Le percentuali di George Simion sono state anche superiori rispetto a quelle pronosticate dai sondaggi: con il 40 per cento dei voti (che schizzano al 60 per i romeni all'estero), il candidato dell’ultradestra ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali e andrà al ballottaggio, il prossimo 18 maggio, con il sindaco di Bucarest, l’europeista Nicosur Dan, che si è fermato poco sopra il 20. Cambia il candidato di punta, ma il risultato resta più o meno lo stesso: a dicembre, con una sentenza che si era portata dietro polemiche e violenze, la Corte costituzionale romena aveva annullato il voto che aveva incoronato Calin Georgescu, dell'Alleanza per l'Unione dei Romeni (Aur), a causa di presunte “interferenze russe”, e che l'ha poi definitivamente escluso dalla corsa elettorale. Tra l’altro ieri, 4 maggio, a urne aperte, diversi siti ufficiali del governo romeno, tra cui quelli dei ministeri degli Interni, degli Esteri e della Giustizia sono stati attaccati da hacker del gruppo filorusso NoName057.
La partita principale su cui si è giocato il (secondo) primo tempo del voto in Romania è stato il rapporto con Bruxelles e quello contestuale con Mosca, con Georgescu e il suo “delfino” Simion considerati vicini al Cremlino e alle istanze di Vladimir Putin, in un Paese sempre più strategico per l'Alleanza atlantica. Presentandosi a sorpresa insieme al seggio elettorale, solo ieri Georgescu ha endorsato esplicitamente Simion, considerato esponente più moderato ma con cui condivide l’astio per i “burocrati di Bruxelles” e l’avversione per l’Ucraina. “Oggi il popolo rumeno ha parlato - ha commentato a caldo Simion, quando a scrutinio in corso era sempre più chiaro che sarebbe stato il candidato più votato -. È ora di farsi sentire. Nonostante gli ostacoli, nonostante le manipolazioni, i rumeni si sono sollevati”. Uno dei primi a congratularsi con lui è stato il leader della Lega Matteo Salvini: “Con buona pace dei ‘signori’ di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi. Bravo George Simion”, ha scritto su X.