E poi i colpevoli dell’11 settembre, le proteste in Venezuela contro Maduro. La tensione in Medio Oriente dopo l’uccisione del capo politico di Hamas. Le notizie false sull’accoltellamento nel Regno Unito. Le inondazioni in Corea del Nord, la morte dei soldati russi in Mali. E le manifestazioni in Serbia contro l’estrazione di litio. Ecco i fatti della settimana

Turchia, scambio di prigionieri Usa-Russia
All’aeroporto di Ankara, capitale turca, il 1° agosto si è svolto lo scambio di prigionieri più grande dai tempi della guerra fredda. Dopo trattative segretissime, la Russia e la Bielorussia hanno liberato 16 prigionieri tra cui l’ex marine americano Paul Whelan, la giornalista Alsu Kurmasheva, di nazionalità russa e americana che lavorava per Radio Free Europe, il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich, 32 anni, arrestato nel marzo 2023 e condannato per spionaggio a 16 anni: «Abbiamo aspettato 491 giorni per il rilascio di Evan, ed è difficile descrivere cosa si prova oggi. Non vediamo l'ora di dargli il più grande abbraccio e di vedere da vicino il suo sorriso dolce e coraggioso», hanno dichiarato il familiari. In cambio 10 persone detenute tra Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia e Norvegia sono state rilasciate e sono rientrate in Russia. Tra queste Vladislav Klyushin, uomo d’affari russo, Roman Seleznev, condannato come hacker, Vadim Krasikov, colonnello dei servizi segreti russi Fsb, condannato all’ergastolo per l’omicidio di un dissidente ceceno. 
Per il presidente Usa Joe Biden lo scambio è stato «un capolavoro della diplomazia».

 

Usa, colpevoli dell'11 settembre
Come si legge sul New York Times, l’uomo accusato di aver pianificato gli attacchi dell'11 settembre 2001 e due dei suoi complici hanno accettato di dichiararsi colpevoli di cospirazione e omicidio in cambio di una condanna all'ergastolo anziché di un processo con pena di morte. I procuratori che hanno seguito il caso hanno spiegato che l’accordo aveva lo scopo di portare un po’ di “giustizia”, in particolare per le famiglie delle quasi 3 mila persone uccise negli attacchi di New York, Pentagono e Pennsylvania.

Gli imputati, Khalid Shaikh Mohammed (considerato la mente degli attentati terroristici), Walid bin Attash e Mustafa al-Hawsawi, sotto custodia degli Stati Uniti dal 2003, hanno raggiunto l’accordo, che il 31 luglio è stato approvato, durante i 27 mesi trascorsi nel centro di detenzione di Guantanamo

 

Medio Oriente, fiato sospeso
«Il regime sionista criminale e terrorista ha martirizzato il nostro caro ospite nella nostra casa e ci ha rattristato. Ma ha creato il contesto per la sua dura punizione». Così ha detto il leader iraniano l’ayatollah Ali Khamenei a proposito dell’uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, durante la preghiera per i suoi funerali. L’uccisione è avvenuta a Teheran dove Haniyeh si trovava per partecipare alla cerimonia di inaugurazione della presidenza di Masoud Pezeshkian. Poche ore prima anche Fuad Shukr, braccio destro di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, era stato ucciso durante un bombardamento israeliano in Libano. Paesi e organizzazioni più vicini ad Hamas, come Turchia, Qatar, Cina e Russia hanno immediatamente condannato il raid israeliano che ha portato alla morte di Haniyeh, mentre il resto del mondo guarda con attenzione alla situazione in Medio Oriente, preoccupato che il conflitto si allarghi e intensifichi. E a Gaza continuano i massacri.


 

Venezuela, cresce la rabbia
Neanche 24 ore dopo la chiusura dei seggi, in Venezuela dove il 28 luglio si sono tenute le elezioni presidenziali, il Consiglio elettorale nazionale ha dichiarato la vittoria del presidente in carica Nicolás Maduro, (al suo terzo mandato), con il 51,2 per cento dei voti. Subito dopo la diffusione dei risultati, però, in molti hanno espresso dubbi sulla loro veridicità: mentre i leader dell’opposizione Edmundo Gonzalez e Maria Corina Machado, sostengono di aver ottenuto oltre il 73 per cento dei voti, e chiedono che la volontà del popolo venga rispettata, migliaia di persone si sono radunate per le strade delle principali città, in particolare della capitale Caracas per chiedere un nuovo governo. Sono state abbattute alcune statue dell’ex presidente Hugo Chávez di cui Maduro è considerato l’erede, e ci sono stati violenti scontri con le forze dell’ordine rimaste fedeli al presidente. Secondo i funzionari locali circa 750 persone sono state arrestate. E, a quanto riportano due delle più importanti ong del Paese, diverse persone sarebbero morte e decine sono ferite. Il 1° agosto, il governo degli Stati Uniti ha fatto sapere di ritenere Edmundo González Urrutia il vero vincitore delle elezioni presidenziali, mentre Maduro non si arrende e definisce chi lo contesta come parte di un complotto orchestrato dalla Destra.



 

Uk, attacco alle bambine e notizie false
Tre bambine sono morte e altre sono rimaste ferite in un accoltellamento a Southport, città a nord di Liverpool, durante un laboratorio di danza sulle canzoni di Taylor Swift, lo scorso 29 luglio. Per l’attacco poco dopo è stato arrestato un ragazzo di 17 anni, di Banks nel Lancashire, con l'accusa di omicidio e tentato omicidio. Sui social però sono circolate parecchie notizie false circa le origini straniere dell’attentatore che, cavalcate dalla destra britannica, hanno scatenato proteste violente e immotivate contro l’immigrazione anche a Londra.

 

Corea del nord, inondazioni
Tra il 27 e il 28 luglio forti piogge hanno colpito la Corea del Nord, in particolare la città di Sinuiju e la contea di Uiju, al confine con la Cina, causando inondazioni e portando all’isolamento di migliaia di persone, almeno 4200, secondo i dati disponibili, che sarebbero state salvate attraverso ponti aerei. Il leader del Paese Kim Jong Un, dopo aver attraversato in macchina le zone allagate, ha definito la situazione «un’emergenza”: sebbene sia difficile verificare le informazioni, per i media locali in alcune aree, le piogge hanno sommerso completamente terreni e case e potrebbero accrescere i problemi legati alla scarsità di cibo in uno dei Paesi più poveri al mondo.

 

 

Mali, russi morti
Un gruppo dei ribelli Tuareg afferma di aver ucciso circa 80 soldati russi, e di averne imprigionati almeno altri 15, durante un combattimento avvenuto domenica scorsa nel nord del Mali, vicino al confine con l’Algeria. I ribelli combattono per l’indipendenza da quando una giunta militare nel 2020, a seguito di un colpo di Stato, ha preso il Potere nel Paese. I mercenari russi, fino a poco tempo fa appartenenti al gruppo Wagner, combattono a sostegno del colonnello Assimi Goïta, capo della giunta militare. L’ex gruppo Wagner è presente in diversi stati africani, dove offre supporto ai governi in carica in cambio di denaro.

 

Serbia, proteste
Migliaia di persone si sono scese in piazza il 29 luglio in Serbia, nella città di Sabac per protestare contro il progetto di estrazione del gruppo anglo-australiano Rio Tinto. L’azienda punta a istallare un nuovo sito minerario nella regione occidentale di Jadar, tra le più ricche d’Europa per la presenza di litio. Il metallo è considerato fondamentale dall’Ue - che ha appena firmato un accordo di collaborazione con la Serbia per la sua estrazione - perché necessario per la produzione di batterie per veicoli elettrici e i dispositivi mobili. Ma «non possiamo vivere senza aria e acqua pulite mentre possiamo vivere senza batterie al litio e auto elettriche», ricordano i manifestanti.