Il portavoce della Commissione Ue: "Mosca ha violato ripetutamente il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite". Teheran si prepara a uscire dal Trattato di non proliferazione nucleare

Israele-Iran, l'Europa contraria alla mediazione della Russia. Si propone la Turchia

Missili e droni continuano a sorvolare i cieli del Medio Oriente, mentre si cercano soluzioni diplomatiche per fermare il conflitto. Donald Trump aveva ipotizzato che potesse essere Vladimir Putin a mediare tra Israele e Iran, ma la maggior parte dei rappresentanti della diplomazia occidentale non la ritengono un'opzione possibile. A cominciare dal presidente francese, Emmanuel Macron, che ha detto che la Russia "non può mediare". Anche l'Unione europea ha stroncato sul nascere la proposta del presidente Usa: "La Russia non ha alcuna credibilità. I suoi precedenti dimostrano che l'unica cosa a cui la Russia è interessata è la guerra", ha affermato il portavoce della Commissione Ue, Anouar El Anouni. "La Russia ha violato ripetutamente il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite. È stato inoltre ricordato il recente accordo di partenariato Russia-Iran, che segnala un rafforzamento della cooperazione in molteplici ambiti, tra cui la politica estera e la difesa. Alla luce di ciò, la Russia non può essere un mediatore obiettivo". 


Sul fronte orientale, si è candidato come paciere il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, secondo cui la Turchia è "pronta ad assumere un ruolo di facilitatore per garantire l'immediata fine del conflitto (tra Iran e Israele) e la ripresa dei negoziati sul nucleare" tra Teheran e Washington. Tale posizione è stata ribadita anche nel corso di una telefonata con il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. Durante il colloquio, che ha riguardato il conflitto tra Israele e Iran, il presidente turco ha sottolineato che Ankara attribuisce particolare importanza "al mantenimento della pace e della stabilità nella sua regione".

 

Il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha riferito che non sono stati causati ulteriori danni al sito di arricchimento del combustibile nucleare di Natanz dall'attacco di venerdì - 13 giugno -, ma che a Isfahan sono stati danneggiati quattro edifici, tra cui il laboratorio chimico centrale, un impianto di conversione dell'uranio, un impianto di produzione di combustibile per il reattore di Teheran e un impianto per la trasformazione dell'UF4 in uranio metallico. Grossi ha poi aggiunto che non ci sono danni né al sito di arricchimento del combustibile nucleare di Fordow, né al reattore ad acqua pesante di Khondab (ancora in costruzione). 

 

Intanto, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha chiesto a Francia, Germania e Regno Unito di impegnarsi per spingere Israele a mettere un punto agli attacchi contro la Repubblica islamica. La risposta europea ai raid israeliani è stata "insufficiente" e "inconsistente" dal punto di vista politico, ha aggiunto, sottolineando che i tre Paesi - firmatari dell'accordo sul nucleare iraniano del 2015 - "avrebbero dovuto condannare in modo netto" gli attacchi di Tel Aviv, soprattutto quelli contro "l'infrastruttura nucleare pacifica dell'Iran".

 

In risposta all'attacco israeliano, iniziato nella notte tra il 12 e il 13 giugno, l'Iran sta preparando un disegno di legge per formalizzare la sua uscita dal Trattato di non proliferazione nucleare, che attualmente gli impone  per legge, di fronte alla comunità internazionale, di non sviluppare armi atomiche. Trattato che è in vigore dagli anni '70, al quale non aderisce, invece, Israele. L'Iran, da parte sua, ha finora sempre assicurato di voler limitare i propri programmi nucleari a usi civili.

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