Il via libera di Keir Starmer a un reset dei rapporti con l'Unione europea era arrivato “all’ultimo, a notte fonda”, a qualche ora dall'incontro di lunedì 19 maggio a Londra tra il leader britannico, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e quello del Consiglio europeo António Costa. È il vertice più importante da quando il Regno Unito, nel 2016, ha scelto di lasciare l’Unione europea. Per l'occasione, è stato firmato il primo accordo strutturato tra le due parti da quando, cinque anni fa, il la Brexit è diventata ufficiale.
L’intesa copre diversi ambiti, tra cui la pesca, la difesa, il commercio agroalimentare, energia, mobilità e ambiente, con l’obiettivo di stabilire una cooperazione più stabile tra Londra e Bruxelles. Uno dei nodi centrali dell'accordo riguarda la sicurezza. È stato ufficializzato un patto di cooperazione che include ambiti come cybersicurezza, contrasto alle minacce ibride, infrastrutture critiche e sicurezza marittima. Il Regno Unito potrà inoltre partecipare — con alcune condizioni — al nuovo fondo europeo da 150 miliardi di euro per la difesa comune, con una potenziale quota del 35% per le aziende britanniche.
Sul fronte energetico, il Regno Unito ha accettato di riallinearsi al mercato unico europeo dell’elettricità, sottoponendosi anche alla supervisione della Corte di giustizia europea. L’obiettivo è facilitare gli investimenti verdi e abbassare i prezzi dell’elettricità, soprattutto per i progetti nel Mare del Nord. Un altro progresso pratico riguarda i passaporti elettronici: i cittadini britannici potranno nuovamente utilizzare i gate automatici in diversi aeroporti europei. Le parti hanno trovato un accordo significativo anche sulla pesca. Il Regno Unito ha accettato di estendere per altri 12 anni (fino al 2038) i diritti di pesca alle imbarcazioni europee nelle sue acque, mantenendo l’attuale status quo.
Resta invece irrisolta la questione della mobilità giovanile. L’Unione europea puntava al ripristino di programmi come Erasmus+, ma il governo britannico si è mostrato esitante, temendo di essere accusato di voler reintrodurre la libertà di movimento. Per ora, l’accordo contiene solo un impegno vago ad attivare programmi di scambio “limitati nel tempo”, con ulteriori negoziati previsti.
Se l’accordo è, per il premier laburista Starmer, un’opportunità per riavvicinarsi al Vecchio Continente – coerentemente con la sua strategia di dialogo, soprattutto in politica estera, con i principali leader Ue – dall’altra è già partita l’offensiva di Mr. Brexit, Nigel Farage, che ha promosso il referendum di nove anni fa e che ora vola nei sondaggi. Il leader del partito euroscettico Reform UK ha già parlato di "resa" e "tradimento".