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21 novembre, 2025Ecco i 28 punti della bozza presentata da Trump a Zelensky, che ha accettato di discuterla. Ma a Kiev è scontro politico
Per ora Volodymyr Zelensky "ha ricevuto formalmente una bozza" del piano americano in 28 punti per la fine della guerra in Ucraina e ha accettato di discuterla. Dietro alla volontà del presidente ucraino si nascondono però titubanze e scetticismi perché, per molti, il piano è fortemente sbilanciato a favore di Mosca. Una "provocazione russa", la definisce il viceministro degli Esteri di Kiev, Sergiy Kyslytsya. Ma cosa c'è nel piano Usa?
Il documento riafferma innanzitutto la sovranità dell’Ucraina e introduce un patto di non aggressione tra Russia, Ucraina e Unione europea. Mosca si impegnerebbe a non invadere altri Paesi, mentre la Nato rinuncerebbe a ogni ulteriore espansione. Washington assumerebbe il ruolo di mediatore tra Russia e Alleanza atlantica per ristabilire un dialogo strategico finalizzato alla de-escalation e allo sviluppo economico.
Per Kiev verrebbero previste garanzie di sicurezza statunitensi, subordinate però a una drastica riduzione delle forze armate a 600 mila uomini e all’inserimento nella Costituzione del divieto di entrare nella Nato. Parallelamente l’Alleanza dovrebbe sancire che l’Ucraina non potrà mai diventare membro e rinunciare a dispiegare truppe sul suo territorio; caccia europei opererebbero invece dalla Polonia per la difesa regionale.
Le garanzie includono regole rigide: gli Stati Uniti otterrebbero compensazioni economiche; l’Ucraina perderebbe le protezioni se attaccasse per prima la Russia; Mosca, in caso di violazioni, sarebbe soggetta a risposte militari coordinate e al ripristino delle sanzioni. Un attacco ucraino “ingiustificato” contro città russe invaliderebbe l’intero sistema di sicurezza.
Sul piano economico, Kiev riceverebbe un pacchetto di ricostruzione molto ampio: un Fondo di sviluppo per investimenti in tecnologia, data center e intelligenza artificiale; cooperazione energetica con Washington per ricostruire pipeline e infrastrutture del gas; programmi per rigenerare città e infrastrutture; un sostegno finanziario dedicato della Banca Mondiale. Parte dei fondi russi congelati (100 miliardi) verrebbe usata dagli Usa per questi progetti, con ritorni economici condivisi; l’Europa contribuirebbe con un ulteriore pacchetto da 100 miliardi. Il resto degli asset congelati sarebbe convogliato in un fondo d’investimento russo-americano.
Per Mosca il piano prevede la reintegrazione graduale nell’economia globale; la revoca “caso per caso” delle sanzioni; la cooperazione in energia e tecnologie e il possibile rientro nel G8. Un organismo russo-americano monitorerebbe l’attuazione degli impegni.
Ma è la questione territoriale l’aspetto più spinoso del piano: Crimea, Luhansk e Donetsk sarebbero riconosciute de facto come russe; a Kherson e Zaporizhzhia si applicherebbe uno status neutrale demilitarizzato lungo la linea di contatto. Dopo la firma, nessun confine potrà essere modificato con la forza. Garantita anche la libertà di navigazione su Dnepr e Mar Nero, essenziale per l’export di grano.
In ambito militare e nucleare, la Russia dovrebbe adottare una legge di non aggressione verso Ucraina ed Europa; Stati Uniti e Russia rinnoverebbero gli accordi sul controllo degli armamenti, incluso il trattato START I. L’Ucraina resterebbe uno Stato non nucleare. La centrale di Zaporizhzhia passerebbe sotto supervisione AIEA, con l’energia ripartita equamente tra Kiev e Mosca.
Sul fronte umanitario si prevede un comitato per lo scambio dei prigionieri, il ritorno dei bambini deportati e l’assistenza alle vittime. L’Ucraina dovrebbe organizzare elezioni entro cento giorni; tutte le parti beneficerebbero di un’amnistia per i crimini di guerra.
L’accordo sarebbe giuridicamente vincolante e supervisionato da un “Consiglio per la Pace” presieduto da Donald Trump. Alla firma scatterebbe un cessate il fuoco, con ritiro controllato delle truppe e avvio immediato dell’implementazione.
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