dei contadini con trattori a Delhi

La maggior parte dei contadini arrivava dal Punjab e portava il turbante simbolo dei Sikh. La questione è scivolata così velocemente, sui media e nei dibattiti, dalla protesta agraria alla questione religiosa legata alle rivendicazioni dei Sikh per la creazione di uno Stato autonomo, il Khalistan. Modi ha ovviamente fomentato questa narrazione, spostando il dibattito dallo specifico della riforma alla difesa della patria.

 

La matrice della «propaganda indipendentista Sikh» è stata utilizzata dalle autorità anche per spiegare un tweet che ha diviso l’opinione pubblica indiana: un messaggio della popstar Rihanna, nel quale la cantante, pubblicando un articolo della Cnn sulla censura di internet contro gli agricoltori in India si chiedeva: «Perché non ne stiamo parlando?».

 

 

Il suo messaggio, condiviso con 100 milioni di follower, e ripreso da altri Vip negli States e fuori, compresa l’attivista per l’ambiente Greta Thunberg, ha scatenato le proteste dei nazionalisti hindu, comprese alcune star di Bollywood.

 

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