Venti indagati nelle forze speciali tedesche. Il caso è partito da un sospettato di pedopornografia, poi sono state rinvenute chat con messaggi di estrema destra. L’intero reparto è stato sciolto. «Necessaria una ristrutturazione dell’apparato»

Al lavoro e in pubblico erano gli integerrimi poliziotti dell’unità speciale tedesca. A casa e nel privato invece, tramite chat, si scambiavano foto e messaggi di stampo neonazista. Per questo motivo è stata aperta un’indagine nei confronti di 20 membri dell’unità speciale Sek (Spezialeinsatzkommando) della polizia di Francoforte. L’età compresa dei sospettati va dai 29 ai 54 anni e 19 sono in servizio attivo, mentre uno sarebbe un’ex agente. Un caso delicato, tanto che Peter Beuth, ministro dell’interno dell’Assia, non ha aspettato l’esito completo dell’inchiesta e ha annunciato lo scioglimento dell’intero reparto durante una conferenza stampa.

 

E fa riflettere come l’indagine sia partita in maniera fortuita, visto che inizialmente i pubblici ministeri cercavano altro. Uno degli agenti coinvolti, infatti, era sotto indagine per il possesso e la diffusione di materiali pedopornografici. Le autorità giudiziarie di Francoforte avevano requisito lo smartphone all’ufficiale 38enne residente a Mainz, alla ricerca di materiale che confermasse l’accusa. Ma nelle perquisizioni è venuta a galla la sua partecipazione ad alcune chat neonaziste. E insieme a lui erano presenti anche altri suoi colleghi.

 

Da lì è scattata l’operazione portata avanti da aprile, che ha fatto emergere come tra il 2016 e il 2019 gli agenti coinvolti avrebbero ricevuto, condiviso e mandato diversi messaggi estremisti provenienti da un’ex associazione nazionalsocialista. Solo in tre non avrebbero diffuso certi contenuti, ma come superiori non sarebbero intervenuti per dissociarsene o per frenare i propri colleghi. Mercoledì 9 giugno sono partite le perquisizioni di appartamenti e dei luoghi di lavoro di sei di loro.

 

ll ministro Beuth ha definito la condotta e «gli atteggiamenti discriminatori dei membri della Sek, assolutamente inaccettabili». Sempre Beuth ha fatto capire come verranno presi seri provvedimenti: «Di fronte al quadro di accuse per me è già chiaro che indipendentemente dalle indagini di reato nessuno degli accusati potrà più essere attivo in un’unità speciale dell’Assia» e se legalmente sarà possibile verranno radiati. Serve un nuovo inizio per la Sek, secondo il ministro: «Una ristrutturazione organizzativa necessaria. Dovrà essere creata una cultura completamente nuova a tutti i livelli». Ma già diverse voci hanno cominciato a chiedere le dimissioni di Beuth, tema su cui il ministro ha preferito non rispondere durante la conferenza.

 

Per Stefan Müller, capo della Questura dell’Assia occidentale e già a capo di un’unità speciale Sek, la contraddizione è netta: «I requisiti professionali per entrare nelle unità speciali sono alti, ci si aspetta lo siano anche gli standard morali». E proprio Müller è stato incaricato per guidare un team di esperti per valutare e progettare questa “ristrutturazione” dell’intero apparato. 

 

Anche perché in Germania è solo l’ultimo scandalo di una lista molto lunga. Negli ultimi tre anni decine di agenti di polizia sono stati coinvolti in indagini simili per la loro vicinanza ad ambienti di estrema destra. Un legame che ha pervaso anche i ranghi militari come dimostra lo smantellamento da parte del ministero della Difesa di un’intera compagnia delle forze speciali dell’esercito nell’estate del 2020. Un’ombra nera sulla Germania, che ancora fa i conti con il passato.