I prezzi degli affitti e degli alimenti sono aumentati drasticamente dall'insediamento del nuovo governo e i tagli alla spesa pubblica colpiscono soprattutto le classi basse e medie. Eppure la popolarità del presidente non accenna a diminuire

I prezzi nel piccolo negozio di alimentari “da Chiche” sono scritti tutti a mano: a causa dell’inflazione cambiano quasi ogni giorno e sarebbe impossibile stampare continuamente nuove targhette plastificate per ogni merce in vendita. Ma non solo, quello che è esposto non sempre è venduto nelle confezioni originali perché sarebbe troppo costoso per i clienti. La merce esposta molto spesso è sfusa: 100 grammi di caffè costano 3 euro e 50 centesimi, 400 grammi di sapone 1 euro, 50 fazzolettini 1 euro e 50. Fernando Savore, detto “Chiche”, ha 62 anni, è presidente della Federazione dei supermercati argentini e gestisce il suo negozio di alimentari alla periferia di Buenos Aires da ormai 40 anni. Nel quartiere tutti lo conoscono e lui saluta ogni cliente che entra per nome. Dagli scaffali del negozio ha osservato tutte le crisi economiche vissute dall’Argentina negli ultimi decenni, ma questa – ammette – è «particolarmente dura».

 

Da anni ormai il Paese latinoamericano sta vivendo una profondissima crisi economica, ma quest’anno sembra aver toccato il picco: l’Argentina ha chiuso il 2023 con l’inflazione più alta al mondo (211%) e nei primi mesi del 2024 i prezzi rispetto all’anno precedente sono triplicati. Il nuovo presidente del Paese, Javier Milei, si definisce un «anarchico capitalista» e ha basato la sua intera campagna elettorale sulla crisi economica. Ha promesso di rimettere in sesto il Paese e di tagliare quasi completamente le spese pubbliche portate avanti dallo Stato. Nei suoi primi mesi di governo, Milei ha cercato di mantenere le promesse e i sussidi statali sono stati ridotti drasticamente, a cominciare dall’elettricità e dalla benzina che venivano in parte finanziati dallo Stato. Dall’inizio dell’anno migliaia di lavoratori statali inoltre sono stati licenziati e molti contributi destinati alle province, alle università e agli ospedali pubblici sono stati tagliati.

 

I prezzi degli affitti e degli alimenti nei supermercati in poche settimane dall’inizio del governo sono aumentati drasticamente e oggi, nonostante lo stipendio medio in Argentina non arrivi ai 500 euro, fare la spesa costa quanto nelle capitali europee. «In Argentina si vive da diversi anni giorno per giorno – dice Chiche mentre aiuta una cliente – ma questi sono mesi davvero duri per i cittadini. Quando Milei parla del “ajuste” (le riforme per risolvere la crisi economica), si deve pensare che siamo noi cittadini a pagarne le conseguenze. Senza il sussidio per l’elettricità, le bollette si sono quadruplicate. E questo per esempio mette in grossa difficoltà gli imprenditori, che siano grandi o piccoli».

 

Una lavagna con i prezzi di un alimentari, prezzi che spesso crescono di giorno in giorno

 

Mentre osserva la merce esposta, continua: «Molti fra i miei clienti hanno votato Milei. E, nonostante le riforme siano molto dure per tutti, le persone continuano a credere in questo governo». E in effetti, anche se da quando è iniziato il governo di Milei ci sono stati numerosissimi scioperi e proteste (anche molto partecipati) contro le riforme approvate, il consenso presidenziale si mantiene alto e stabile fra i cittadini (circa il 50%). «Credo che molti argentini siano stanchi dei politici tradizionali e che Milei abbia saputo sedurre con le sue idee», assicura il commerciante.

 

Chiche, come molti altri, ha inizialmente conosciuto Javier Milei grazie al figlio (23 anni e studente di medicina) che lo seguiva sui social. «Quando si è giovani di solito si tende ad avere ideali di sinistra, a essere rivoluzionari – riflette – ma nonostante Milei abbia ideali di estrema destra è riuscito a convincere una buona parte di giovani argentini». La vittoria di Milei e il sostegno al governo, nonostante le durissime misure e l’inflazione che ha raggiunto il suo massimo storico, ha sorpreso e continua a sorprendere gli analisti politici argentini. Come spiega Valeria Brusco, docente e politologa della Red No Sin Mujeres: «La maggior parte degli analisti definiva fiacca la campagna elettorale di Milei, fiacca perché nelle strade non si vedevano cartelli in suo sostegno, ignorando però che i social media (soprattutto TikTok e Instagram) erano sommersi da video del candidato. Il suo sostegno nel tempo è cambiato, ma soprattutto all’inizio Milei ha saputo parlare a quei giovani che si sentono estremamente frustrati dalla crisi, che non hanno speranze per il futuro e che, sostenendo questo governo, rigettano con forza la classe politica tradizionale che non ha saputo risolvere la situazione economica».

 

I tagli di Milei hanno colpito soprattutto la classe bassa e quella media che in Argentina – a differenza di altri Paesi latinoamericani – è molto numerosa. Ma diversi economisti internazionali mostrano preoccupazione, a partire dal Fmi (Fondo Monetario Internazionale) che avverte: «È importante che il peso delle riforme non cada in modo sproporzionato sulle famiglie lavoratrici». Ma, nonostante le difficoltà evidenti, il sostegno al governo non accenna a calare nemmeno nelle classi basse.

 

Noelia Zúñiga ha 28 anni e lavora come tassista nei turni notturni. Il suo taxi è completamente ricoperto da stickers pro-Milei e Noelia si definisce orgogliosamente una sua sostenitrice, come dice lei ridendo: «Sono quasi una fanatica di questo governo». Ha conosciuto Milei guardando i suoi video su TikTok e si è sentita subito catturata dalle sue idee. «Quando lo guardo negli occhi sento che è una persona sincera, che dice la verità – sostiene – credo che possa davvero cambiare tutto e lo sta facendo». Noelia è emigrata dal Perù con la sua famiglia quando aveva 7 anni e, per sua stessa ammissione, non ha mai seguito la politica prima di diventare una militante pro-Milei. «Mi piace perché ha aperto la mente a tutti, facendoci capire tantissimo dell’economia con parole molto semplici – dice – ci ha fatto comprendere soprattutto che ci stavano rubando il futuro». Noelia racconta che lo scorso anno, mentre il governo era guidato dal candidato peronista Alberto Fernández, la sua situazione economica è peggiorata moltissimo e ribadisce di avere molte speranze per il futuro del Paese ora che Milei è presidente. «Sono convinta che riuscirà a eliminare l’inflazione. E non mi sorprenderebbe affatto se decidesse di chiudere il Parlamento: non hanno mai fatto nulla per il Paese e ora lo stanno solamente ostacolando».

 

Ma non tutti i sostenitori di Milei sono così convinti delle manovre portate avanti dal governo. Pablo Torres ha 52 anni, è un dipendente pubblico e nel tempo libero lavora come autista per Uber nella capitale. Mentre guida di fronte alla Casa Rosada, il palazzo governativo argentino, dice: «Ho votato per Milei perché gli ultimi governi mi hanno deluso moltissimo. Però non l’ho votato perché la mia vita peggiorasse: il mio stipendio negli ultimi mesi è ulteriormente diminuito, ma il costo dell’affitto e della spesa sono triplicati».