Russia-Ucraina, no del Cremlino ai peacekeeper dei "volenterosi". Trump minaccia Putin e Zelensky

Il presidente Usa potrebbe imporre dei dazi secondari sul petrolio russo se non si raggiunge un accordo per il cessate il fuoco

È un no fermo quello della Russia all’idea che i Paesi che hanno fornito armi a Kiev possano inviare peacekeeper in Ucraina. Kirill Logvinov, direttore del Dipartimento delle organizzazioni internazionali del ministero degli Esteri russo, in un’intervista alla Tass si è schierato apertamente contro la proposta di Emmanuel Macron e Keir Starmer. L’idea dell’asse franco-tedesco, definita durante l’ultimo summit dei "volenterosi" dello scorso giovedì, 27 marzo, prevede la creazione di una “forza di rassicurazione” come garanzia di sicurezza post-bellica per l’Ucraina.

Solo pensare che il piano che coinvolgerebbe i 30 Paesi che si sono riuniti a Parigi la scorsa settimana possa realizzarsi “è per noi categoricamente inaccettabile”. Logvinov ha parlato di un’Europa sorda agli interessi e agli avvertimenti russi, che non impara dagli errori: "È triste che la storia degli ultimi anni non insegni nulla agli europei”, ha dichiarato. “Loro stanno facendo orecchie da mercante agli avvertimenti secondo cui ci opponiamo categoricamente all'idea stessa di mettere gli stivali di quei paesi che continuano a inviare armi a Kiev sul terreno in Ucraina", ha detto il diplomatico.

Donald Trump, che sembrava aver sposato una parte delle ragioni russe, ha iniziato ad accennare all’uso di maniere forti anche contro Vladimir Putin: in un'intervista a Nbc, il presidente USA ha minacciato dazi sul petrolio russo nel caso in cui non venisse raggiunta un'intesa sul cessate il fuoco e Mosca fosse la responsabile del mancato accordo. Il presidente Usa ha spiegato di non voler “imporre dazi secondari alla Russia ma, se venissero imposti, non sarebbe molto positivo per loro. Abbiamo imposto dazi secondari sul Venezuela e per loro l'impatto è stato molto forte”. Le imposte secondarie sugli acquirenti di petrolio russo potrebbero valere dal 25 al 50% ed entrare in vigore dal 2 aprile, aumentando i rischi di una guerra commerciale globale. Le minacce di Trump hanno contribuito anche al calo dei prezzi delle quotazioni di petrolio sui mercati: il Wti è arretrato dello 0,56% a 68,96 dollari, mentre il prezzo del Brent è sceso dello 0,41% a 72,5 dollari al barile.

Il presidente degli Stati Uniti ha poi ribadito di essere "rimasto in un certo senso deluso da alcune cose che sono state dette da Putin, negli ultimi giorni, riguardo a Volodymyr Zelensky perché lo considera non credibile". Putin "dovrebbe fare un accordo con lui, che gli piaccia o non gli piaccia”, senza pensare a un'amministrazione transitoria per l’Ucraina.

Una mano tesa verso Kiev, un’altra alzata a mo’ di avvertimento: per Trump, infatti, Zelensky starebbe cercando di "ritirarsi dall'accordo sulle terre rare. Se lo fa avrà dei problemi grossi”, ha chiosato Trump, che ha poi ribadito la sua contrarierà all’ipotesi che l’Ucraina possa diventare un membro della Nato: ”Non lo sarà e lo capisce”.

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