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21 ottobre, 2025La tesi della direttrice del programma Medio Oriente del think tank Center for Strategic and International Studies, Mona Yacoubian: "Tel Aviv potrebbe colpire la Striscia ogni volta che ritiene che ci sia una minaccia, senza una ripresa completa del conflitto. Come già fa a Beirut"
Gli attacchi israeliani in Libano, nonostante il cessate il fuoco in vigore da circa un anno, sembrano suggerire che quello adottato da Tel Aviv sia un modello potenzialmente valido anche per Gaza: accettare una tregua dai confini poco chiari per poi continuare il conflitto con raid meno frequenti e intensi, ma senza deporre davvero le armi.
In Libano, infatti, Tel Aviv prosegue ad attaccare anche sul suo fronte settentrionale. L’ultima tregua tra Israele e Hezbollah - anche in quel caso mediata dagli Stati Uniti - era entrata in vigore nel novembre 2024. L’accordo prevedeva che Beirut impedisse ai gruppi armati di attaccare Israele e che lo Stato ebraico interrompesse le azioni militari in Libano. Era concesso, però, agire per “autodifesa”. In mancanza d’altri dettagli (e limiti), Israele ne ha approfittato per lanciare dei raid quasi quotidiani verso il confine settentrionale, appigliandosi all'intenzione di smantellare Hezbollah. I funzionari libanesi, però, sostengono che gli attacchi ottengono l’effetto contrario, ostacolando i loro sforzi per ottenere il disarmo di Hezbollah: con il pretesto di doversi difendere, il gruppo continua così conservare le proprie armi. Dal cessate il fuoco stabilito quasi un anno fa, almeno 270 persone sarebbero state uccise in Libano da Israele, mentre nessun israeliano ha perso la vita.
E il timore è che questo modello possa essere applicato anche a Gaza, con attacchi continui, ma di minore intensità. Tel Aviv sembra averne già dato una prova la scorsa domenica, 19 ottobre, quando - nonostante la tregua - ha lanciato dei raid nella Striscia dopo che (ha affermato l’Idf), il gruppo palestinese aveva sparato contro le sue truppe.
Mona Yacoubian, direttrice del programma Medio Oriente del think tank Center for Strategic and International Studies, ha descritto lo scenario libanese come un “lessfire” piuttosto che un cessate il fuoco. Il Libano “potrebbe benissimo servire da modello per Gaza, dando essenzialmente margine di manovra alle forze israeliane per colpire ogni volta che ritengono che ci sia una minaccia, senza una ripresa completa del conflitto”, ha affermato.
Per l’analista, però, se la situazione libanese non sembra destinata a cambiare nel breve termine “a meno di una svolta nei negoziati dietro le quinte mediati dagli Stati Uniti”, a Gaza potrebbe essere diverso: e questo grazie al “ruolo significativo” dei mediatori Qatar, Egitto e Turchia.
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