Nel pomeriggio di venerdì 20 giugno, l’Iran ha lanciato una raffica di almeno 25 missili balistici su Israele, colpendo diverse città tra cui Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa. Le sirene d’allarme sono scattate in tutto il Paese, invitando la popolazione a rifugiarsi nei bunker. Secondo i servizi di emergenza israeliani, nella città settentrionale di Haifa almeno 23 persone sono rimaste ferite, tre delle quali in modo grave: tra loro ci sono un ragazzo di 16 anni e due uomini di 40 e 54 anni. Una donna di 51 anni è morta per un attacco cardiaco mentre si trovava in un rifugio antiaereo nella vicina Karmiel.
Proseguono anche i raid israeliani in Iran. Nella notte tra giovedì 19 e venerdì 20 giugno, l’esercito di Tel Aviv ha colpito numerosi obiettivi in territorio iraniano, tra cui il principale centro di ricerca e sviluppo di armi a Teheran. Secondo quanto riportato dalla tv nazionale israeliana Kan, uno scienziato nucleare iraniano sarebbe stato ucciso.
Sulle crescenti tensioni è arrivato anche il monito di Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. "Gli attacchi armati contro strutture nucleari non dovrebbero mai verificarsi e potrebbero provocare fughe radioattive con gravi conseguenze sia entro che oltre i confini dello Stato attaccato", ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza Onu.
La via diplomatica
Mentre il fronte militare si fa ogni giorno più acceso, al Consiglio Onu dei diritti umani a Ginevra sono in corso colloqui diplomatici per evitare un'escalation. I ministri degli Esteri di Regno Unito, Francia e Germania, insieme all'Alto rappresentante UE Kaja Kallas, hanno incontrato l'omologo iraniano Abbas Araghchi. La questione principale rimane il programma nucleare iraniano. Fonti diplomatiche riferiscono che all’Iran sia stato chiesto di accettare un "arricchimento zero", condizione respinta categoricamente da Teheran che ribadisce il proprio diritto a sviluppare energia nucleare a scopo civile. Araghchi ha definito gli attacchi israeliani "un’oltraggiosa aggressione" e una violazione della Carta Onu.
Un’ulteriore espansione del conflitto potrebbe "accendere un incendio che nessuno riuscirebbe più a controllare", ha avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, intervenuto al Consiglio di Sicurezza. "Alle parti in conflitto", ha proseguito, "alle potenziali parti in conflitto, e al Consiglio in quanto rappresentante della comunità internazionale, rivolgo un messaggio semplice e chiaro: date una possibilità alla pace".