Duri i risultati della missione della commissione Libe a Budapest, presentati alla vigilia del Pride negato: sotto attacco le minoranze Lgbtqia+, i richiedenti asilo, la magistratura, la libertà di parola e di riunione, il ruolo delle opposizioni. Salis: "L'Ungheria sta tornando indietro su valori che davamo per scontati"

Il report Ue contro Viktor Orbán: "Allarmante erosione della democrazia e dei diritti fondamentali"

Il regresso democratico dell’Ungheria di Viktor Orban corre veloce, ogni mese avanza sempre più rapido, in una "sistemica erosione" degli standard democratici e dei diritti fondamentali che genera "preoccupazione". Lo dice il parlamento europeo, dopo la missione di aprile per monitorare la situazione di un Paese che è già da tempo sorvegliato speciale. Un peggioramento "particolarmente allarmante" riguarda la legislazione che ha consentito al governo di vietare il Budapest pride - gesto che costituisce "un attacco ampio alle libertà civili e al diritto di riunione pacifica" - ma sotto attacco ci sono più in generale i diritti delle minoranze, la libertà di parola e di organizzazione , l’indipendenza della magistratura, l'assetto del sistema mediatico, l’autonomia delle università, il ruolo del Parlamento.

 

Sono molto duri i risultati della missione di una delegazione della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe), che sotto la guida dalla verde Tineke Strik  - con esponenti di sinistra, Ppe, S&D, ma nessuno dei gruppi di estrema destra come Ecr e Patriots - è andata ad incontrare a Budapest i rappresentanti della società civile, dell’accademia, dei media, della magistratura, della politica e del governo.

 

Il report è stato presentato in commissione Libe alla vigilia del Pride negato a Budapest e  aggiorna i risultati della precedente visita del 2021, nell’ambito della procedura di infrazione contro l’Ungheria per "un evidente rischio di violazione grave dei valori su cui si fonda l'Unione".

 

Nulla di quanto emerso dice che la situazione sia migliorata, anzi la delegazione del parlamento europeo esprime "profonda preoccupazione per il deterioramento della democrazia", chiedendo ulteriori misure provvisorie perché "si registra una preoccupante tendenza all'ulteriore erosione", dice in una lettera indirizzata ai vertici dell’Unione.

 

Una situazione che non stupisce Ilaria Salis, eurodeputata di Avs, che ha passato sedici mesi in carcere a Budapest: "Dopo quindici anni in cui Orban ha messo in atto in modo scientifico riforme che hanno smantellato lo stato di diritto, l’arretramento della democrazia è un pericolo concreto", dice la parlamentare, che fu arrestata nel febbraio 2023 con l’accusa di aver aggredito tre neonazisti. "In Ungheria continuano a peggiorare gli standard su separazione dei poteri, indipendenza della magistratura, lotta alla corruzione ma soprattutto la libertà di parola e riunione, i diritti della dei migranti e della comunità Lgbtqia+: aspetti interconnessi tra loro, libertà che vengono tutte calpestate. Il popolo ungherese sta tornando indietro su valori che davamo per scontati".

Il resoconto di quanto accade, come descritto da ciascun angolo visuale degli interlocutori interpellati dalla delegazione europea, contribuisce alla composizione di un mosaico la cui gravità è presente in ogni parte, oltre che nel quadro di insieme. Vale anzitutto per l’atteggiamento nei confronti delle persone LGBTQIA+. Le associazioni che difendono i diritti raccontano di un "clima legale e sociale sempre più ostile", grazie alla "retorica del governo che fomenta paura ed emarginazione», alle "campagne d’odio sponsorizzate dallo Stato, in particolare nelle scuole". Ai parlamentari europei in missione a Budapest, i rappresentanti di associazioni e ong hanno spiegato  che "il governo ungherese sfida apertamente i valori fondamentali dell'UE e gli obblighi giuridici", mentre le risposte dell’europa sono "poco incisive e frammentate», e il governo cerca di dividere le associazioni tra buone e cattive, sostenendo Ong appositamente organizzate (GONGO) su imitazione delle vere Ong. I rappresentanti dell'UNHCR hanno raccontato come il diritto dei migranti a richiedere asilo sia sostanzialmente azzerato da una legislazione – di cui Orban peraltro si è vantato anche in questi giorni nel consiglio europeo di Bruxelles - che consente di intercettare ed espellere chi si trova in situazioni irregolari, negando di fatto l'ingresso nel paese alla maggior parte dei richiedenti asilo, e che criminalizza anche chi li assiste, attraverso la legge "Stop Soros".

 

Per quel che riguarda libertà di stampa, il governo è accusato dalle associazioni di settore e dai deputati dell’opposizione di monopolizzare il panorama mediatico, che infatti è dominato da testate filogovernative – è stato calcolato che ricevano circa l'80 per cento degli introiti pubblicitari - mentre i media indipendenti fanno fatica a sopravvivere. Un "ruolo importante" lo svolge l’Ufficio per la protezione della Sovranità (Spo) che è attivo"nella stigmatizzazione delle testate che ricevono finanziamenti esteri, alimentando campagne diffamatorie che li etichettano come agenti stranieri». Parallelamente, lo Stato sta prendendo di mira chi fa donazioni, per intimidire i sostenitori dei media indipendenti. Nelle campagne al di fuori di Budapest, dopo l’attività dissuasoria messa in atto dal governo, quasi tutte le contee ormai non dispongono più di media locali indipendenti, sia cartacei che radiotelevisivi. La propaganda online sponsorizzata dallo Stato, che costa oltre 100 milioni di euro al mese, domina i social media, soprattutto tramite gli influencer. Conseguenza fatale: "L'apatia del pubblico e a una nuova generazione poco familiare con il pluralismo dei media".

 

Particolarmente grave, hanno segnalato alcuni deputati dell’opposizione, è il "netto calo dell'indipendenza della magistratura". Pressioni ai giudici per sostenere le modifiche legislative del governo, attuate attraverso aumenti di stipendio condizionati, campagne intimidatorie e diffamatorie contro i giudici che dissentono, intensificate anche con le critiche pubbliche dello stesso Orban, che ad esempio a marzo li ha definiti "cimici puzzolenti". Inoltre, è stato segnalato, la legge che modifica le procedure di nomina, approvata a fine 2024, abbassa gli standard professionali, consentendo anche a persone non qualificate, inclusi ex agenti di polizia, di diventare giudici.

 

I rappresentanti dell'opposizione nel parlamento ungherese hanno descritto un clima politico "sempre più ostile, caratterizzato da tattiche diffamatorie, sorveglianza e intimidazione". Hanno raccontato di essere stati allontanati con la forza dalla polizia durante le proteste. Hanno descritto una ampia campagna di sorveglianza contro coloro che sono considerati "in possesso di legami con l'estero" ai sensi della Legge sulla Protezione della Sovranità. Un partecipante ha raccontato la propria esperienza di sorveglianza illegale da parte dei servizi segreti (ricorda qualcosa?). Il presidente della Commissione Bilancio ha denunciato il bilancio statale come "completamente opaco", con molte spese nascoste in "fondi speciali" e frequenti emendamenti approvati senza il controllo parlamentare. Sindaco di Budapest ha osservato che le politiche del governo hanno colpito di più, in modo sproporzionato, le città guidate dall'opposizione. In materia elettorale, è stato descritto dettagliatamente come un emendamento di 200 pagine alla legge elettorale sia stato presentato solo due ore prima del voto: le modifiche, tra cui una radicale ridefinizione dei distretti elettorali senza giustificazione, hanno portato a gravi squilibri tra le circoscrizioni. 

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