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20 ottobre, 2025Ieri l'Idf ha bombardato diverse parti della Striscia in risposta a un missile anticarro sparato contro due militari: Tel Aviv accusa, Hamas nega. Oggi dovrebbe riaprire il valico di Rafah. In Israele attesi Witkoff e Kushner
La giornata di ieri — 19 ottobre — descrive plasticamente di tutte le fragilità e difficoltà della tregua in corso a Gaza. Alle 10 del mattino, l’esercito israeliano fa sapere di aver colpito alcuni obiettivi nel Sud della Striscia, a Rafah, in risposta a quella che definiscono una "violazione del cessate il fuoco" da parte di Hamas. Alcuni “terroristi”, ha spiegato l’Idf, sarebbero usciti da un tunnel e avrebbero lanciato un missile anticarro e sparato contro le truppe”. Il bilancio è di due morti, due militari della brigata Nahal: Yaniv Kula e Itay Yavetz, rispettivamente 26 e 21 anni.
Hamas, dal canto proprio, ha negato ogni suo coinvolgimento: “Non abbiamo informazioni su incidenti o scontri avvenuti nella zona di Rafah, che è sotto il controllo dell’occupazione”, scrivono sul loro canale Telegram. “I nostri contatti con i gruppi presenti lì sono stati interrotti dallo scorso marzo. Non abbiamo alcun collegamento con alcun evento che si verifichi in quella zona e non abbiamo modo di comunicare con i nostri combattenti lì presenti, ammesso che qualcuno di loro sia ancora vivo”.
Le versioni sono le più disparate. C’è anche chi ha ipotizzato che il fuoco aperto da Hamas non fosse contro l’esercito israeliano, ma contro il clan Shabab — ma è difficile trovare conferme — che, armato da Tel Aviv, controlla alcune parti della città al confine con l’Egitto.
Poi, ci sono i fatti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato di “agire con tutta la forza” e l’esercito israeliano ha bombardato la Striscia. Non solo Rafah, ma anche Khan Younis e Gaza City. A fine giornata il bilancio, come riportato da Mahmud Bassal, portavoce dell'agenzia di protezione civile, che opera come servizio di soccorso sotto l'autorità di Hamas, parla di “45 persone uccise”.
Dopo i raid, il ritorno alla (fragile) tregua. Le forze di difesa israeliane, scrivono su Telegram, hanno “iniziato una nuova fase di applicazione del cessate il fuoco in conformità con la direttiva della leadership politica, e a seguito di una serie di attacchi significativi in risposta alle violazioni da parte di Hamas”, aggiungendo che “continueranno a far rispettare l'accordo di cessate il fuoco e risponderanno con fermezza a qualsiasi sua violazione”. E oggi, dovrebbe riaprire il valico di Rafah e riprendere la consegna di aiuti umanitari, sospesa negli scorsi giorni.
Per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump il cessate il fuoco è “ancora in vigore”, ha detto parlando con i cronisti a bordo dell’Air Force One di ritorno da Mar-a-Lago. Il tycoon incolpa “alcuni ribelli interni” a Gaza. Ma in ogni caso — ha aggiunto — la situazione sarà gestita correttamente. Sarà gestita con durezza, ma correttamente”. Oggi in Israele torneranno l'inviato speciale Usa Steve Witkoff e il consigliere di Trump Jared Kushner, mentre domani dovrebbe essere il giorno del vicepresidente americano JD Vance. Il vice di Trump ha ammesso che il mantenimento della tregua “sarà complicato. Ci saranno momenti in cui Hamas aprirà il fuoco su Israele. Israele dovrà rispondere, ovviamente. Pensiamo comunque — ha aggiunto — che siano le migliori possibilità di una pace sostenibile, ma ci saranno alti e bassi e dovremo monitorare la situazione”.
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