Formazione tecnica, famiglia intellettuale, ideali “sessantottini”, la prima donna presidente del Paese si batte per i diritti umani e dell'ambiente. Ma dovrà affrontare problemi giganteschi

Lo ammette lei stessa: «Sono figlia del ’68». Non è una scusa, lo considera un marchio di fabbrica. Claudia Sheinbaum, 61 anni, prima donna e prima ebrea a essere eletta presidente del Messico, rivendica la sua formazione culturale e politica negli anni in cui il maggio francese arrivava a scuotere anche il grande Paese nordamericano. Oggi lo ricorda con affetto e con quell’algida freddezza che le attribuiscono, tra i tanti, il soprannome di «Dama de hielo», donna di ghiaccio. Il 2 giugno scorso, nelle più importanti elezioni della storia del Messico, ha ottenuto un successo schiacciante: il 59,35 per cento dei voti, 30 punti in più sulla diretta rivale, la candidata di origini indigene del centrodestra coalizzato attorno a Pri, Pan e Prd, Xochitl Gálvez (27,9) e su Jorge Álvarez Máynez (10,41), del Movimento Ciudadano, centrosinistra, unico uomo tra le due contendenti. Una vittoria sancita da 40 milioni di consensi.

 

Per cercare di descrivere il carattere e per delineare i tratti della futura azione di questa leader di Morena, il Movimento di Rigenerazione Nazionale fondato da Andrés Manuel López Obrador, bisogna scavare nella sua infanzia. Fu proprio infatti nella casa di famiglia che Claudia Sheinbaum cresce tra le discussioni dell’élite intellettuale della sinistra messicana. Ci sono i leader studenteschi Raúl Álvarez Garín, Salvador Martínez ed Elena Poniatowska. È lei l’autrice di numerose inchieste sul massacro di Tlatelolco quando l’esercito sparò su una folla di giovani, con centinaia di morti e feriti, durante una manifestazione di protesta contro il governo alla vigilia dei Giochi Olimpici di Città del Messico del 1968. 

 

«Nelle riunioni di casa», ricorda Rosaria Ruíz, ai tempi docente universitaria di Biologia, anche lei attirata da questo cenacolo intellettuale, «si discuteva di politica e di come migliorare le condizioni di vita della gente. Siamo sempre state persone di sinistra. Ed è lì che Claudia è cresciuta: quello è stato il suo ambiente familiare, uno spazio dove non c’erano discriminazioni». Una “scuola” che ha segnato la sua vita e che la spingerà a impegnarsi attivamente nella politica universitaria quando, 20 anni dopo, entrava alla Unam, la più grande e prestigiosa università pubblica di tutta l’America Latina.

 

Figlia di genitori ebrei, entrambi sefarditi ma profondamente laici, padre lituano e madre bulgara fuggiti in Messico dall’Olocausto, immersa in una famiglia di scienziati e militanti comunisti, la prima donna presidente ha la strada già tracciata. Si dividerà tra studi e laboratori conseguendo una doppia laurea, in Fisica e Ingegneria energetica, che poi applicherà in una serie di misure, ambientali e industriali del tutto inedite, durante il suo mandato di sindaca di Città del Messico tra il 2018 e il 2023. Pragmatica per formazione scientifica, disposta al confronto per educazione culturale, Claudia Sheinbaum riscuote giudizi contrastanti. È considerata un capo autoritario, stakanovista, insensibile, incapace a proporre una linea comune. Ma i risultati sono più indulgenti. Grazie alle sue doti organizzative ha affrontato subito l’emergenza Covid con azioni decise che hanno evitato al Messico di pagare il tributo di vite umane sofferto da altri Paesi.

 

La natura idealista e una rigida formazione tecnica restano il connubio che ha conquistato gli elettori. Di lei si fidano. Agisce in concreto e sanno che mantiene ciò che promette. «Io sono una che prende le decisioni basandosi sui dati», spiega al suo biografo, il giornalista Jorge Zepeda Patterson, ne “La sucesión 2024” (Planeta, 2024). Lo stesso Zepeda la indica come appartenente a una sinistra moderna ed europea, ecologista, impegnata nella lotta per i diritti umani, di genere e delle minoranze indigene. Una posizione che le ha procurato contrasti e scontri all’interno dello stesso Morena. Molti, tra i detrattori, hanno cercato di ostacolare la sua ascesa. È una chiara pupilla di Amlo, come viene chiamato il presidente Obrador. Le ha fatto da mentore e l’ha scelta come suo successore per finire il lavoro iniziato sei anni fa: il passaggio del Messico per la “Quarta trasformazione” verso una più completa democrazia e una decisa modernizzazione.

 

 

Ma è proprio questo legame, quasi paterno, a sollevare i dubbi tra gli stessi sostenitori. Lo considerano un limite che potrebbe condizionare l’azione politica della nuova presidente. Un freno alla sua autonomia. Amlo, obbligato a ritirarsi a vita privata perché la Costituzione impedisce il secondo mandato, nei fatti governerebbe tramite la sua creatura. Claudia Sheinbaum è consapevole del rischio. Muove i primi passi con cautela. Vuole affrancarsi dal suo maestro senza tradirne il progetto. Il fondatore di Morena esercita ancora un peso sull’elettorato. La sua popolarità è rimasta intatta. Tra luci e ombre. Non è riuscito a ridurre il tasso di violenza. Il suo approccio ai Cartelli dei narcos, fondato sullo slogan «abbracci, non pallottole» si è rivelato un fallimento. Ma ha tolto cinque milioni di messicani dalla povertà, ha sostenuto la produzione industriale, ha rilanciato l’economia. Ha dato forza lavoro ai vicini Stati Uniti e ospitato le aziende americane che delocalizzavano in Messico. Ha contenuto l’ondata di immigrati che arriva dal Centro e Sud America. Non è stato facile. Le città di confine al Nord sono diventate gli hub dei disperati alla ricerca di una nuova vita attirando l’insaziabile avidità della grande criminalità tra taglieggi, stupri, sequestri e scontri per accaparrarsi il grande business del traffico umano.

La Guardia Nazionale sorveglia la spiaggia di Isla Mujeres. La violenza endemica è uno dei grandi problemi del Paese

La nuova presidente seguirà la visione del suo predecessore ma punterà sull’avvio di un processo che rimette al centro l’ecologia, la giustizia sociale e, soprattutto, la sicurezza. È in grado di farlo. Alle ultime elezioni, il suo partito ha conquistato 360 deputati sui 500 alla Camera e 82 su 128 scranni al Senato. Tra i 20 punti del suo programma spicca la separazione del potere politico da quello economico. L’obiettivo è arginare la corruzione che ha intossicato il sistema. Sul piano della sicurezza, Sheinbaum farà l’opposto del fondatore di Morena. Riaffiderà alla Guardia Nazionale la gestione dell’ordine pubblico levando dalla strada i militari a cui erano stati dati pieni poteri. Userà l’intelligence piuttosto che le truppe e imporrà un coordinamento più efficace tra polizia, giudici federali e Procura generale. Per farlo dovrà mettere mano alla riforma del sistema giudiziario che Obrador aveva solo annunciato. Punti che prevedono modifiche alla Costituzione ma che la maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato consentiranno di far passare.

 

La «doctora», la «compañera presidente», parte in discesa. Ma nei sei anni di governo che l’aspettano dovrà fare i conti anche con l’inquilino della Casa Bianca che si troverà di fronte dopo il voto del 5 novembre. Con Joe Biden, tra i primi a congratularsi, esistono affinità. Con Donald Trump, peseranno i giudizi sull’universo femminile e le drastiche posizioni sul tema immigrati: sarà centrale nel confronto con gli Stati Uniti. Biden è stato costretto a confermare il famoso Titolo 42 adottato da Trump che consente di deportare automaticamente nei Paesi di origine chi non ha i documenti in regola. Ha varato nei giorni scorsi un controverso ordine esecutivo che chiude i confini quando vengono superati i 2.500 immigrati al giorno nel corso di una settimana. Ha imposto maggiori ostacoli ai richiedenti asilo. Applica gli stessi strumenti del suo avversario. Aveva giurato che non lo avrebbe mai fatto.

 

Le elezioni di novembre si giocano molto su questa emergenza. Solo nei primi quattro mesi di quest’anno le autorità messicane hanno arrestato 368 mila migranti irregolari. Nel 2023 oltre 2,5 milioni di persone hanno cercato di varcare le frontiere con gli Usa. Il Messico deve fare una scelta: frenare il flusso o trattare un accordo con i vicini di casa. Claudia Sheinbaum ricorrerà di nuovo ai consigli dei maestri che la introdussero nell’alveo politico. Considera Raúl Alvárez Garín, ex leader studentesco, e Valentín Campa, storico dirigente del Partito Comunista, i suoi veri padrini. Dal primo ha appreso l’importanza del dibattito e della moderazione; dal secondo il pragmatismo politico. Due aspetti che hanno segnato la sua vita e la sua carriera.

I migranti in treno verso Ciudad Juarez, la città messicana al confine con il Texas

Lascia il movimento universitario, tentato dalla lotta armata, e con altri dirigenti aderisce al Partito della Rivoluzione Democratica, di stampo progressista e socialdemocratico: è una formazione nata da una scissione del Pri che ingloba gli eredi della tradizione comunista messicana. Claudia è già sposata con un attivista universitario, Carlos Ímaz, anche lui confluito nel Prd. Da lui adotta un figlio, Rodrigo, che il marito aveva avuto in un precedente matrimonio. I due avranno una seconda figlia, Mariana, che nascerà nel 1988. Sarà Ímaz a presentarle Obrador del quale diventa grande amica.

 

Dopo i quattro anni passati negli Usa a fare ricerca, i due coniugi partecipano attivamente alla campagna elettorale che nel 2000 consegnerà a Amlo l’amministrazione comunale di Città del Messico. La loro casa, come quella dei genitori di Claudia, si trasforma nella base del nuovo sindaco. Obrador si informa e finisce per apprezzare l’attività svolta da quella giovane donna sia alla Unam sia nella Segreteria dell’Energia presso la Commissione federale dell’Elettricità dove fornisce il suo contributo scientifico. Le propone di entrare nella giunta comunale come segretaria per l’Ambiente. Il suo primo incarico sarò oggetto di un lungo dibattito: c’è chi sostiene che lo ha meritato per le sue competenze professionali, chi per l’amicizia tra il marito e Obrador.

 

Sarà proprio il marito a farla distaccare dall’agone politico. Eletto sindaco di Tlalpan, una delle sedici delegazioni in cui è suddivisa Città del Messico, è sorpreso a incassare una tangente da un imprenditore. Carlos Ímaz lo ammette, lascia l’incarico, si allontana dalla politica definitivamente. Per Claudia è un colpo durissimo. Lei stessa, per coerenza, rassegna le dimissioni di segretaria all’Ambiente della giunta Obrador. Il quale le respinge e le chiede di restare.

 

Sarà l’inizio di un sodalizio che resisterà e si rafforzerà fino allo scorso novembre quando la pupilla di Amlo conclude il suo incarico a capo di Città del Messico e si candida per Morena alla presidenza. Il salto verso la poltrona più ambita la entusiasma e la premia. È una donna, soprattutto. E questo spinge tante donne a realizzare un sogno che sembrava impossibile. Il movimento femminista ha avuto un ruolo fondamentale nella depenalizzazione dell’aborto entro le prime 32 settimane e nella lotta al femminicidio. Claudia Sheinbaum, convogliata a nuove nozze con Jésus Maria Tarriba Unger, vecchio collega di università, esperto di rischi finanziari, ritrova anche un suo equilibrio sentimentale. Entrerà in carica il primo ottobre. Rappresenta il risultato di decenni di battaglie sui diritti civili e di cambiamenti nei valori di un Paese che 500 anni dopo la conquista di Hernán Cortés ha ritrovato la sua forza e la sua vera indipendenza.