Migranti, droga, armi, oro e metalli: la famiglia del generale che comanda la Cirenaica controlla tutti i business criminali. Ma i potenti del mondo devono omaggiarlo

Gli affari sporchi del clan Haftar

La Libia resta un Paese spaccato a metà, con due governi e le milizie che sono i veri padroni dello Stato affacciato sul Mediterraneo. La Cirenaica, la regione storica che risponde al governo di Tobruk, da anni è controllata da uno degli ultimi signori della guerra: il Feldmaresciallo generale Khalifa Belqāsim Ḥaftar al-Ferjānī. Questo alto ufficiale ha ormai raggiunto gli 84 anni e vanta una lunga carriera nelle forze armate libiche iniziata sotto il regime di Muammar Gheddafi, di cui era amico e fedelissimo. Il dittatore libico aveva inviato il suo uomo in Ciad nel 1987, ma l’operazione militare si rivelò un fallimento. Gheddafi scaricò l’ormai ex alleato che rimase in carcere in Ciad, ma dalla sua liberazione appoggiò tutti i movimenti che volevano abbattere il Rais. Il generale prese il comando del Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia, un gruppo d’opposizione, finanziato dalla Cia. Gheddafi bloccò il tentativo di invasione di questo gruppo e cercò di catturare Haftar, che scappò negli Stati Uniti e ci rimase per circa 20 anni. Da qui provò a sostenere tutti i tentativi di rovesciare l’ex alleato, ma dovette aspettare la Primavera Araba del 2011 per vedere il crollo di Gheddafi. Nel 2013 Khalifa Haftar riuscì a radunare migliaia di ex soldati di Gheddafi, formando l’Esercito Nazionale Libico. Dopo aver dichiarato decaduto il governo con l’operazione militare Dignità, il generale occupò meta del Paese diventando il padrone assoluto della Libia orientale. Il Feldmaresciallo nel 2019 aveva provato a chiudere la partita libica marciando su Tripoli, ma erano stati i suoi alleati russi a fermarlo per evitare uno scontro frontale con la Turchia, mentore del governo tripolitano. Haftar aveva obbedito e la settimana dopo era volato a Mosca per prendere ordini e soldi.

 

Oggi il governo della Cirenaica con sede a Tobruk è presieduto da Osama Hammad, ma è la famiglia Haftar che detiene tutte le leve economiche, politiche e diplomatiche di questa fetta di Libia. Il generale non è soltanto l’interlocutore di Putin ed Erdogan, ma incontra capi di Stato e ministri europei. Khalifa Haftar a febbraio era a Parigi ospite del presidente Macron, mentre ad aprile ha ricevuto il ministro dell’Interno italiano Piantedosi a Bengasi. I sei figli del Feldmaresciallo si sono divisi potere e influenze, ma è latente uno scontro per ereditare il ruolo paterno. La longa manus degli Haftar arriva a controllare i porti libici, dove sbarcano soltanto le merci che versano direttamente sui conti correnti di famiglia, le risorse minerarie e il traffico di droga, armi e migranti. Un autentico clan criminale che vede il peso del patriarca non avere limiti nella confusa situazione libica.

 

Il business è sapientemente diviso fra i rampolli della famiglia che sono presenti in tutti i settori della società. Belgassim Khalifa Haftar è il direttore del Fondo per lo sviluppo e la ricostruzione della Libia che ha firmato contratti di ricostruzione e ampliamento per tutte le città della Cirenaica con aziende turche aprendo il Paese ad Ankara. Obka Khalifa Haftar nel 2024 ha fondato la Fondazione Ru’Ya, che si occupa di tutto l’ambito hi-tech con programmi di sviluppo e cooperazione internazionale nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Ma il favorito ed erede designato appare il giovane Saddam Khalifa Haftar, così chiamato in onore del dittatore iracheno. Saddam guida la milizia Tariq Ben Zeyad con il grado di Tenente Generale ed è accusato di crimini di guerra e crimini di diritto internazionale. Il business del più giovane del clan negli anni si è diversificato passando dal racket dei commercianti ai rapimenti per ottenere riscatti, fino al mercato della droga e delle armi.  A lui sembra riconducibile anche il rapimento avvenuto un anno fa del deputato Ibrahim al-Darsi, reo di aver denunciato i suoi traffici. In alcuni video si sentirebbe la voce del deputato implorare Saddam di lasciarlo in vita e di smettere di torturalo. Il più giovane e pericoloso della famiglia  gestisce anche il traffico illegale di oro e dei rottami metallici prelevati da fabbriche confiscate: ma sono i migranti, che i suoi uomini torturano e uccidono, la sua principale fonte di lucro. Khaled Khalifa Haftar è il terzo dei sei figli del generale e come lui ha scelto la via militare, diventando Tenente Generale e capo di Stato Maggiore delle Unità di Sicurezza. Non ama esporsi troppo – al contrario del fratello Saddam – ma partecipa a molte cerimonie pubbliche. «Mio padre è il salvatore della Libia, senza di lui saremmo un emirato islamico. Il Feldmaresciallo ha scacciato l’Isis da Sirte e Misurata e sarebbe un presidente che potrebbe riunificare il nostro Paese. Nego che l’Esercito Nazionale Libico sia intervenuto nella guerra civile del Sudan, anzi Khalifa Haftar si è posto come mediatore per raggiungere la pace. Non abbiamo mandato armi e soldati in Ciad o Mali, ci occupiamo soltanto del popolo libico che ha bisogno di essere protetto dalle potenze straniere che vogliono saccheggiare le nostre ricchezze. Le accuse contro i membri della mia famiglia sono politiche e inventate, siamo patrioti e facciamo paura a chi è un vero criminale che traffica in droga o migranti, gli Haftar non sono coinvolti in nessun atto illegale».

 

Parole smentite dai fatti che dimostrano invece che il clan Haftar è il centro di ogni azione criminale della Cirenaica, un regno che potrebbe espandersi anche alla Tripolitania con le truppe del generale già arrivate a Sirte e pronte a prendere definitivamente il potere nella martoriata Libia.

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