I bambini sono le prime vittime di Gaza. A renderne difficile la sopravvivenza non sono soltanto le bombe e la guerra, ma anche la mancanza di cibo. La crisi nutrizionale è fuori controllo: "Dall'inizio dell'anno alla fine di maggio, 16.736 bambini, una media di 112 bambini al giorno, sono stati ricoverati per il trattamento della malnutrizione nella Striscia di Gaza", dichiara Édouard Beigbeder, direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. "A loro viene negato il cibo, l'acqua e le cure nutrizionali di cui hanno disperatamente bisogno. Decisioni che costano vite umane", ha sottolineato.
Secondo in Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, il mese scorso il numero di bambini tra i 6 mesi e i 5 anni ammessi nei centri nutrizionali sostenuti dall'Onu ha superato i 5 mila: quasi il 50% in più rispetto ad aprile e più del doppio rispetto a febbraio, quando il cessate il fuoco consentiva ancora la consegna di aiuti umanitari. "Questi bambini hanno bisogno di cure quotidiane, di un'alimentazione adeguata, di acqua pulita e di cure costanti, tutte risorse che ora sono estremamente scarse nell'enclave assediata", fa sapere l'Unicef.
Ad oggi, però, dei centri di trattamento della malnutrizione rimane operativa poco più della metà: 127 su 236. L'acqua pulita scarseggia. Il carburante - essenziale per il funzionamento degli ospedali - è sul punto di esaurirsi. I sistemi sanitari e igienico-sanitari sono al collasso. "In questo contesto, le malattie proliferano - hanno aggiunto gli esperti dell'Unicef -. Un bambino su quattro soffre di diarrea acquosa acuta, una condizione che può diventare rapidamente fatale se non trattata. Vengono segnalati casi sospetti di epatite A. E l'arrivo delle alte temperature ci fa temere il peggio", hanno continuato. "La combinazione di malnutrizione e malattie crea un circolo vizioso. Un bambino indebolito dalla fame è più vulnerabile alle infezioni; la diarrea prolungata aggrava la denutrizione e il rischio di morte aumenta improvvisamente".