Accade all'estero

La Francia lavora a una legge per mettere un freno al fast fashion. Le notizie dal mondo

di Chiara Sgreccia   22 marzo 2024

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fast fashion

L’accordo con l'Egitto che dimentica i diritti umani. La fine dell’influenza occidentale in Niger che non vale per l’Italia. Le proteste a Cuba perché manca la corrente. E gli elefanti aggrediti in Sri Lanka. I fatti dal mondo da conoscere

La Francia contro il fast fashion
Per disincentivare la produzione e l’acquisto di capi fast fashion, cioè una produzione tessile a basso costo, spesso remota e delocalizzata, in Francia l’Assemblea nazionale ha approvato una proposta di legge che penalizza la moda usa e getta. Il disegno è composto da tre punti principali, secondo cui i i produttori dovranno informare l’utente sull’impatto ambientale dell’acquisto, incoraggiando la riparazione del danno. Pagare una tassa secondo il principio della responsabilità estesa, che dipenderà da quando il prodotto inquina, facendosi quindi carico dell’intero ciclo vitale del capo d’abbigliamento. E limitare la pubblicità. La proposta di legge ora è in attesa dell’ok del Senato.

 

Ue, accordo con l’Egitto
Con l’obiettivo di replicare l’accordo già firmato con la Tunisia, per siglare una serie di intese sull’asse tra Roma e Il Cairo (dimenticando però Giulio Regeni), l’Unione europea ha firmato un patto con l’Egitto, ponte tra l’Europa il Nordafrica su commercio, energia, sicurezza e per contrastare il traffico migratorio illegale. «Sono lieta di annunciare che sarà sostenuto da un nuovo pacchetto finanziario e di investimenti di 7,4 miliardi di euro», ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen subito dopo la firma con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. «Sembra che stiamo finanziando dittatori in tutta la regione. E non è questa l’Europa che vogliamo vedere. Non è questo il posto che l’Ue dovrebbe occupare nel mondo», ha invece affermato, l’eurodeputato francese Mounir Satouri. Che come molti ha dubbi sulla reale affidabilità e capacità di rispettare i diritti umani dell’Egitto.

 

 

Niger, via gli Usa
Dopo la rottura con Francia e Unione Europea, la giunta militare che governa il Niger dal colpo di Stato dello scorso luglio ha annunciato di voler porre fine, con effetto immediato, anche all’accordo con gli Stati Uniti che consente al personale militare e civile del dipartimento di Difesa Usa di entrare sul suo territorio. Come ha spiegato il portavoce della giunta, colonnello Amadou Abdramane, l’annuncio segue «gli interessi del popolo»  ed è avvenuto dopo visita di alcuni funzionari statunitensi. È un ulteriore passo che segna l’allontanamento del Niger dalla sfera di influenza occidentale a favore della Russia già pronta a contribuire per eradicare la minaccia jihadista nell’area. L'unica eccezione è il contingente italiano che, per ora, resta in Niger.

 

A Cuba le proteste non si fermano
A Cuba mancano il cibo, le medicine e il carburante. Ma anche la corrente elettrica, tanto che i blackout sono continui e stanno rendendo molto difficile la vita della popolazione. Dalla fine della pandemia di Covid-19 l’Isola è caduta in una grave crisi economica da cui sembra non riuscire a riprendersi: più di 40 mila le persone emigrate negli Usa. Mentre molti di quelli che sono rimasti hanno trovato il coraggio di scendere in piazza per manifestare l’insoddisfazione nei confronti del presidente Miguel Diaz-Canel. Che ha aperto al dialogo in «atmosfera di tranquillità e pace». Ma ha bloccato internet per evitare la diffusione di informazioni, video e foto durante le proteste. Miguel Diaz-Canel accusa gli Stati Uniti di fomentare le rivolte: «Gli Stati Uniti sostengono il popolo cubano nell'esercizio del suo diritto di riunione pacifica», ha scritto sui social il sottosegretario di Stato per gli Affari dell'emisfero occidentale, Brian Nichols.

 

In Sri Lanka gli elefanti non sono più graditi
Gli uomini e gli elefanti erano soliti vivere in armonia nello Sri Lanka. Ma negli ultimi anni la deforestazione, la coltivazione selvaggia dei campi e l’incremento di progetti di sviluppo hanno fatto sì che aumentassero i momenti di conflitto tra uomo e animale perché gli elefanti si allontanano dal loro habitat originario e saccheggiano i raccolti, spaventando gli agricoltori. Tra il 2022 e il 2023 ne sono morti 800. E il Paese è diventato quello con il maggior numero di elefanti uccisi dall’uomo. E il secondo per il numero di uomini aggrediti dagli elefanti.