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9 dicembre, 2025È un caso la partecipazione a una conferenza in Svizzera, l’estate scorsa, di una delegazione russa. A guidarla era la terza carica dello Stato, Valentina Matvienko
Nonostante la linea dura dichiarata dall’Europa nei confronti di Mosca, a prevalere è piuttosto l’incoerenza. Mentre Bruxelles ribadiva il sostegno incondizionato a Kiev, per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina una nutrita delegazione di alti funzionari russi sotto sanzioni veniva ricevuta in Svizzera per una conferenza internazionale. L’episodio risale a fine luglio ed è emblematico del clima di disorientamento che ha accompagnato il divorzio da Mosca e il difficile adattamento a questo nuovo (dis)ordine mondiale.
Il gruppo, guidato dalla presidente del Consiglio della Federazione, Valentina Matvienko, ha partecipato a una conferenza dell’Unione interparlamentare (Uip, di cui fa parte anche la Russia) presso la sede delle Nazioni Unite. Un episodio passato quasi del tutto inosservato, ma destinato a far discutere: non solo perché la delegazione era composta da tredici persone – molte delle quali sotto sanzioni – arrivate a Ginevra dopo aver eccezionalmente sorvolato lo spazio aereo italiano, chiuso ai voli russi dall’invasione dell’Ucraina, ma anche perché Matvienko ha avuto a disposizione il palco dell’evento per ribadire la linea ufficiale del Cremlino.
È come se alla vigilia del vertice in Alaska di agosto tra il presidente Usa Donald Trump e quello russo Vladimir Putin, l’Europa avesse deciso di chiudere un occhio e oliare gli ingranaggi della macchina diplomatica. Una vicenda che per alcuni rappresenta un passo seppur incerto verso il dialogo, ma per altri equivale a un pericoloso ammorbidimento della linea dura contro Mosca.
Valentina Matvienko, presidente della Camera alta del Parlamento russo, è la terza carica dello Stato dopo il presidente Vladimir Putin e il primo ministro Mikhail Mishustin. È stata colpita dalle sanzioni nel 2014 per aver sostenuto l’annessione della Crimea, e nel 2022 ha approvato il dispiegamento delle truppe russe contro l’Ucraina. Il 27 luglio scorso è stata accolta all’aeroporto di Ginevra, in Svizzera, con un mazzo di fiori. Oltre a lei c’erano anche il vicepresidente del Consiglio della Federazione Konstantin Kosachev, il leader del Partito Liberal-Democratico Leonid Slutskij e il vicepresidente della Duma di Stato Pjotr Tolstoj. Tutti nella lista delle sanzioni.
A Ginevra Matvienko aveva partecipato alla Conferenza mondiale dei presidenti di Parlamento e al Vertice delle donne presidenti di Parlamento che l’Unione interparlamentare aveva organizzato in collaborazione con le Nazioni Unite. Fra le oltre cento delegazioni, c’erano anche i rappresentanti di Corea del Nord, Iraq, Iran e Israele. Quando Matvienko era salita sul palco, la presidente del Bundestag Julia Klöckner, insieme ai colleghi di altri Paesi europei, aveva abbandonato l’aula in segno di protesta.
«Per otto anni il regime di Kiev ha bombardato le pacifiche regioni del Donbass, uccidendo donne, bambini e anziani. Il conflitto in Ucraina è iniziato nel 2014, dopo un colpo di Stato sanguinoso», ha potuto dire Valentina Matvienko. E ha aggiunto: «Venite per favore nel Donbass e visitate il Viale degli Angeli dedicato alla memoria dei bambini uccisi».
Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi, aveva definito la partecipazione di Matvienko «una vergogna», aggiungendo che il posto di Matvienko sarebbe stato «sul banco degli imputati», mentre la vicepresidente della Verkhovna Rada Olena Kondratyuk che aveva guidato la delegazione di Kiev a Ginevra ha detto di aver saputo della partecipazione russa mentre era già in viaggio. «La mia prima reazione è stata: torno a casa. È pura ipocrisia».
Anche se c’erano già stati dei precedenti (lo scorso dicembre il ministro degli Esteri Sergej Lavrov si era recato a Malta per un vertice sulla sicurezza europea), il viaggio della delegazione russa ha creato non pochi imbarazzi tra le proteste degli attivisti. E ha lasciato il segno. «Abbiamo lanciato anche una lettera aperta per chiedere spiegazioni: ha raccolto più di 500 firme – ha raccontato a L’Espresso Oleg Mikhailov, membro dell’associazione Future Russia Svizzera – Mi sembra che la Russia stia puntando su una strategia a piccoli passi: ha scelto una conferenza marginale, alla quale in tempi di pace Matvienko probabilmente non avrebbe neanche partecipato. Ma per Mosca era importante esserci, per dimostrare che i funzionari russi possono venire in Europa nonostante le sanzioni».
Il ministero degli Esteri svizzero ha poi spiegato che le autorità del Paese possono consentire l’ingresso ai funzionari russi colpiti dalle sanzioni se viaggiano per partecipare a una conferenza internazionale, tanto più se sotto l’egida delle Nazioni Unite. L’Italia e la Francia avrebbero aperto il loro spazio aereo su richiesta della Svizzera così come contemplato dalle deroghe europee in materia di sanzioni, che permettono di concedere visti e autorizzazioni al sorvolo per simili conferenze internazionali. Fonti diplomatiche hanno riferito a L’Espresso che la scelta di aprire le porte alla Russia potrebbe rispondere alla volontà di non ostacolare il processo negoziale sulla guerra in Ucraina, tenuto conto che anche Vaticano e Svizzera erano stati valutati come possibili sedi dei colloqui di pace.
L’episodio è avvenuto a pochi giorni dall’annullamento del concerto del direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev a Caserta e quasi in contemporanea con la visita negli Usa del capo di Roscosmos Dmitrij Bakanov, accolto dall’amministratore ad interim della Nasa Sean Duffy per il primo incontro tra le due agenzie spaziali in sette anni. A distanza di mesi quel viaggio in Svizzera può essere letto come un gesto di cortesia diplomatica. Ma per molti resta il sintomo più evidente delle contraddizioni europee nei confronti di Mosca.
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