Democrazie

Presidenzali Usa 2024: la sfida tra gli anziani Joe Biden e Donald Trump non convince nessuno

di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni da Washington   17 agosto 2023

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Il primo ha già compiuto 80 anni, lo sfidante repubblicano è di tre anni più giovane. Neppure un arresto potrebbe fermarne l’elezione. Ma la popolarità cala e i fondi si prosciugano

È lo scenario che tanti americani avrebbero volentieri scansato. E invece il déjà-vu Biden-contro-Trump sembra quello più plausibile alle Presidenziali del 2024. I due grandi vecchi della politica a stelle e strisce, rispettivamente ottanta e settantasette anni, saranno con molta probabilità i protagonisti della corsa alla Casa Bianca (salvo colpi di scena alle primarie) nonostante entrambi non siano campioni di popolarità nell’elettorato. «La presa della gerontocrazia», la definisce Susan Glasser sul New Yorker. Un match testa a testa secondo l’ultimo sondaggio New York Times/Siena College, che li dà pari al 43%. Speculari e imprescindibili, credono di essere l’uno la criptonite dell’altro. E ne sono persuasi anche i loro partiti, che pur avrebbero volentieri optato per un cambio di guardia.

 

Iniziamo da Donald Trump. L’ultima incriminazione per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, con le accuse infamanti di complotto per frode contro la nazione e cospirazione per sovvertire l’esito delle elezioni, non bloccherà la sua corsa. I tribunali giudicheranno le sue malefatte, ma saranno gli elettori a decidere se riaffidargli il potere.

 

Se molti analisti sono pronti a scommettere sull’effetto positivo alle urne, con una base solida mobilitata per salvare il proprio candidato «perseguitato politicamente»; altri, come Ryan Enos - direttore del Centro per gli studi politici americani dell’Università di Harvard - ritengono che questo ultimo scandalo potrebbe azzopparlo. «Le rilevazioni cambiano sempre - spiega a L’Espresso - L’americano medio farà fatica a votare per una persona che ritiene un criminale. L’ultima incriminazione riguarda le fondamenta del sistema democratico: il trasferimento pacifico del potere. L’ex presidente repubblicano è accusato di aver violato la legge. Inoltre, la retorica del voto rubato che riproporrà ad ogni comizio è una strategia perdente».

 

All’interno del partito l’ottimismo scarseggia. In questa prima fase, dalla sua Trump ha pochi big. «Se potessero, lo spedirebbero in Antartide - ironizza Enos - non possono fare nulla, perché ha un gran seguito. Ma non abbastanza da assicurargli la vittoria. Guardiamo i risultati: nel 2016 vinse di misura, poi ci sono state le sconfitte alle midterm del 2018 e alle Presidenziali del 2020. L’ultima batosta, alle elezioni di metà mandato del 2022». I dem però non possono fermarsi per godere dell’autodistruzione dei repubblicani, avverte. «Biden lo sa e sta lavorando per la rielezione, il suo apparato di raccolta fondi si muove velocemente».

 

La macchina di Trump fatica anche economicamente. La campagna è ben organizzata, grazie all’esperienza di due nomi storici del partito, Susie Wiles e Chris LaCivita, ma le finanze non sono floride come in passato. Il Pac Save America, da 105 milioni di dollari in cassa si è ridotto a meno di quattro, a causa delle spese legali. L’incriminazione a Washington per l’assalto al Congresso non è di certo l’unica bega. A New York, è incriminato per falsificazione dei fondi elettorali usati per pagare il silenzio della pornostar Stormy Daniels, con cui aveva avuto una relazione. In Florida deve rispondere dell’accusa di aver sottratto documenti riservati, trafugandoli nel resort di Mar-a-Lago. In Georgia, un gran giurì dovrà stabilire se l’ex presidente e i suoi abbiano fatto pressioni su funzionari locali per ribaltare i risultati elettorali dello Stato. Nei prossimi mesi è probabile che dividerà le forze tra aule di tribunale e comizi. Il primo processo dovrebbe iniziare a marzo, con le primarie in corso. Anche in caso di condanna, potrà continuare a correre sia per la nomination del partito repubblicano, sia per la Casa Bianca, perché rispetta le condizioni imposte dalla Costituzione: ha più di 35 anni, è un cittadino nato in Usa e non è al terzo mandato. Nessun intralcio anche se finisse in carcere (perderebbe il diritto di voto, non quello di essere eletto). L’unico stop possibile, in caso di impeachment del Senato: ma niente paura, ne ha già affrontati due.

 

Si parla già di elezioni presidenziali, perché le primarie a questo punto sembrano essere una formalità. L’ex presidente ha già sminuzzato Ron DeSantis, governatore della Florida ed ex stella conservatrice: 54% a 17% nei sondaggi. Gli altri candidati (tra cui l’ex vice Mike Pence, l’ex ambasciatrice Onu Nikki Haley, l’ex governatore del New Jersey, Chris Christie), non superano il 3%.

 

Nella corsa alla Casa Bianca, il vantaggio, seppur lievissimo, è invece di Biden. «L’economia è stabile, ha mantenuto varie promesse fatte alla base, come quella sul clima», afferma Enos. La “Bidenomics” è sopravvissuta nonostante l’incubo inflazione. La disoccupazione è ai minimi, la criminalità in calo e i confini meridionali più o meno sotto controllo.

 

Di certo, però, quelli del presidente non sono piedi di granito. E non solo per i morsi dell’età e le gaffe quotidiane. Ci pensa Hunter, il figliuol prodigo, a limitare la capacità d’attacco. Il cinquantatreenne, con un passato di dipendenze da alcol e cocaina, è accusato di evasione fiscale e possesso illegale di armi. Il secondogenito, poi, è al centro di diverse indagini del Congresso dedicate ai vecchi business poco trasparenti in Ucraina e in Cina. Il sospetto è quello di aver usato l’influenza del padre quando era vice di Obama. Un’altra spina è poi Robert Kennedy Jr. se, dopo le primarie, decidesse di correre come indipendente. «Potrebbe sottrargli voti decisivi - riflette Ryan Enos - non c’è margine di errore per i democratici». Anche gli imprevisti potrebbero giocare contro. «Manca un anno e mezzo, può succedere di tutto». Di certo un problema di salute di Biden con l’entrata in scena della debole vice Kamala Harris, una nuova crisi economica o lo spettro recessione, consegnerebbero la vittoria al Gop.