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7 ottobre, 2025Lorenzo Mollicone partecipa alla missione che raccoglie l’eredità della Global Sumud Flotilla: “Abbiamo rallentato per non arrivare il 7 ottobre nella zona di intercettazione, è una giornata di lutto, vogliamo rispettare sia israeliani che palestinesi”
Il viaggio della Global Sumud Flotilla non è finito. Sono passati sei giorni dall’abbordaggio della marina militare israeliana, molti degli attivisti sono già stati rimpatriati mentre altri sono ancora detenuti nelle prigioni israeliane. Nelle acque al largo di Gaza, tuttavia, c’è un'altra piccola flotta che ha raccolto l’eredità di quella missione.
La Thousand Madleens to Gaza conta nove imbarcazioni, sotto la sua bandiera navigano attivisti di diversi paesi fra cui Italia, Francia, Irlanda, Inghilterra, Stati Uniti, Corea del Sud e Turchia.
Lorenzo Mollicone, 26 anni, che scrive per la rivista Scomodo, si trova a bordo della Abd Elkarim Eid con altri otto attivisti fra cui un parlamentare francese. Oggi – 7 ottobre – la sua imbarcazione si trova a meno di 200 miglia nautiche dalla Striscia e domani entrerà con la missione nella zona in cui l’esercito israeliano ha intercettato la Global Sumud Flotilla.
Puoi raccontarci chi siete e come sta andando il vostro viaggio?
“La nostra missione è in continuità con la Global Sumud Flotilla, è organizzata insieme a The Freedom Flotilla Coalition, un’associazione che dal 2008 cerca di rompere il blocco navale su Gaza e a cui apparteneva anche la Mavi Marmara, una nave che nel 2010 fu attaccata dalle forze speciali israeliane con un’operazione in cui morirono 10 attivisti. Siamo partiti il 27 settembre da Catania e da Otranto, oltre a otto barche a vela c’è anche una nave più grande, la Conscience, con a bordo circa 200 fra giornalisti e medici. Trasportiamo aiuti che ci sono stati richiesti direttamente da alcune associazioni che operano nella Striscia”.
Avete subito attacchi durante la navigazione?
“Finora non siamo mai stati attaccati, ci sono stati solo dei sorvoli da parte di alcuni droni di sorveglianza”.
Le autorità vi stanno garantendo assistenza come fatto con la Sumud?
“Non abbiamo avuto nessun contatto con istituzioni governative, né israeliane, né europee, né di nessun altro Paese. Spero che le autorità ci possano sostenere anche a fronte del trattamento che hanno subito gli attivisti della Global Sumud Flotilla. Ho scritto personalmente una lettera a Giorgia Meloni per chiedere che la missione venga tutelata e venga garantita l’incolumità nostra e delle nostre imbarcazioni, tante battono bandiera italiana”.
Cosa vi spinge a intraprendere questo viaggio?
“Il nostro è un gesto dettato soprattutto dalla nostra coscienza. Abbiamo preso in considerazione il rischio che può comportare la nostra missione ma abbiamo scelto di imbarcarci comunque mettendo al primo posto la solidarietà verso una popolazione che da due anni sta soffrendo l’indicibile. Sono valori umani, che potrei anche definire come cristiani, gli stessi che la destra italiana millanta di professare”.
Nell’ultimo weekend in Italia e nel mondo ci sono state grandi manifestazioni a sostegno della Global Sumud Flotilla e della causa palestinese. Che effetto ti fa vedere le piazze così piene per la Palestina?
“Mi fa pensare che con tutto questo sostegno ci possano essere delle speranze, delle possibilità di arrivare alle coste palestinesi. Quando eravamo in Sicilia nei giorni prima della partenza abbiamo sentito un grande calore, c’erano molte persone a sostenerci”.
Vi state avvicinando a Gaza il giorno dell’anniversario del massacro del 7 ottobre 2023. Vi siete confrontati sul valore simbolico del vostro viaggio in questa data?
“Abbiamo rallentato volutamente per non arrivare nella zona dove potremmo essere intercettati proprio il 7 ottobre, che deve rimanere una giornata di lutto e di commemorazione per quello che è successo che chiaramente va denunciato e condannato. La nostra missione vuole essere all’insegna del rispetto incondizionato sia degli israeliani che dei palestinesi. Inoltre siamo consapevoli della narrazione mistificatoria che lo Stato israeliano sta adottando e sapevamo che arrivare vicino al punto di intercettazione nell’anniversario del massacro compiuto da Hamas sarebbe stato un grosso problema anche mediatico e comunicativo”.
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