Televisione
5 dicembre, 2025Nonostante le proteste degli scorsi mesi, è arrivato il via libera dell'Ebu a Tel Aviv. Il passo indietro spagnolo è politico ma anche una questione economica, perché Madrid è uno dei cinque principali finanziatori della manifestazione (e ha il pubblico più affezionato)
Israele resta in gara, e allora si sfilano Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia. Dopo le polemiche degli scorsi mesi sulla partecipazione di Tel Aviv al contest musicale, ieri - 4 dicembre - è arrivato il via libera dell’Unione europea di radiodiffusione (Ebu). "Un'ampia maggioranza dei membri ha convenuto che non era necessario un ulteriore voto sulla partecipazione e che l'Eurovision Song Contest 2026 avrebbe dovuto svolgersi come previsto, con le ulteriori garanzie in atto", ha deciso l'Ebu durante un incontro a porte chiuse e sotto stretta sorveglianza a Ginevra. "Israele merita di essere rappresentato su ogni palco del mondo, una causa su cui sono pienamente e attivamente impegnato”, ha commentato il presidente israeliano, Isaac Herzog.
Il boicottaggio dei quattro Paesi era ampiamente annunciato in protesta alle azioni portate avanti dall’esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania, e per i doppi standard dell’Ebu, che nel 2022 ha escluso la Russia - dopo l’invasione dell’Ucraina - e che l’anno precedente non ha fatto partecipare la Bielorussia, dopo la (contestata) rielezione del presidente Alexander Lukashenko.
La questione è sì musicale - tra l’altro, dopo le polemiche della scorsa edizione sull’immenso numero di voti popolari ottenuti dalla cantante israeliana, Yuval Raphael, è stato riformato il sistema di voto - ma soprattutto politica. Anche perché il no, soprattutto nel caso della Spagna, ricalca alla perfezione le posizioni del governo di Madrid sul conflitto palestinese. Pedro Sánchez è stato il leader europeo che, più di altri, ha contestato il governo Netanyahu e le politiche israeliane a Gaza.
Ma il passo indietro spagnolo è anche una questione finanziaria, perché Madrid è il primo dei “Big five” - i cinque Paesi che apportano un maggior contributo economico alla kermesse musicale (insieme a Italia, Francia, Germania e Regno Unito) - e uno dei mercati più fedeli, con quasi sei milioni di spettatori (nell’ultima edizione, lo share in Spagna ha sfiorato il 50%).
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