Nel campo di sfollati di Mariapolis il taglio agli aiuti umanitari e lo stop dei fondi Usaid hanno portato a un'ingente riduzione dei pasti giornalieri. "Dal primo settembre nessuno potrà più avere cibo gratuito"

A mille chilometri dal fronte, dove la fame fa più paura dei missili - Il video

Le sirene antimissile tornano a suonare anche a Leopoli, nell’estremo ovest dell’Ucraina. Ma qui, a oltre mille chilometri dal fronte, oggi non sono i missili russi a fare più paura: è la fame. Quasi mille persone che vivono nel campo sfollati di Mariapolis, il più grande della regione, rischiano di non ricevere più i pasti caldi e gratuiti che dal 2022 hanno garantito la loro sussistenza. «Dall’inizio di giugno abbiamo dovuto ridurre da 1000 a meno di 300 al giorno i pasti che distribuivamo, a causa dei tagli agli aiuti umanitari e allo stop dei fondi Usaid», racconta Don Andrei Platosh, salesiano di Don Bosco, che dal 2022 gestisce il campo. 

 

«Dal primo settembre, però, saremo costretti a non distribuire più neanche quelli. Nessuno potrà più avere cibo gratuito», continua. Dedicato a Mariupol, «la città martire», come viene chiamata qui nell'ovest dell'Ucraina, il campo Mariapolis di Sykhiv ospita oggi 964 sfollati interni delle 205.000 persone rifugiate nell’intera regione, di loro 227 sono minori e 516 donne. Persone fuggite dalle regioni dell’est che ora non hanno più un posto dove tornare, non hanno un lavoro, e molti di loro non lo avranno mai più.

 

«Sono rimasto invalido il 24 dicembre 2022, dopo che una mina è scoppiata nel giardino di casa mia. Ero in piedi vicino al garage. L’esplosione è avvenuta a circa sei metri da dove mi trovavo. Mi sono svegliato e stavo a terra. Ho alzato lo sguardo e la mia gamba tremava. Non riuscivo ad alzarmi. Stavo perdendo sangue. Per fortuna sono arrivati i miei vicini, che lavorano in ambulanza. Mi hanno tirato su e portato in ospedale. Ho capito subito che c’era qualcosa che non andava. Non riuscivo ad alzarmi, non riuscivo a camminare», racconta Vitaly, 54 anni, arrivato a Leopoli il 5 gennaio 2023 dopo essere scappato dalla sua casa nel Donetsk. «Da quel giorno è cambiato tutto», continua. «Sono diventato un uomo senza casa, senza lavoro, senza niente». Vitaly era un idraulico prima di perdere la gamba. Viveva con la moglie e i figli. «Quando mi hanno messo la protesi, mia moglie è andata via insieme ai figli. Ora vivo come un animale in gabbia». 

 

«Mio nipote Artem», racconta Valentina, 73 anni, fuggita da Bakhmut «è scomparso a gennaio 2025. Stava combattendo al fronte, c’è stata un’esplosione dove dormiva ma il suo corpo non l’hanno mai ritrovato». Valentina sta qui da maggio 2022, dopo essere scappata dalla sua casa in fiamme. «Un missile», racconta, «è caduto nel mio garage, e la mia casa ha preso fuoco. Quando ha preso fuoco casa mia, ho preso fuoco anche io. Sono stata operata quattro volte prima di arrivare in questo campo». 

 

Natalia, invece, ha 51 anni. Vive qui con la madre Lidia, che a 79 anni è tornata a fare gli stessi gesti che faceva a vent’anni: svegliarsi presto la mattina per aiutare la figlia ad alzarsi dal letto, spingerla sulla carrozzina, lavarla, curarla, darle da mangiare. La figlia Natalia ha perso l’uso delle gambe un giorno di cui non ricorda più niente, neanche se quell’esplosione sia stata causata da una mina o da un missile russo.  «Stavamo portando dei biscotti ai vicini di casa. Natalia era fuori in giardino, quando abbiamo sentito il rumore degli aerei da guerra. Non ho fatto in tempo a capire cosa stesse succedendo. Poi tutto è crollato: il tetto, le finestre, le mura di casa. Allora ho capito. Il mio primo pensiero è stato: "Dio, c’è Natalia lì fuori". Lei era già distesa a terra, immersa in una pozza di sangue», racconta Lidia. Le due donne, sole, sono qui dal 5 maggio, dopo essere fuggite dalla loro casa in Donetsk. «Da allora tutto è cambiato», dice Natalia. «La vita si è fermata. Che vita posso avere adesso? Quel giorno sono morta. Il mio cadavere è stato riesumato ed è questo corpo che oggi trascino sulla sedia a rotelle. La pace per me non arriverà mai, non perché non possa essere raggiunta con i negoziati ma perché dentro di me nessuna pace potrà mai alleviare la rabbia».

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Garlasco Horror Show - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 6 giugno, è disponibile in edicola e in app