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17 ottobre, 2025Sul leader russo pende un mandato d'arresto internazionale, che obbligherebbe Budapest ad arrestarlo: nonostante Orbán abbia annunciato a marzo l'uscita dallo statuto di Roma, la Corte de L'Aja ribadisce che il recesso "non ha effetto sui procedimenti in corso"
Budapest dopo Anchorage. Vladimir Putin è pronto a incontrare, per la seconda volta in pochi mesi, Donald Trump. Ma al di là dell’annuncio e dei tanti dossier sul tavolo, ci sono una serie di nodi da sciogliere. A partire dal mandato d’arresto che pende sul leader russo, spiccato nel marzo 2023 dalla Corte penale internazionale, e che obbligherebbe i Paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma a dar seguito alle richieste della Corte de L’Aja. E l’Ungheria è tra questi.
Nonostante l’uscita annunciata da Budapest lo scorso 3 aprile, proprio mentre nella capitale ungherese arrivava il premier israeliano Benjamin Netanyahu (anche su lui pende un mandato di cattura internazionale), “il recesso dallo Statuto di Roma ha effetto un anno dopo il deposito della notifica presso il segretario generale delle Nazioni Unite, depositario dei trattati internazionali — spiega all’Ansa la stessa Corte penale internazionale —. Il recesso non ha alcun effetto sui procedimenti in corso o su qualsiasi questione già all'esame della Corte prima della data in cui il recesso ha avuto effetto". Eseguire le decisioni esecutive della Corte, continua la Cpi, “è un obbligo giuridico e una responsabilità”.
La Corte dell'Aja, si aggiunge, “si affida agli Stati per l'esecuzione delle sue decisioni. Questo non è solo un obbligo giuridico della Corte ai sensi dello Statuto di Roma, ma anche una responsabilità nei confronti degli altri Stati parte dello Statuto. Quando gli Stati hanno dubbi sulla cooperazione con la Corte, possono consultarla in modo tempestivo ed efficiente. Tuttavia, non spetta agli Stati determinare unilateralmente la fondatezza delle decisioni giuridiche della Corte. Come stabilito dall'articolo 119 dello Statuto, 'ogni controversia relativa alle funzioni giudiziarie della Corte è risolta con decisione della Corte’”.
Ma l’Ungheria, garantisce oggi il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó in conferenza stampa, garantirà comunque l’ingresso di Putin nel Paese. "Siamo pronti a creare le condizioni appropriate affinché i presidenti americano e russo possano tenere colloqui in condizioni di sicurezza e pace — ha spiegato il capo della diplomazia ungherese —. Tutte le questioni tecniche, dal luogo alla tempistica, devono ancora essere decise, ma non appena la data sarà definitiva, forniremo ovviamente informazioni”.
Resta poi da capire la rotta che farà, eventualmente, l’aereo di Putin. La “strada” più rapida consiglierebbe di sorvolare i cieli dei Paesi baltici e della Polonia; opzione poco praticabile, considerata l’ostilità nei confronti della Russia.
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