Con il 58,55 per cento dei voti il candidato democratico viene riconfermato con una vittoria netta sull’avversaria Marine Le Pen. «Questa nuova era non sarà nella continuità»

Emmanuel Macron è il primo presidente francese ad essere riconfermato dopo vent’anni. Vincere con il 58,55% è una netta conferma della superiorità democratica del candidato, che per la seconda volta entra nella storia. Con il 41,45% Marine Le Pen, invece, alla sua terza elezione, non sarà la prima presidente di estrema destra della Quinta repubblica francese. Eppure il suo traguardo è importante : la leader del Rassemblement National ha permesso all’estrema destra di ottenere il miglior risultato elettorale della storia, raccogliendo 13,3 milioni di voti.

 

Anche l’astensione al 28% è in aumento, un dato mai visto al secondo turno di un’elezione dal 1969, insieme alla quantità di schede bianche, 2,2 milioni. Di fronte agli indici di una forma di stanchezza democratica, l’impegno del popolo francese, riunito intorno al candidato che permette di « fare sponda » all’estrema destra, come si dice in Francia, è stato essenziale. Per i 18,8 milioni di francesi che hanno scelto Macron, questa sembra essere la via verso una stabilità indispensabile, soprattutto in periodo di guerra e di incertezza economica.

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Alle 20, al momento del tramonto, sotto la Tour Eiffel, una schiera di militanti insieme a più di mille giornalisti da tutto il mondo hanno aspettato il risultato del voto e il discorso di Emmanuel Macron. Alla chiusura delle urne, subito dopo il proclama in diretta su France2, un dj ha lanciato la canzone dei Daft Punk, celebre gruppo di musica disco, diventato il simbolo dell’innovazione musicale francese. In attesa del discorso del presidente, «One more time» è la prima musica di un lungo dj set dal ritmo giovane ed incalzante, che pompa sotto un cielo nuvoloso, aperto a schiarite all’orizzonte.

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Per il discorso di rito, il presidente francese è arrivato al Champ-de-Mars accompagnato dall’inno ufficiale dell’Unione europea, l’Inno alla Gioia di Beethoven. Mano nella mano alla moglie Brigitte, ha camminato circondato da un gruppo di bambini, alludendo forse ai «figli della Repubblica». Il presidente ha annunciato di volersi occupare del «silenzio» degli astensionisti, di voler rispondere alla «rabbia e ai disaccordi». Ha poi dichiarato di voler «fare della Francia una grande nazione ecologista» e che «questa nuova era non sarà nella continuità» della precedente. È così che definisce il suo futuro progetto per il paese un «progetto umanista, repubblicano, sociale». Alla fine della serata Emmanuel Macron si è diretto alla Lanterna, la sua residenza a Versailles, per preparare le prossime tappe del futuro nuovo governo.

 

Dal Pavillon d'Armenonville, nel quartiere chic del 16° arrondissement di Parigi, la leader del partito di estrema destra Rassemblement National ha parlato ai circa cinquecento militanti invitati : non si è complimentata per la vittoria dell’avversario, ha sottolineato la sua «eclatante vittoria» confermando il suo impegno politico per le elezioni legislative. L’appuntamento elettorale del 19 giugno, infatti, permetterà di eleggere i deputati del Parlamento e sarà l’occasione per rilanciare il partito di Le Pen, che oggi ha vinto in un comune francese su due.

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La sua sconfitta, però, non smentisce i sondaggi diffusi da giorni, né lo svolgimento del grande dibattito televisivo tra i due turni di voto, un appuntamento politico rituale inaugurato nel 1974. Le Pen, 53 anni, deputata dell’ex regione mineraria del Nord-Pas-de-Calais, ha sfruttato la carta della candidata pacata e controllata, sottolineando così l’avvenuta «normalizzazione» del partito. Ha lasciato così a Macron il compito di condurre il gioco e attaccare. Un Macron rimasto comunque un po’ frenato per cercare di non lasciare tracce di quella sua personalità considerata arrogante da alcuni cittadini. «Lei dipende dal potere russo!», «parla al suo banchiere quando parla dei russi!» ha tuonato Macron ricordando la vicinanza di Le Pen al potere russo e, in particolare, il prestito contratto dal suo partito con una banca russa vicina al Cremlino e non ancora rimborsato.

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Durante il dibattito Le Pen è apparsa stanca e debole, soprattutto sui temi a lei più cari come il potere d’acquisto.

 

Per la seconda volta dopo il 2017, sembrava ancora che, arrivata alla soglia del potere, Marine Le Pen non desiderasse in fondo governare, quasi riconoscendo la superiorità dell’avversario.

 

Gli auguri internazionali al presidente rieletto non si sono fatti aspettare. Dall’Italia, il primo è il ministro degli esteri Luigi di Maio, che alle 20.30 ha scritto su Twitter: «È solo con una forte spinta europeista che potremo portare avanti, tutti insieme, importanti battaglie». Il presidente del consiglio Mario Draghi, tramite un Tweet di Palazzo Chigi, ha accolto la sua vittoria come «una splendida notizia per tutta l’Europa». Pochi minuti dopo la vittoria, l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk scrive che la scelta francese è quella di « più Europa e meno Russia ! Vive la France!».

 

Alle 21 invece Matteo Salvini si rivolge a Marine Le Pen, sua amica e alleata europea: «Complimenti Marine ! Sola contro tutti, determinata, coerente e sorridente, hai raccolto il voto di 13 milioni di Francesi , una percentuale mai vista in passato». Non sfugge l’occhiolino alla nuova candidata più simpatica, «sorridente» e «normalizzata», esattamente in linea con la conversione nazionale e moderata di Salvini e della Lega. In effetti la nuova strategia di campagna della candidata francese, con numerosissimi spostamenti in località molto distanti dalle metropoli per incontrare la popolazione, non differiva molto da quella condotta da Salvini. Nel caso di Le Pen, però, l’immagine proposta è stata quella di una sorridente madre single di tre figli che incarna e comprende le angosce dei cittadini ordinari per l’aumento dei prezzi, per l’immigrazione e la sicurezza. Così è riuscita ad opporsi al presidente che invece rappresenta l’élite, e che ha iniziato la campagna elettorale solo qualche settimana prima del voto.

 

Altri candidati sconfitti al primo turno hanno colto l’occasione della sera del voto per inaugurare la campagna per le elezioni legislative. Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, arrivato terzo al primo turno, è stato tra i primi leader a parlare: «Le urne hanno deciso: Madame Le Pen è sconfitta. La Francia ha chiaramente rifiutato di affidarle il suo futuro, e questa è una buona notizia», ma ha poi subito attaccato «Emmanuel Macron è il presidente peggio eletto della Quinta Repubblica» sottolineando i dati dell’astensione. Hai poi continuato dicendo che «il terzo turno sta iniziando», invitando i suoi sostenitori ad andare alle urne per le prossime elezioni a giugno.

 

Éric Zemmour, leader del partito «Reconquête» a destra di Marine Le Pen, ne ha approfittato per colpire la candidata e avversaria battuta: «Questa è l'ottava volta che la sconfitta colpisce il nome di Le Pen».

 

Marine Le Pen però vince a Mosca, dove arriva in testa nei seggi installati all’ambasciata di Francia con un risultato simmetrico a quello osservato a livello nazionale: 58,32% per Le Pen e 41,68% per Macron. Il capo dello Stato ha vinto nelle grandi città francesi e continua a sedurre massicciamente l'ovest del paese, mentre Marine Le Pen, sempre più forte nell'est e nell'area mediterranea, ha spesso conquistato le zone più popolari e rurali, anche nel sud-ovest del paese.

 

Se il fantasma dell’estrema destra è stato di nuovo scongiurato, ora il giovane presidente dovrà saper ricucire le fratture del paese e rispondere alle inquietudini economiche e sociali dei cittadini francesi.