La resa del Nagorno-Karabakh, il sistema corrotto dei visti in Polonia, l'escalation in Sudan. E le scuole a fuoco in Belgio. Ecco i fatti della settimana

La Croazia vuole introdurre il reato di femminicidio
La Croazia punta a definire misure più severe per combattere la violenza sulle donne. Tra queste l’introduzione del reato di femminicidio e l’imposizione di pene più severe per lo stupro. Il primo ministro croato di centrodestra, Andrej Plenkovic, ha annunciato che nei prossimi giorni il suo governo presenterà in parlamento una legge per emendare il codice penale: «Il cambiamento più ampio e forse il più significativo finora. Esiste la volontà politica di combattere la violenza contro le donne. È indiscutibile, costante, etico. Ed è il nostro sistema di valori».  Il reato di femminicidio così diventerà un reato a sé, punibile con una pena detentiva di almeno 10 anni. Se l’iter proseguirà, dopo Malta e Cipro, la Croazia sarà il terzo Paese europeo a introdurlo.

 

Il cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh
L'Azerbaigian ci ha messo 24 ore per ottenere la resa del Nagorno Karabakh, la regione contesa con l’Armenia nel Caucaso meridionale. I combattimenti, che hanno provocato un centinaio di morti, si sono conclusi il 20 settembre, quando è stato raggiunto un cessate il fuoco che, però, sembra più una resa visto che prevede la smobilitazione delle forze dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh. Le conseguenze pratiche dell’accordo si stanno scrivendo in questi giorni durante i negoziati nella città azera di Yevlakh i tra gli armeni e rappresentanti delle autorità dell’Azerbaigian.

 

«In Libia l'alluvione era una strage annunciata»
«Nel caso di una grande alluvione, le conseguenze saranno disastrose», aveva scritto un professore di Ingegneria l’anno scorso, a proposito delle dighe sopra la città di Derna, in Libia. Che, infatti, sono crollate in conseguenza alle forti piogge, causando la morte di migliaia di persone in pochi secondi: più di 11.300. E oltre 10 mila sono i dispersi. Gli esperti sottolineavano da tempo il pericolo e avevano chiesto interventi di manutenzione, ignorati dal governo. Così, col tempo, il dolore sta lasciando il posto alla rabbia - i residenti di Derna sono scesi in piazza per chiedere conto del disastro al Governo - e all’emergenza sanitaria: le autorità hanno lanciato l’allarme sulla diffusione di malattie trasmesse dall’acqua nelle aree colpite: le acque alluvionali hanno gravemente contaminato le fonti d’acqua con liquami, rendendole insicure per il consumo ed esponendo le comunità a gravi rischi per la salute.

 

Lo scandalo visti in Polonia
Il partito al governo polacco ha messo al centro della sua attività una dura opposizione all’immigrazione. Ma ora un grosso scandalo ha travolto il dipartimento degli Esteri: un sistema corrotto di vendita di visti a migranti provenienti dall’Asia e dall’Africa per entrare nel Paese. Coinvolgendo anche i consolati all’estero. Wawrzyk, il viceministro degli Esteri, ufficialmente ha dovuto lasciare il suo incarico per «mancanza di sufficiente cooperazione» con le indagini, ma i media polacchi riferiscono che è sospettato di aver contribuito a creare il sistema corrotto di visti. Sembrerebbe, inoltre, che la scorsa settimana sia stato ricoverato in ospedale con ferite mortali dopo un apparente tentativo di suicidio.

 

L'escalation militare in Sudan
Edifici in fiamme, finestre in frantumi, muri traforati dai proiettili: i combattimenti tra l’esercito e le milizie paramilitari delle Rsf hanno incendiato la capitale del Sudan, Khartoum. Anche il ministero della Giustizia e la torre della Greater Nile Petroleum Oil Company, un simbolo per la città, hanno preso fuoco. Dallo scoppio della guerra, il 15 aprile, tra il capo dell’esercito, Abdel Fattah al-Burhan, e il comandante delle Rsf, Mohamed Hamdan Dagalo, quasi 7.500 persone sono state uccise, secondo Acled. Ma sono stime prudenti: il conflitto ha decimato infrastrutture già fragili, portato alla chiusura dell’80 per cento degli ospedali e lasciato milioni di persone senza cibo. Gli sfollati sono più di cinque milioni.

 

Scambi tra Usa e Iran
Cinque americani detenuti per anni in Iran con l’accusa di spionaggio sono tornati in libertà. «Cinque innocenti stanno finalmente tornando a casa», ha detto il presidente americano Joe Biden in una dichiarazione rilasciata mentre l’aereo che li trasportava atterrava a Doha, in Qatar, il 18 settembre. In cambio, gli Stati Uniti hanno liberato cinque iraniani. E accettato di scongelare quasi sei miliardi di dollari in beni iraniani che erano bloccati in Corea del Sud, a causa delle sanzioni. L’accordo che ha portato allo scambio di prigionieri è il risultato di anni di negoziati tra i due Paesi, che non intrattengono relazioni diplomatiche.

 

Scuole a fuoco in Belgio contro l'educazione sessuale
Il decreto sull’educazione alle relazioni, alle emozioni e alla sessualità (Evras) nelle scuole ha scatenato molte polemiche nella parte francofona del Belgio. Domenica 17 settembre, 1.500 persone sono scese in piazza a Bruxelles per chiedere le dimissioni della ministra dell’Insegnamento. Mentre otto scuole sono state vandalizzate a Liegi e a Charleroi: oltre agli incendi, sui muri sono comparse le scritte «No Evras». Dietro al movimento d’opposizione all’Evras c’è una costellazione di gruppi di estrema destra, religiosi integralisti e cospirazionisti che alimenta il panico e la disinformazione.

 

A Berlino le proteste di Ultima Generazione
Il 17 settembre, gli attivisti per il clima di Ultima Generazione hanno spruzzato con vernice gialla e arancione le colonne della Porta di Brandeburgo, tra i monumenti più noti di Berlino, per chiedere lo stop all’uso dei combustibili fossili entro il 2030: «È tempo di un cambiamento politico verso l’equità». La polizia ha fatto sapere di aver arrestato le 14 persone coinvolte. E ha avviato un’indagine sui danni alla proprietà.