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25 novembre, 2025"La mancanza di un'azione decisiva da parte di Commissione e Consiglio ha permesso un'erosione continua della democrazia e dello stato di diritto". La relazione è stata approvata con 415 voti favorevoli, 193 contrari e 28 astensioni
Per il Parlamento europeo, l’Ungheria è un “regime ibrido di autocrazia elettorale”. La valutazione è contenuta nella relazione intermedia sulle violazioni dei valori europei da parte di Budapest è stata approvata con 415 voti favorevoli, 193 contrari e 28 astensioni.
“Autocrazia elettorale” è un’etichetta più volte associata al Paese guidato da Viktor Orbán. In cui al momento elettorale, sostengono i critici, si associano forti limitazioni delle libertà che deviano da un modello compiuto di democrazia. Nella relazione vengono menzionate le minacce all’indipendenza della magistratura e alla libertà accademica, restrizioni alla manifestazione del pensiero — come il divieto di fatto del Pride — e reti clientelari diffuse nel Paese.
“La mancanza di un'azione decisiva da parte di Commissione e Consiglio ha permesso un’erosione continua della democrazia e dello stato di diritto. L’Unione europea non può permettere che la deriva autocratica dell'Ungheria prosegua — ha avvertito la relatrice Tineke Strik —. “Ogni ulteriore ritardo da parte del Consiglio violerebbe i valori stessi che afferma di difendere”.
Nel testo, oltre a sottolineare l’inazione delle istituzioni di vertice europee, si ribadisce ancora una volta la richiesta di sospendere i diritti di adesione di Budapest, a partire dal diritto di voto nel Consiglio. Si condanna poi l’utilizzo spesso strumentale del veto come mezzo di pressione. La questione tocca anche l’inchiesta avviata dalla Commissione sul presunto spionaggio messo in atto dall’Ungheria all’interno delle istituzioni europee.
Il rapporto rientra nel procedimento previsto dall’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea e valuta la situazione in dodici ambiti considerati sensibili, tra cui la trasparenza del sistema elettorale, l’autonomia del potere giudiziario e le pratiche anticorruzione. La procedura, avviata dal Parlamento europeo nel 2018 contro Budapest, è tuttavia rimasta sostanzialmente bloccata da allora.
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