Baerbock? Impara dai propri errori. E risponde alla voglia di rinnovamento dopo 16 anni di Merkel. Un grande scrittore amico dell’Italia racconta il futuro del suo Paese

Fine intellettuale, oltre che autore di romanzi, Peter Schneider non ha mai smesso di analizzare la politica tedesca. Il suo saggio più recente s’intitola non a caso “Pensare con la propria testa”. «Che poi è ciò che mi ha portato a litigare con tanti ex compagni, e a vergognarmi della mia ex amicizia con Gerhard Schröder», inizia a dirci accogliendoci nel suo studio a Berlino. Così uno dei più importanti scrittori tedeschi ci racconta la Germania a due mesi dalle elezioni del 26 settembre.

Dal 1998 al 2005 sono stati già al potere con Gerhard Schröder, cancelliere della Spd, e il Verde Joschka Fischer, ministro degli Esteri. Può funzionare ora un governo a Berlino tra la Cdu ed i Verdi?
«Certo che può funzionare, anche con una cancelliera Verde e la Cdu come partner di minoranza. Dopo 15 anni all’opposizione i Verdi hanno smesso i panni di profeti ispirati e con Annalena Baerbock non parlano più una lingua da missionari ecologici, ma cercano di pescare consensi al centro della società».

 

Un mese fa nei sondaggi i Verdi volavano oltre al 25 per cento, oggi invece raccolgono sì e no il 20 per cento delle simpatie. Come mai?
«I Verdi si sono dimenticati di sottoporre la loro candidata alla cancelleria a un check rigoroso, ed hanno lasciato che sia la stampa a scoprire i difetti piccoli e grandi di Annalena Baerbock».


Prima i soldi dichiarati in ritardo, poi il curriculum “gonfiato”, ed ora anche le accuse di plagio nel suo libro: come mai tanti errori della Baerbock proprio in campagna elettorale?
«Le accuse d’aver ricopiato passi interi nel suo libro sono imbarazzanti per la candidata dei Verdi. E per tutti questi errori è più che probabile che la prossima cancelliera non si chiamerà Annalena Baerbock. Anche se i Verdi si trovano davanti a due opzioni per tornare al potere a Berlino».


Insieme alla Cdu di Arnim Laschet o con la Spd di Olaf Scholz?
«Esatto, nonostante gli imbarazzanti errori della Baerbock, i Verdi possono contare a settembre su una comoda maggioranza di un cosiddetto “governo semaforo”, i Verdi cioè insieme alla Spd e ai liberali della Fdp. Arnim Laschet quindi rischia di vincere le elezioni, ma di non diventare il nuovo Kanzler della Cdu».


Ha 40 anni, due figli e una laurea in scienze politiche. Ma la missione politica di Annalena Baerbock qual è?
«Fra i politici del Bundestag è sicuramente l’unica a saper fare capriole e ginnastica artistica! Scherzi a parte, la determinazione è il suo tratto più importante. Baerbock non ha paura di fare errori e prende al volo le sue decisioni. Daniel Cohn-Bendit ha lodato la cautela e riflessività di Robert Habeck, l’altro leader ecolgista. Ma non sono le doti più richieste a un politico, anzi».


Tra i punti principali i Verdi vogliono, entro il 2030, ridurre del 70 per cento in Germania le emissioni di gas serra, far circolare solo auto a zero Co2, e il limite dei 130 km in autostrada. Obiettivi più che raggiungibili, no?
«Raggiungibili sì, ma non dimentichiamo che a livello globale la Germania registra circa il 2 per cento delle emissioni di Co2. Con le sue tecnologie la Germania può dare forse il buon esempio nella riduzione delle emissioni. Ma presentarsi come gli angeli della storia che salveranno il mondo dalle catastrofi ecologiche è un tantino esagerato da parte di noi tedeschi, anche dei Verdi».


Anche se a settembre torneranno al potere di Berlino i Grünen non cambieranno le sorti del pianeta?
«Ho insegnato per anni nelle università americane e lo slogan con cui Obama andò al potere, “Yes, We Can”, incarna l’ottimismo americano, che sprona il singolo e le sue qualità. Ebbene, qui in Germania quello slogan si tradurrebbe in “Du Sollst!”, tu devi, visto che qui è tanta la sfiducia nel singolo. Uno dei tratti peggiori dell’anima tedesca e di un certo “moralismo verde”».


È il 26 settembre 2021 e nel nuovo governo ci sono i Grünen. Come cambierà la Germania con i Verdi al potere?
«Da tempo i tedeschi hanno mostrato una certa intelligenza nella scelta dei loro cancellieri. Oggi non vogliono più questa Cdu consumata dai sedici anni dell’era Merkel, vogliono un cambio di scena a Berlino. E la giovane Baerbock rappresenta al meglio questa voglia di nuovo».


Come nel 1998, quando i tedeschi non ne potevano più dei diciotto anni di Helmut Kohl e votarono per Gerhard Schröder...
«Ci ritroviamo in una fase simile alla frustrazione degli ultimi anni dell’era Kohl. E, con la Cdu di Laschet o la Spd di Olaf Scholz, i Verdi saranno il fattore determinante della politica tedesca nell’era post Merkel».


In politica estera i Verdi saranno in continuità con l’era Merkel?
«Baerbock ha già detto che i Verdi sono per la Nato e che la Germania resterà nella Nato. Credo però che anche Baerbock, pur con la sua laurea in scienze politiche, abbia qualche difficoltà a trarre le giuste conseguenze dal passato tedesco».


In che senso?
«In particolare la sinistra tedesca ha trasformato in uno strano privilegio la nostra responsabilità per i crimini del nazismo. Ogni qualvolta si tratta di difendere diritti umani nel mondo, noi tedeschi siamo i primi ad alzare le mani e a lasciare che voi italiani, francesi o americani interveniate. Sono sicuro che nella base dei Verdi ci sia ancora molto di questa illusione di un pacifismo radicale».


Riguardo alla politica energetica di Putin però i Verdi hanno già detto no alla nuova pipeline Nordstream 2 con cui il gas russo arriva sulle coste del Baltico...
«Con questa sua posizione contro la strategia di Putin, Baearbock si è guadagnata tutto il mio rispetto! Mentre la Spd anche per il gasdotto sul Baltico continua a sostenere la tesi dei “piccoli passi“ verso l’Est. Anche Schröder ripete la necessità di compromessi con Putin, convinto che pian piano in Russia la democrazia arrivi. Nel frattempo, ripeto, mi vergogno del cinismo di Schröder, e di fatto la Spd dal 1990 ha perso il 25 per cento dei voti».


A settembre non voterà per la Spd?
«Per la prima volta non darò più il voto alla Spd, il partito che ho seguito per tutta la mia vita».


Anche Merkel non sta finendo in bellezza il suo mandato. Il Covid-19 ha finito per stroncare le forze della Kanzlerin?
«Durante la pandemia la Kanzlerin è stata l’unica ad aver ragione con la necessità del lockdown. Ma alla lunga anche Merkel ha perso la guerra contro un virus che ha scatenato lotte interne nella Cdu e nel governo di Berlino».


In fondo si deve anche alla Merkel, ai suoi forti cambiamenti della Cdu, se oggi i Verdi tornano al potere...
«Si dice che la Kanzlerin sia vaga e tentennante, ma ci siamo dimenticati che, dopo Fukushima, ha staccato da un giorno all’altro i reattori nucleari in Germania? Sì, in qualche modo Merkel ha spianato la strada al ritorno al potere dei Verdi».


Come le riforme del welfare di Schröder hanno finito per abbattere la Spd...
«La Spd è al capolinea e non offre più speranze, come i Verdi, ai giovani. Le riforme allo stato sociale di Schröder erano necessarie per rimettere in sesto il, made in Germany. Da allora però sul mercato del lavoro è comparso un esercito di precari e la Spd ha iniziato ad autoflagellarsi. Un pò come il Pd in Italia da Renzi in poi».


I Verdi insomma sono ciò che resta nel 21° secolo dei trionfi della sinistra nel secolo scorso...
«Da studente sono partito come maoista e a 80 anni mi ritrovo come democratico radicale. Il progetto del socialismo, in tutte le sue varianti, è stato un unico fallimento. Quel che sul mercato della politica resta a sinistra pare proprio siano i Verdi a offrirlo».