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Mondo
marzo, 2022

Guerra in Ucraina: «Accogliamo i giornalisti russi in fuga dal regime di Putin». L’appello di Mikhail Zygar e Christophe Deloire

Lo scrittore e il segretario generale di Reporters sans frontières affidano a L’Espresso una lettera aperta rivolta alla Casa Bianca, al Consiglio d’Europa e alla Commissione europea affinché elaborino un’ambiziosa strategia di accoglienza perché le voci russe possano alzarsi in piena libertà

Questo articolo è pubblicato senza firma come segno di protesta dei giornalisti dell’Espresso per la cessione della testata da parte del gruppo Gedi.
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I russi lanciano i loro missili a una ventina di chilometri dal confine dell’Europa e segnano un’altra giornata drammatica per l’Ucraina fatta di vittime e feriti che si aggiungono al massacro di donne e bambini.

Gli sforzi diplomatici per porre fine a questa guerra sembrano essere aumentati, con i negoziatori ucraini e russi pronti a riprendere i colloqui, dopo che la Russia ha attaccato una base vicino al confine polacco e i combattimenti sono infuriati in tutto il paese.

Le speranze di progressi diplomatici sono state sollevate dopo che Russia e Ucraina hanno fornito valutazioni positive a conclusione dei negoziati del fine settimana.

Nel frattempo, i militari di Putin hanno pure ucciso un giornalista americano, Brent Renaud, 51 anni, impegnato a filmare l'evacuazione di un gruppo di rifugiati. Jane Ferguson, una giornalista di PBS Newshour che si trovava nelle vicinanze quando Renaud è stato colpito a morte, ha twittato: «Ho appena lasciato un punto lungo la strada vicino a Irpin dove il corpo del giornalista americano Brent Renaud giaceva sotto una coperta. I medici ucraini non hanno potuto fare nulla per aiutarlo in quella fase. Agente di polizia ucraino indignato: “Dì all'America, racconta al mondo cosa hanno fatto a un giornalista”».

Da quando l'offensiva di Putin in Ucraina è iniziata poco più di due settimane fa, diversi team di giornalisti hanno riferito di essere stati presi di mira e quattro di loro sono rimasti anche feriti da proiettili. In Russia la repressione delle voci critiche verso Putin e l’invasione dell’Ucraina è sempre più dura. Il 4 marzo il parlamento russo ha approvato il disegno di legge che punisce con il carcere fino a 15 anni chi diffonde notizie false sulla guerra in Ucraina. In buona sostanza chi non si attiene alla versione fornita dal Cremlino, che vieta di usare la parola guerra, ma impone di chiamarla “operazione militare speciale”, finisce dritto in una cella.

Adesso lo scrittore Mikhail Zygar e Christophe Deloire, segretario generale di Reporters sans frontières (RSF) hanno firmato una lettera aperta, affidata a L’Espresso, in cui parla di tutti i giornalisti, scrittori, artisti russi che stanno fuggendo dalla Russia putiniana.

Mikhail Zygar e Christophe Deloire scrivono:

Nella guerra che Vladimir Putin ha scatenato in Ucraina, una battaglia si sta combattendo su un altro fronte. La scorsa settimana, proprio mentre iniziava a bombardare le città ucraine, Putin dava anche il colpo finale ai media indipendenti russi. Questa guerra contro il giornalismo è stata molto dolorosa in un Paese dove migliaia di giornalisti hanno coraggiosamente lottato per la libertà di espressione durante gli ultimi 22 anni. Tuttavia, la scorsa settimana, quasi tutti i media nazionali liberi sono stati costretti a chiudere, i loro siti internet sono stati bloccati proprio come il lavoro delle loro redazioni.

Negli ultimi giorni, giornalisti ma anche artisti, registi, specialisti in informatica e scienziati hanno massicciamente iniziato a fuggire dalla Russia. Innanzitutto perché rifiutano di essere associati al regime che ha scatenato questa guerra sanguinosa e i conseguenti massacri in Ucraina. In seguito perché, restando in Russia, si mettono in pericolo: la settimana scorsa, il Parlamento russo ha adottato nuovi emendamenti al Codice penale: oggi ogni tipo di manifestazione contro la guerra sarà considerata un reato di alto tradimento. In questo modo, solo per aver esercitato il loro mestiere, possono rischiare fino a venti anni di carcere.

Il numero di collaboratori di media russi costretti alla fuga è elevato. Si tratta di una vera e propria catastrofe umanitaria paragonabile alla tragedia che la Russia ha conosciuto all’indomani della Rivoluzione del 1917, quando i cittadini russi più istruiti erano stati costretti a fuggire dai bolscevichi. Tra quelli che avevano lasciato il paese, alcuni sono oggi mondialmente conosciuti e hanno contribuito, in larga misura, all’irradiamento delle arti e delle scienze nel mondo intero. Tra questi rifugiati, possiamo, per esempio, ritrovare Nabokov, Rachmaninov, Stravinskij, Djagilev, Anna Pavlova, Ayn Rand , Bunin, Chagall, Kandinskij et Sikorsky... Ma la lista di coloro che, nel 1918, hanno perso tutto è molto più lunga. E il dramma che si sta consumando sotto i nostri occhi è altrettanto tragico.

L’esodo attualmente in corso in Russia è paragonabile alla massiccia ondata emigratoria che ha conosciuto la Germania degli anni Trenta: tutti quelli che contestavano la politica di Hitler fuggivano dal paese. Tra questi ritroviamo Albert Einstein, Robert Oppenheimer, Marlene Dietrich, Thomas Mann come anche migliaia di anonimi cittadini.

Come tutti i loro predecessori, gli esuli russi lasciano oggi una terra natale devastata. La lotta che portano avanti da tempo in nome della libertà e della democrazia è ormai persa. Sono costretti ad abbandonare le loro case e i loro beni. In certi casi lasciano anche le loro famiglie, spesso ripudiati dai loro stessi padri, madri, colleghi e vicini, che li considerano traditori passati, in piena guerra, al campo del nemico. Perdono anche il loro lavoro, quell’attività che aveva dato un senso alla loro resistenza ed esistenza. In un certo senso, mettono una pietra definitiva sui loro sogni di una vita, quelli di una Russia che potesse corrispondere alle loro aspirazioni e che credevano, nella loro speranza, di veder profilarsi all’orizzonte.

Mettono così la parola fine su un avvenire che consideravano possibile in una Russia libera e democratica. Sono tutti convinti che questa situazione non sarà eterna ma è chiaro che durerà anni, forse perfino decenni.

Tuttavia, in questi giorni, i loro pensieri sono tutti rivolti al popolo ucraino le cui sofferenze sono ben peggiori, e a tutti coloro che ancora oggi lottano per la loro sopravvivenza e libertà, sotto le bombe, costretti a resistere davanti all’aggressione di Putin.

I giornalisti e i membri della società civile russi in esilio hanno bisogno del sostegno dei paesi democratici, come quello degli Stati Uniti e degli stati membri dell’Unione europea. Dobbiamo concedere loro lo statuto di rifugiati e l’accesso alle strutture di accoglienza in vista di una loro reinstallazione. Lanciamo un appello alla Casa Bianca, al Consiglio d’Europa e alla Commissione europea affinché elaborino un’ambiziosa strategia di accoglienza, e affinché le voci russe possano alzarsi in piena libertà per diffondere la forza della resistenza intellettuale del popolo russo, nell’interesse dell’avvenire del loro paese, ma anche nell’interesse dei paesi che li accoglieranno, come è stato per le precedenti generazioni di esuli.

Lanciamo infine un appello corale a tutte le società e dirigenti democratici affinché affrontino, uniti, questo momento storico: mobilitatevi per accogliere i giornalisti russi come gli artisti, registi, specialisti informatici e scienziati costretti a fuggire dal loro paese.

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