Preso di mira lo stadio di Gaza City che ospitava sfollati. La prossima settimana gli Stati Uniti dovrebbero presentare il loro "piano per porre fine alla guerra". Il Mossad pianificava l'attacco all'Iran almeno dal 2010

Non si fermano i raid israeliani su Gaza: almeno 60 morti per gli ultimi bombardamenti

Non c’è giorno in cui a Gaza non si è costretti a contare vittime, spesso innocenti. L’ultimo bilancio parla di almeno 60 persone uccise dai raid israeliani nella notte tra venerdì 27 giugno e sabato 28. 12 persone sono morte nei pressi dello stadio palestinese di Gaza City, che ospitava sfollati, e altre otto che vivevano in appartamenti, secondo quanto riferito dal personale dell'ospedale Shifa, dove sono stati trasportati i corpi, riporta l'agenzia di stampa Afp. Secondo le autorità sanitarie della Striscia, più di 20 corpi sono stati trasportati all'ospedale Nasser. La prossima settimana i mediatori dell’Egitto e del Qatar riprenderanno i contatti diplomatici con Hamas, nell’attesa che gli Stati Uniti "presentino a giorni il loro piano per finire la guerra”, come annunciato ieri dallo stesso Donald Trump.

 

Intanto, emergono nuovi dettagli sull'attacco israeliano contro l'Iran. Secondo il Times di Londra, Tel Aviv iniziò a prepararsi già nel 2010, sulla base di informazioni di intelligence - condivise da Israele con Stati Uniti e Gran Bretagna - che davano conto di un'accelerazione del programma nucleare e di armamenti di Teheran. Secondo la ricostruzione del quotidiano britannico, il Mossad si sarebbe infiltrato nel cuore dei programmi missilistici e nucleari iraniani e avrebbe raccolto, per tutti questi 15 anni, informazioni sull’infrastruttura bellica di Teheran, accertando tra le altre cose la produzione di centrifughe necessarie per arricchire l’uranio. In particolare, gli 007 israeliani avrebbero utilizzato proprie spie sul campo per mappare per mappare la struttura dell'impianto di Natanz, identificando edifici in superficie e sotterranei che includevano tubature, alimentazione e solidificazione dell'uranio. Oltre a Natanz, gli israeliani si sono infiltrati nella struttura di Isfahan, nei siti di calcolo e nei laboratori di Nur e Mogdeh, nel sito militare di Shariati e nel grande hangar di Shahid Meisami, dove venivano prodotti gli esplosivi al plastico utilizzati per testare le armi nucleari, oltre ad altri materiali e prodotti chimici avanzati.

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