Accade all'estero

In Messico l'aborto non è più un crimine. Le notizie dal mondo

di Chiara Sgreccia   15 settembre 2023

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La tragedia di "proporzioni epiche" in Libia. L'Iran un anno dopo la morte di Mahsa Amini, lo sciopero generale negli Usa. Le Coree che forniscono armi a Russia e Usa. La strage di salmoni in Canada. Ecco i fatti della settimana

LIBIA / UN DISTASTRO DI PROPORZIONI EPICHE
Il bilancio delle vittime solo nella città costiera libica di Derna, sommersa dall'acqua per lo scoppio di due dighe, è salito a 11.300 mentre le ricerche continuano. Sarebbero altri 10 mila i dispersi secondo quanto Marie el-Drese, segretaria generale della Mezzaluna Rossa libica ha dichiarato all'agenza di stampa Associated Press. Nel resto del paese sono morte almeno altre 170 persone come conseguenza della forte tempesta che ha colpito la parte est della Libia nella notte di domenica 10 settembre.  «Un fenomeno estremo per la quantità d'acqua caduta», hanno dichiarato gli esperti, sottolineando come questo tipo di eventi sarà sempre più frequente. Nei giorni precedenti la tempesta Daniel si era abbattuta su Grecia, Turchia e Bulgaria dove aveva ucciso 27 persone.

Secondo il capo dell’Organizzazione meteorologica mondiale  le vittime avrebbero potuto essere evitate se il Paese avesse avuto un servizio meteorologico funzionante in grado di emettere allerte. Per Petteri Taalas, la principale difficoltà nella gestione delle conseguenze delle inondazioni sta nel fatto che il Governo «non funziona normalmente». Le inondazioni provocate dalle piogge per il passaggio dell’uragano Daniel hanno spazzato via interi quartieri distrutto edifici, lasciato senza tetto migliaia di famiglie. Mettendo così in luce le vulnerabilità di un Paese impantanato nel conflitto dal 2011, dalla deposizione dell'ex dittatore Moammar Gheddafi. 

 

IRAN / UN ANNO DOPO
A un anno dalla morte di Mahsa Amini, 22enne curda uccisa a Teheran il 16 settembre 2022, per aver indossato «in modo improprio l’hijab» mentre era sotto la custodia della polizia morale, la protesta del movimento «Donna, vita, libertà» contro il regime non si è fermata. Le manifestazioni erano scoppiate il giorno del funerale di Amini, a Saqez, sua città natale, per poi diffondersi in tutto l’Iran. Nonostante la repressione durissima del governo – centinaia di manifestanti arrestati, picchiati, in alcuni casi condannati a morte – che per l’anniversario della morte di Amini si sta facendo ancora più aspra, il popolo iraniano non si è arreso. Sono soprattutto le donne a lottare a e trasformare le rivolte di massa in disobbedienza civile, capillare e localizzata. Su Internet e nelle piazze.

 

MESSICO / Sì ALL’ABORTO
La Corte Suprema del Messico, con una decisione storica, ha dichiarato incostituzionali le norme del codice penale che puniscono l’aborto come un crimine. La sentenza riguarda le leggi federali, mentre i divieti rimangono per ora nelle legislazioni dei singoli Stati. Da subito, comunque, le donne messicane potranno interrompere legalmente una gravidanza negli ospedali e nelle strutture federali. In un Paese di religione cattolica la decisione è destinata ad avere conseguenze molto importanti. Così come in tutta l’America Latina. E potrebbe averne anche sul fenomeno del “pendolarismo abortivo”: in Texas l’aborto è fuori legge e lo Stato americano confina con il Messico per migliaia di chilometri.

 

COREE / FORNITRICI DI ARMI
«Alla disperata ricerca di munizioni per la guerra in Ucraina, gli Stati Uniti e la Russia si sono rivolti ai loro alleati nella Corea del Sud e del Nord, che hanno continuato ad accumulare armi per decenni dopo il loro conflitto», scrive il New York Times dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, nell’estremo oriente della Russia. Ma non è solo la Russia a chiedere aiuto. In base ad accordi conclusi in silenzio con Washington, la Corea del Sud ha spedito per mesi grandi quantità di proiettili di artiglieria agli Stati Uniti. Così, dopo aver riempito la penisola di armi e aiuti durante il conflitto tra Nord e Sud, ora sono Stati Uniti e Russia a chiedere munizioni per la guerra in Ucraina.

 

SPAGNA / SI È DIMESSO RUBIALES
Luis Rubiales, presidente della Federcalcio spagnola, ha rassegnato le dimissioni. Da quando ha celebrato la nazionale ai mondiali con un bacio sulla bocca alla capitana Jenni Hermoso è sotto indagine da parte della Procura di Madrid per violenza sessuale e coercizione. «Dopo la sospensione operata dalla Fifa, oltre al resto delle procedure aperte contro di me, è evidente che non potrò tornare in carica», ha scritto dopo aver comunicato le dimissioni. «Il Paese femminista ora avanza più rapidamente», ha commentato la seconda vicepresidente Yolanda Diaz.

 

USA / SCIOPERO GENERALE
Migliaia di membri del sindacato United Automobile Workers hanno scioperato il 15 settembre in tre stabilimenti del Midwest. Dando vita al primo sciopero che ha colpito contemporaneamente tutte le tre case automobilistiche di Detroit: Ford, General Motors e Stellantis.  Il sindacato e le aziende si sono bloccati sulle trattative per un nuovo accordo collettivo, proprio mentre scadeva il precedente. Così i lavoratori hanno iniziato a riversarsi negli stabilimenti in Michigan, Missouri e Ohio per protestare. Lo sciopero potrebbe costringere le case automobilistiche a fermare la produzione anche in altre località, scuotendo le economie locali.

 

CANADA / STRAGE DI SALMONI
Centinaia di giovani salmoni e trote sono stati trovati morti nella baia di Cowichan, di fronte a Vancouver, nella Columbia Britannica. La baia, da sempre ricca di pesci è tradizionalmente frequentata dagli appassionati di pesca sportiva. Secondo i quotidiani canadesi, le autorità locali non hanno trovato prove di inquinamento. In mancanza di altre spiegazioni, l’ipotesi degli esperti è che la causa sia il riscaldamento delle acque, dovuto agli sconvolgimenti del clima.