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22 dicembre, 2025"A rischio la nostra presenza", denuncia Msf. Il rischio è che anche "ogni piccola critica" potrebbe rientrare nella "delegittimazione di Israele" ed essere motivo di negazione dell'autorizzazione e operare. Intanto il governo Netanyahu dà l'ok a 19 nuove colonie in Cisgiordania
È da quasi quarant’anni, dal 1989, che Medici senza frontiere opera a Gaza e in Cisgiordania. Poi è arrivato il 7 ottobre e la risposta israeliana, con tutti gli ostacoli - per via dei raid e per le limitazioni imposte - per le organizzazione umanitarie. Ora alcune nuove misure introdotte dal governo israeliano, burocratiche ma sostanziali, per la registrazione delle organizzazioni non governative internazionali potrebbero rischiare di privare migliaia di persone a Gaza di cure mediche salvavita.
La denuncia arriva direttamente da Msf - ma gli effetti riguarderebbero tutte le ong internazionali - e potrebbero comportare la revoca della registrazione e, con questa, la possibilità di fornire essenziali alla popolazione della Striscia e della Cisgiordania. Le conseguenza per i palestinesi, ha scritto Msf in una nota, potrebbero essere drammatiche.
Le richieste di registrazione verrebbero respinte da Israele per quelle “organizzazioni coinvolte nel terrorismo, nell'antisemitismo, nella delegittimazione di Israele, nella negazione dell'Olocausto, nella negazione dei crimini del 7 ottobre", si legge nella nuova misura introdotta a partire dal primo gennaio 2026. E, com’è noto, nelle maglie larghe della “delegittimazione di Israele” potrebbe rientrare anche “ogni piccola critica”, come ha spiegato all’Afp Yotam Ben-Hillel, un avvocato israeliano che sta assistendo diverse Ong. “Non sappiamo nemmeno cosa significhi realmente delegittimazione. Ogni organizzazione che opera a Gaza e in Cisgiordania e vede cosa succede e ne riferisce potrebbe essere dichiarata illegale, perché si limita a riferire ciò che vede"
“Nell'ultimo anno, i team di Msf hanno curato centinaia di migliaia di pazienti e fornito centinaia di milioni di litri d’acqua - ha affermato Pascale Coissard, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza -. Le équipe di Msf stanno cercando di ampliare le attività e supportare il sistema sanitario di Gaza, ormai distrutto. Solo nel 2025 abbiamo effettuato quasi 800 mila visite ambulatoriali e gestito più di 100 mila pazienti con trauma, e se otterremo la registrazione, intendiamo continuare a rafforzare le nostre attività nel 2026”.
Per il prossimo, Msf ha stanziato tra i 100 e i 120 milioni di euro per la sua risposta umanitaria a Gaza. Molti dei servizi forniti da Msf non sono disponibili altrove a Gaza a causa della distruzione del sistema sanitario. Se Msf perdesse l'accesso alla Striscia nel 2026, a causa della decisione delle autorità israeliane, gran parte della popolazione di Gaza perderebbe l'accesso alle cure mediche essenziali, all'acqua e all'assistenza di base. Le attività di Msf aiutano quasi mezzo milione di persone a Gaza. Msf continua a cercare un dialogo costruttivo con le autorità israeliane per poter continuare ad operare. A Gaza, Msf supporta attualmente sei ospedali pubblici e ne gestisce due da campo. Msf sostiene anche quattro centri sanitari e gestisce un centro di alimentazione per persone affette da malnutrizione.
La stretta israeliana sui palestinesi continua a colpi di provvedimenti contro le organizzazioni umanitarie, con i mai cessati raid sulla Striscia ma anche con l’autorizzazione di sempre nuove colonie in Cisgiordania. È notizia di ieri - 21 dicembre - l’ok del gabinetto di guerra della proposta del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e del ministro della Difesa Israel Katz per 19 nuovi insediamenti in West Bank. Negli ultimi tre anni sono state in tutto 69 le nuove colonie.
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