Il cuore del nuovo regolamento sulle migrazioni, che verrà presentato domani 11 marzo, sarà un “ordine di rimpatri europeo”, che farà da terreno comune per i Paesi dell’Ue e fornirà “chiarezza”. Solo il 20 per cento di cittadini di Paesi terzi a cui viene ordinato di lasciare l’Ue lo fa effettivamente, mentre il restante si trasferisce spesso in altri Paesi sfuggendo alle autorità. Il regolamento, composto da 52 articoli, sarà direttamente applicabile nei singoli Stati. “L’attuale mosaico di 27 diversi sistemi di rimpatrio, ciascuno con il proprio approccio e le proprie procedure – si legge nell’introduzione del testo visionato dall’Ansa – compromette l’efficacia dei rimpatri a livello Ue”. Il provvedimento andrà a sostituire la direttiva rimpatri che, per definizione, lascia ampio margine ai singoli membri.
"L'attuale direttiva lascia troppo margine"
“L'istituzione di un sistema europeo efficace e comune per i rimpatri è un pilastro centrale del Patto su migrazione e asilo. Per funzionare, qualsiasi sistema di gestione della migrazione deve avere una politica credibile ed efficace in materia di rimpatrio. Quando persone che non hanno il diritto di rimanere nell'Ue rimangono, l'intero sistema di migrazione e asilo viene minato – si legge nel testo –. È ingiusto nei confronti di coloro che hanno rispettato le regole, compromette la capacità dell'Europa di attrarre e trattenere i talenti e, in ultima analisi, erode il sostegno dell'opinione pubblica a favore di società aperte e tolleranti. Incentiva gli arrivi illegali ed espone i clandestini a condizioni precarie e allo sfruttamento da parte delle reti criminali", si legge nel testo, che ricorda".
"L'attuale direttiva rimpatri lascia un ampio margine di manovra alle legislazioni nazionali per l'attuazione delle norme Ue e ai tribunali nazionali per la loro interpretazione. Gli Stati membri segnalano problemi legati alla mancanza di chiarezza delle norme e al protrarsi dei procedimenti amministrativi, che compromettono il giusto processo. Ciò crea ambiguità e incertezza per i cittadini di Paesi terzi interessati e per le autorità che gestiscono i rimpatri", spiega il regolamento europeo.
Entro giugno la lista dei "Paesi sicuri"
La proposta della Commissione, seguita dal commissario per gli Affari interni e le migrazioni, Magnus Brunner, verrà presentata domani 11 marzo a Strasburgo, per poi iniziare il suo iter legislativo. L’obiettivo è quello di trovare regole comuni per gestire il rimpatrio dei migranti irregolari che non hanno visto accolta la propria domanda di asilo nei Paesi Ue. La nuova proposta di regolamento dovrebbe anche chiarire la definizione di “centri di rimpatri” in Paesi terzi su cui l’Unione europea vorrebbe investire, sulla falsariga di quanto fatto dal governo italiano.
Bisognerà ancora attendere, invece, per la presentazione della lista degli Stati terzi considerati sicuri, contestualmente alla revisione dei criteri di definizione, che secondo quanto ha riferito il commissario europeo dovrebbe arrivare “entro giugno”. Il governo italiano è particolarmente interessato a questo tema, perché è proprio su questo concetto che il progetto degli hotspot in Albania si è (per ora) arenato a causa delle mancate convalide dei trattenimenti dei migranti. Entro l’estate la Corte di giustizia dell’Unione europea, poi, si esprimerà sui ricorsi pregiudiziali presentati dal tribunale di Roma che finora non ha mai riconosciuto la legittimità dei fermi disposti nei confronti dei migranti poi trasferiti in Albania perché – questa l’argomentazione dei giudici – provenienti da Paesi ritenuti sicuri (come Egitto e Bangladesh) solo in alcune porzioni di territorio e solo per specifiche categorie o gruppi di individui.