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2 dicembre, 2025Indonesia e Thailandia, Malesia e Sri Lanka travolte da frane e alluvioni. La situazione più drammatica nell'isola di Sumatra
È un bilancio spaventoso, che si aggiorna di ora in ora, quello delle piogge torrenziali che da giorni stanno colpendo il Sud-Est asiatico. Finora, sono oltre 1.100 i morti - di cui almeno 630 in Indonesia - e un milione gli sfollati: si tratta del numero di vittime più alto legato a un disastro naturale dopo il terremoto e il successivo tsunami del 2018, in cui persero la vita duemila persone. Nello Sri Lanka, invece, il bilancio dei morti tocca quota 410, con 336 dispersi.
Per l’Oms quel che sta accadendo è "un altro promemoria di come il cambiamento climatico stia provocando fenomeni meteorologici sempre più frequenti ed estremi, con effetti disastrosi", ha osservato da Ginevra il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. L’Organizzazione mondiale della sanità ha aggiunto di star “dispiegando sul terreno squadre di risposta rapida e sta distribuendo beni di prima necessità”. Le cause sarebbero da ricercare nei monsoni stagionali, con il suo mix di alluvioni e frane, combinato alla tormenta tropicale che ha colpito diverse zone dello Sri Lanka, dell’Indonesia, Thailandia e Malesia.
Le operazioni di soccorso in Indonesia continuano a concentrarsi soprattutto sull’isola di Sumatra, la zona più devastata, dove interi villaggi sono rimasti isolati e migliaia di persone non ricevono più beni di prima necessità. Il miglioramento delle condizioni meteo nel weekend ha consentito alle squadre di emergenza di recuperare ulteriori vittime, ma raggiungere le aree più impervie resta estremamente complesso. La mancanza di macchinari pesanti, in particolare nelle prime fasi dell’emergenza, ha rallentato notevolmente gli interventi. Centinaia tra agenti, militari e abitanti locali hanno iniziato subito a rimuovere le macerie con mezzi rudimentali – mani, pale e zappe – sotto una pioggia ancora battente. Il numero delle vittime è destinato a crescere. Si stima che 290 mila famiglie abbiano perso la propria abitazione, mentre altre 60 mila sono attualmente ospitate nei centri di accoglienza predisposti dal governo.
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