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3 ottobre, 2025Contro la mozione Pp-Vox al Comune di Madrid, il premier spagnolo annuncia la proposta di inserirlo Costituzione. Ma sarà una riforma difficile da approvare, dato il necessario appoggio dei Popolari alla Camera
Il governo spagnolo, guidato dal primo ministro Pedro Sánchez, ha annunciato una riforma per includere il diritto all’aborto nella Costituzione. La decisione arriva dopo la mozione sostenuta dal Partito Popolare e dal partito di estrema destra Vox nel Consiglio comunale di Madrid che proponeva l’obbligo a informare dei rischi di una "sindrome post aborto" le donne che si sottoponevano all'interruzione volontaria di gravidanza. La presunta "sindrome", in realtà, non gode di alcuna base scientifica ed è il riflesso di teorie negazioniste e pseudoscientifiche. Lo stesso sindaco di Madrid, José Luis Martínez Almeida (del Partito Popolare), ha chiarito che non esiste alcuna prova scientifica della sindrome post-aborto e ha assicurato che le donne non saranno obbligate a ricevere queste informazioni.
“Oggi il Pp ha deciso di unirsi all’estrema destra. Che lo facciano pure. Possono farlo. Ma non a discapito delle libertà e dei diritti delle donne” ha dichiarato Sánchez. "Per questo, impediremo che vengano fornite informazioni fuorvianti o contrarie alla scienza sull’aborto, riformando il Decreto Reale 825/2010. Presenteremo al Parlamento una proposta per costituzionalizzare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, in linea con la giurisprudenza della Corte costituzionale”.
L'unione tra Pp e Vox riguarda in realtà anche una divisione interna al Partito Popolare stesso sul tema dell'aborto, tra una dirigenza nazionale, guidata da Alberto Núñez Feijóo, orientata a evitare un dibattito divisivo evitando la questione, e le iniziative di alcune sezioni locali del partito, come quella di Madrid, che riaprono la discussione, causando sconcerto e contraddizioni all'interno del partito.
La formula per promuovere la tutela dell'aborto nella Costituzione è quella di una procedura ordinaria di riforma costituzionale, che richiederebbe una maggioranza qualificata per l'approvazione, ossia tre quinti di entrambe le camere. Quindi, anche i voti favorevoli dei popolari. Se la riforma di Sanchez passerà, cosa improbabile dato il necessario sostegno dei popolari, il diritto all’aborto sarà “blindato” e protetto dalla Costituzione, a discapito di eventuali attacchi e ingerenze dei partiti conservatori.
Una proposta del genere, in realtà, era stata già avanzata nel marzo 2024 dal partito di sinistra Sumar, ma all’epoca il Psoe l'aveva accantonata. La ministra per le Pari Opportunità Ana Redondo aveva affermato che non sussistevano le condizioni politiche necessarie per la sua approvazione, né il "consenso molto ampio" richiesto dalla Costituzione spagnola per una riforma di questa portata.
In Spagna, il diritto all’aborto venne depenalizzato grazie a una sentenza della Corte costituzionale nel 1985, ma solo in casi eccezionali. Venne poi modificato dal decreto reale del 2010, che stabiliva il principio dell'aborto libero entro le prime 14 settimane di gestazione. Ad oggi ricorrere a questo diritto non è ugualmente facile per le cittadine spagnole, come del resto in Italia. Secondo i dati di un recente studio dell'Instituto de las Mujeres, in alcune comunità autonome la percentuale di aborti nei centri pubblici è significativa: Catalogna 41,8%, Navarra 35,1% e Paesi Baschi 28,7%. In altre è minima: a Madrid, la più bassa, è dello 0,27%, a Murcia 0,6% e in Castiglia-La Mancia 0,9%. Essendo la Spagna formata da comunità autonome, il potere governativo di incidere sul miglioramento dell’accesso a tale prestazione è molto limitato, dati gli ampi poteri di cui godono le comunità.
Attualmente, l'unico paese al mondo ad avere incluso il diritto all'aborto nella propria Costituzione è la Francia, a partire dal 2024.
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