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1 dicembre, 2025Il tycoon ha confermato di aver avuto una telefonata con il leader venezuelano che, secondo quanto scrive la Cnn, avrebbe aperto alla possibilità di un passo indietro tra 18 mesi
Tra pressioni e aperture, quello venezuelano continua a essere un dossier scottante per gli Stati Uniti. Negli scorsi giorni, secondo quanto trapelato dai media americani, ci sarebbe stata una telefonata tra Donald Trump e Nicolas Maduro; chiamata confermata ieri — 30 novembre — dallo stesso presidente Usa, che però non si è sbilanciato: “Non direi che sia andata bene o male. È stata una telefonata”.
Nel frattempo, secondo quanto scrive la Cnn, l’amministrazione di Caracas si sarebbe attivata nei confronti di funzionari vicini a Trump per intavolare una trattativa che potrebbe portare, come sostiene il quotidiano americano, alle dimissioni di Maduro ma entro diciotto mesi, anche se la Casa Bianca mantiene per ora una linea rigida, insistendo sul passo indietro immediato del leader venezuelano.
La pressione verso il Venezuela rimane comunque alta. Negli scorsi giorni lo stesso Trump su Truth ha annunciato che lo spazio aereo sopra il Paese caraibico dovrebbe essere “completamente chiuso”. "A tutte le compagnie aeree, piloti, narcotrafficanti e trafficanti di esseri umani: vi prego di considerare che lo spazio aereo sopra e intorno al Venezuela sia completamente chiuso”, ha scritto il tycoon sul suo social.
Immediata la reazione di Caracas, che ha condannato il tentativo “senza precedenti” di Trump di “impartire ordini e minacciare la sovranità” del Paese. "Questo tipo di dichiarazione costituisce un atto ostile, unilaterale e arbitrario, incompatibile con i principi più basilari del diritto internazionale e parte di una politica permanente di aggressione contro il nostro Paese, con ambizioni coloniali sulla regione dell'America Latina", si legge in una nota rilanciata dal ministro degli esteri Uvan Gil su Telegram. Queste dichiarazioni, ha aggiunto la nota del capo della diplomazia di Caracas, "rappresentano una minaccia esplicita all'uso della forza chiaramente e inequivocabilmente proibito" dalla Carta delle Nazioni Unite, e le considera un “tentativo di intimidazione”, aggiungendo che non verranno accettati “ordini, minacce o interferenze da alcuna potenza straniera. Nessuna autorità al di fuori delle istituzioni venezuelane — ha concluso — ha il potere di interferire, bloccare o condizionare l'uso dello spazio aereo nazionale”.
Parlando ieri dall’Air Force One, Trump ha detto che quest’ultima dichiarazione non corrisponde necessariamente a un attacco imminente — “Non dovete leggerci nulla” — ma arriva dopo settimane di tensioni crescenti. Solo qualche giorno fa, il 27 novembre, Trump aveva minacciato di “iniziare molto presto a colpire a terra” per “combattere il narcotraffico” venezuelano.
Sempre ieri, poco dopo che Trump ha confermato di aver avuto una conversazione con Maduro, il leader venezuelano è riapparso in video in pubblico dopo giorni dalla sua ultima comparsa, mettendo fine alle speculazioni su una sua presunta fuga all'estero.
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