Sono almeno 27 le vittime palestinesi che sono state uccise dall’esercito israeliano in un centro di distribuzione aiuti a Rafah. Lo riposta Al Jazeera, dopo che le stesse Idf hanno ammesso di aver aperto il fuoco. In una dichiarazione su Telegram, l'esercito ha affermato che “le truppe hanno identificato diversi sospetti che si dirigevano verso di loro, deviando dalle vie d'accesso designate. Le truppe hanno sparato un fuoco di avvertimento e, dopo che i sospetti non si sono ritirati, sono stati sparati altri colpi nei pressi di alcuni sospetti che avanzavano verso le truppe”. I feriti di quest’ultimo attacco sarebbero almeno 90.
Il sito di distribuzione aiuti è gestito dalla controversa Ong isaraelo-americana Gaza Humanitarian Foundation, ma controllato di fatto dalle forme armate di Tel Aviv. A qualche giorno dall’avvio del nuovo (timido) piano di aiuti umanitari si era dimesso il presidente dell’organizzazione, Jake Wood, denunciando la quasi impossibilità nell’operare serenamente. Bassam Zaqout, direttore della Palestinian Medical Relief Society, ha parlato di “trappola mortale” nel descrivere i siti. “Onestamente, è un atto disumano", ha detto ad Al Jazeera da Gaza City. "È un crimine di guerra... sparare direttamente ai civili mentre aspettano aiuti".