Presidenziali a Bucarest
Alla diaspora romena piace l’ultradestra
Aur, il partito sovranista che sostiene Georgescu, bloccato dalla Corte costituzionale per le ingerenze russe sulle presidenziali, ha ottenuto nel nostro Paese il 25 per cento
Oggi è un giorno triste. La mia fiducia nelle istituzioni romene era bassa, ma adesso è a zero», commenta Lilian Cocolos, lavoratore del settore edile di Grosseto, alla notizia dell’annullamento del secondo turno delle elezioni presidenziali romene previste per il 6-8 dicembre. Nel pomeriggio di venerdì 6 dicembre quando la diaspora aveva già iniziato a recarsi alle urne per il secondo turno delle elezioni presidenziali, la Corte Costituzionale di Bucarest ha annullato i risultati del primo turno a causa di presunte interferenze straniere, rimandando tutto all'anno successivo. L’interferenza sarebbe stata quella della Russia nella campagna di Călin Georgescu, il candidato filo-putianiano, anti-Nato e anti-Unione europea, che ha conquistato a sorpresa al primo turno i voti dei romeni. Ci è riuscito grazie a un’aggressiva campagna su TikTok e Facebook: più di 4.000 contenuti propagandistici che hanno raggiunto un'audience di 148 milioni di utenti, come ha rivelato un’analisi del centro finlandese Check first, in collaborazione con l’Ong Reset tech e Eu disinfolab. Al secondo turno, i cittadini romeni erano chiamati a decidere tra Georgescu ed Elena Lasconi del partito di centro-destra filoeuropeista Unione per Salvare la Romania. Lilian Cocolos domenica si è comunque recato al seggio di Grosseto per protesta, così come molti connazionali.
Avrebbe voluto votare per Georgescu, il candidato sostenuto da Aur (Alleanza per l’unione dei rumeni), il partito di estrema destra capeggiato da George Simion e di cui Cocolos è vicepresidente per la Toscana. «Aur è un movimento per il bene del popolo», afferma, citandone i valori cardine: famiglia tradizionale, chiesa e nazionalismo. Mentre il successo di Georgescu è del tutto inaspettato, quello di Aur è un trend in crescita dalla sua fondazione nel 2019 e che trova proprio la sua roccaforte nella diaspora romena, la più numerosa in Europa con almeno 5,7 milioni di persone, di cui un milione nella Penisola. Anche nelle elezioni parlamentari che si sono svolte una settimana dopo le presidenziali, Aur è stato il partito più votato tra i romeni in Italia, con più del 25% dei voti contro il 18,5% ottenuto in Patria. ll partito di George Simion ha portato avanti un programma politico anti-europeista, sovranista, xenofobo e omofobo, e i suoi membri in diverse occasioni hanno negato l’Olocausto ed elogiato criminali di guerra. «Simion viene descritto come un uomo di estrema destra, ma nel partito c’è anche un’anima che si rifà al conservatorismo tradizionale e al populismo. In Italia i romeni che votano Aur non sono i “perdenti della globalizzazione” ma anzi persone ben integrate, che a loro modo vogliono contribuire alla crescita al Paese di origine», spiega Sorina Soare, origini romene, professoressa associata in Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Firenze. Il partito drena consensi in un contesto di legami informali, in cui si avverte un bisogno di rappresentanza. «Aur – aggiunge Soare – ha trovato supporto tra le associazioni della diaspora, creando ponti tra chi è emigrato e chi è rimasto, aiutando in modo concreto come, per esempio, la campagna per le vaccinazioni Covid dei migranti non registrati o facendo beneficenza». Anche Lilian Cocolos racconta di aver contribuito assieme ad Aur a raccogliere fondi per bambini orfani e svantaggiati della Romania orientale.
«Non voto Aur per me, il mio futuro è in Italia, ho anche la cittadinanza», commenta Vaschi, imprenditore edile della provincia di Rimini, in Italia dal 2006: «Voto per gli anziani che prendono una pensione da fame, per i miei figli se volessero mai tornare, per i giovani che devono essere costretti a emigrare come me».
I romeni d’Italia sono spinti a destra anche dalla stretta vicinanza del partito di Simion con Fratelli d’Italia, al suo fianco nelle file del Partito dei conservatori e dei riformisti europei al Parlamento europeo. In diverse occasioni i candidati di Aur sono stati ospitati a parlare nelle sedi FdI e lo stesso Simion è stato più volte ospite nella Penisola, l’ultima a fine ottobre 2024, meno di un mese prima delle elezioni. Georgescu può contare invece sul sostegno diretto di Roberto Vannacci, che ha incitato a sostenere il candidato anti-atlantista con messaggi in lingua romena sui suoi social media. «Non si tratta solo di un voto di protesta, ma anche di speranza per un elettorato sfiduciato in un paese con alti livelli di povertà e disagio sociale», precisa la professoressa Soare. Lilian Cocolos spiega di aver iniziato a votare Aur dopo che sua suocera è morta in un incendio in un ospedale a Costanza. Solo nel biennio 2020-21 45 persone sono morte in incidenti ospedalieri in Romania a causa di vecchi impianti elettrici sovraccarichi, mancanza di sistemi di rilevamento fumo e allarmi incendio.
«Non so se si può parlare di radicalizzazione, ma di qualcosa di più sfumato: spesso gli emigrati romeni hanno subito discriminazioni e sono trattati come mera forza lavoro, non come persone con tradizioni e valori», commenta la giornalista Elena Stancu che da quasi sei anni gira l’Europa con il suo compagno Cosmin Bumbuț documentando la vita dei romeni all’estero. «Quando sono arrivato è stato bruttissimo, mangiavo alla Caritas. Ma adesso mi sento realizzato, mio figlio frequenta l’università, se fossi rimasto in Romania non avrei ottenuto questi risultati», ricorda Cocolos: «Vorrei aprire una biblioteca con libri in rumeno per i nostri bambini, in modo che non dimentichino lingua e tradizioni». «Ci aspettavamo che votassero in mas- sa un partito di estrema destra, ma non immaginavamo che sarebbe stato Călin Georgescu – commenta Elena Stancu – È stata una campagna elettorale esplosiva, che ha spostato i voti a pochissime settimane o addirittura giorni prima del voto». Oltre che per le sue posizioni filo-putiniane, Georgescu si è fatto conoscere per le assurde teorie antiscientifiche, come l’idea che l’acqua abbia uno “spirito” e che il parto cesareo danneggi la connessione divina tra neonato e Dio. «I suoi messaggi su TikTok, senza contraddittorio, hanno quasi toni messianici. Si ispira alla mitologia del mitico popolo dei Daci, dice di essere in contatto con gli alieni e mette in dubbio l’allunaggio, ma ha un modo di parlare forbito e pacato. Ha una qualità non indifferente, riesce a calmare le persone», analizza Soare.
In realtà, nonostante si presenti come un candidato anti-establishment, Georgescu è tutt’altro che estraneo al sistema. I suoi legami con l'élite economica e politica romena risalgono fino all’epoca del partito comunista, e si sono rafforzati dopo un periodo da segretario generale del ministero dell’Ambiente (1997-98). Anche oggi – come ha rivelato un’inchiesta del gruppo Rise project – Georgescu ha all’attivo affari immobiliari di natura controversa con figure politiche di spicco dell’establishment romeno. Georgescu è anche in buoni rapporti con i gruppi neofascisti e loda il “duce” Antonescu. Dopo il suo trionfo, il clima nel Paese è stato incredibilmente teso. Anche nel weekend, dopo l’annuncio dell’annullamento delle elezioni, sono esplose le proteste per questa misura senza precedenti. I sostenitori dell'Aur e di Georgescu hanno manifestato davanti ai seggi chiusi, come in Italia. «Non sono d’accordo con l’annullamento delle elezioni – conclude Vaschi – Non ho fiducia nel governo romeno e non ci lasciano scegliere il nostro leader. Ma siamo pronti e spero che questo intoppo ci renda ancora più forti».