La finale più bella nel mondiale più brutto. È la prova, l’ennesima, che la parte sana del calcio sono i giocatori.
Mentre in Europa si parla di Qatargate, di corruzione scambiata per lobbismo, di sacchi e trolley pieni di denaro, la finale dello stadio Lusail ha tentato di riscattare, riuscendoci per 135 minuti più rigori, l’affarismo dei padroni del pallone.
Argentina-Francia è stata il trionfo del calcio nella sua doppia dimensione di gioco di squadra dove nessun fuoriclasse basta a vincere una partita e di scena operistica dove, alla fine, il pubblico pretende di applaudire il grande tenore.
Ieri sera erano in due. Quello con il tabellino individuale migliore, Kylian Mbappé, ha perso il titolo. Il vecchio, Leo Messi, ha sconfitto l’attor giovane.
Non lo diranno più adesso che il dieci albiceleste non è un leader, che Maradona era un’altra cosa. E chi lo dirà, perché nell’era dei Webeti qualcuno che neghi il reale si trova sempre, dovrà sfidare il ridicolo di fronte all’elenco di vittorie, gol, splendori tecnici del Messi-a.
In quanto a grandezze, ognuno ha i suoi preferiti sull’altipiano della gloria calcistica dove vivono gli immensi. Per alcuni al primo posto rimane o Rey, la Perla Nera, Pelè che sembrava giocare con il pallone sgonfio perché il pallone si ammorbidiva da solo al tocco del brasiliano. Il triplo campione del mondo, che combatte con le sue condizioni di salute, ha mandato i suoi complimenti al capitano argentino.
Se è vero che ogni epoca calcistica ha il suo eroe, questa è certo l’età di Messi, da almeno quindici anni, ed è fatale che la qualità di Leo si sia manifestata in una delle finali più pazzesche a memoria di mondiale.
Fino al minuto 70, Argentina-Francia è stata una non partita con una sola squadra in campo contro una banda di ectoplasmi in blu. Ma il calcio è l’imprevedibilità dell’esistere e ieri, insieme a Messi, esisteva Otamendi. Già segnalatosi fra i peggiori del Mondiale 2010 con Maradona in panchina, il centralone difensivo albiceleste ha prima provocato un rigore e poco dopo è andato a farfalle sul raddoppio di Mbappé.
In contemporanea, il Messi dominatore assoluto dei primi 45’ si era affievolito, quasi a godersi i frutti della sua creazione. Sul 2-2 il mach si è ribaltato ma il numero 10 ha ripetuto il prodigio di Messico 1986, quando i tedeschi avevano raggiunto l’Argentina di Maradona, ed è tornato in partita con il gol del 3-2. Ma ormai si combatteva ad armi pari e il 3-3 provocato da Molina ha portato ai rigori.
Gli ultimi secondi dei supplementari sono da infarto con gol salvato dal miracoloso e odioso portiere argentino. Sul fronte opposto, l’interista Lautaro si è bevuto una palla di gol di testa.
Tutto doveva andare verso l’ultimo duello con Mbappé e Messi primi sul dischetto, a chiudere entrambi una partita straordinaria. Sono stati comprimari a fare la differenza. Bene gli argentini, male i francesi.
Giusto così, come era giusto tifare per Messi. È vero che molti grandi non hanno vinto il mondiale. Ma a Messi non doveva, non poteva capitare. Poi qualcuno si troverà a gettare fango sul rosarino emigrato da piccolo a Barcellona. Anche dopo la finale, si è detto che Maradona non avrebbe mai coperto i colori dell’Argentina in riferimento alla cappa da emiro, peraltro trasparente, che Messi ha indossato per ritarare la coppa. Qualcun altro con razzismo inconsapevole ha alluso ai due scudetti di Maradona al Napoli, impresa chi sa perché impossibile in una squadra che oltre a Diego era piena di campioni. Per anni hanno accusato Messi di essere troppo poco appariscente, di non protestare con gli arbitri, di non avere carisma. Poi lo hanno attaccato per avere reagito con le mani sulle orecchie al ct olandese Luis Van Gaal, un provocatore nato, che lo aveva definito “l’uomo in meno” della finale del 2014.
Eppure Messi rischiò di vincere quella partita con un diagonale dei suoi, rasoterra sul secondo palo. Ne ha fatti centinaia di quei gol. Contro la Germania nel 2014 la palla uscì di millimetri. Era quello, fino a ieri sera, il tarlo di Leo.
Adesso è finita in gloria. Senza invidiosi che gloria sarebbe?