La tregua a Gaza sembra un ricordo distante. L'operazione di terra è iniziata, con l'esercito israeliano (Idf) che intende ampliare la zona di sicurezza tra il nord e il sud della Striscia, dispiegando le truppe lungo il corridoio di Netzarim. L'Idf ha proibito ai residenti di Gaza di camminare sulla Salah al-Din, una delle strade principali della Striscia, mentre il passaggio dal nord al sud sarà consentito solo attraverso la strada costiera Al-Rashid. A renderlo noto, il portavoce dell'Idf, Avichay Adraee, con un post su X: "Per la vostra sicurezza, è vietato avvicinarsi alle forze dell'esercito israeliano nella zona difensiva e in qualsiasi luogo in cui siano schierate".
Nella notte tra il 17 e il 18 marzo una serie di attacchi aerei israeliani si è abbattuta contro presunti obiettivi di Hamas nel territorio palestinese, provocando più di 400 morti. Nelle ore successive, Tel Aviv ha continuato a sganciare le sue bombe, provocando, ad oggi - 20 marzo - la morte di più di 710 palestinesi e oltre 900 feriti in 48 ore. Un portavoce dell'ospedale dei Martiri di al-Aqsa, nel centro della Striscia, ha raccontato come oltre il 70% dei feriti siano donne e bambini, molti dei quali stanno morendo negli ospedali dell'enclave palestinese per la mancanza delle forniture mediche.
Lo scontento per la ripresa del conflitto è arrivato anche a Tel Aviv, dove le famiglie degli ostaggi sono scese in piazza per protestare contro il premier Benjamin Netanyahu, con la richiesta di interrompere le operazioni e ottenere il rilascio dei prigionieri di Hamas. "Il governo sta giustiziando gli ostaggi, Netanyahu ha deciso di riportare indietro Itamar Ben-Gvir (leader dell'estrema destra, ndr.) invece degli ostaggi", ha affermato la leadership delle proteste in una dichiarazione. "La ripresa dei combattimenti è una condanna a morte per gli ostaggi. La guerra non sta riportando indietro gli ostaggi, la pressione militare li sta uccidendo e tanti hanno già pagato con la vita. Quanti altri pagheranno?".
Intanto, fonti di Hamas hanno riferito che l'organizzazione non si oppone alla proposta dell'inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, a condizione che si passi immediatamente alla seconda fase dell'accordo per il cessate il fuoco. Una delegazione di Hamas sarebbe attesa al Cairo in queste ore, per discutere gli sviluppi con alti funzionari. Una delegazione dell'Idf sarebbe invece arrivata ieri per un incontro con il capo dell'intelligence, Hassan Rashad.