Sull'isola di Spitsbergen, nell'arcipelago delle Svalbard, l'ex colonia sovietica di Pyramiden apre le porte ai turisti, suscitando timori per l’ecosistema artico

Pyramiden, l'ascesa del turismo nella città miniera delle Svalbard

Pyramiden è un'affascinante località disabitata nell'isola norvegese di Spitsbergen, un tempo colonia sovietica. Fondata negli anni '30 come un avamposto minerario, la città offriva un modello di vita sociale e industriale tipico dell’Unione Sovietica, con scuole, abitazioni e strutture culturali per i minatori russi. Tra gli anni Sessanta e Ottanta, la località superò i mille abitanti. La produzione di carbone raggiunse i 9 milioni di tonnellate. Tuttavia, la frammentazione dei giacimenti rese l'estrazione sempre più complessa e poco redditizia. Con il crollo dell’URSS e la mancanza di fondi da parte della Russia, la miniera chiuse definitivamente nel 1998, portando all’abbandono della città.

 

Foto 1: un orso polare riposa su un ghiacciaio che si sta sciogliendo nelle Svalbard. Foto di Sebnem Coskun - Anadolu Agency / Getty Images

 

Dal 2011, Pyramiden ha ripreso vita grazie al turismo, ma la sua riapertura solleva preoccupazioni ambientali legate al cambiamento climatico e all'equilibrio ecologico della regione. Sebbene la miniera sia stata riaperta principalmente per scopi turistici, l'estrazione e l'uso del carbone contribuiscono alle emissioni di CO2, accelerando il riscaldamento artico. Questo processo può aggravare il disgelo e aumentare l'inquinamento degli ecosistemi locali, già molto vulnerabili, minacciando la fauna, i ghiacci marini e l'equilibrio climatico delle Svalbard.

 

Foto 2: una veduta dell'insediamento sovietico di Pyramiden, sull'isola di Spitsbergen nelle Svalbard, in Norvegia. Qui un tempo sorgeva una miniera di carbone, oggi chiusa e completamente abbandonata. Foto di Sebastian Kahnert - Picture alliance / Getty Images

 

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